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Miti nel fumo: Chet Baker

Chet Baker nasce e cresce nella regione dello Yale in Oklahoma. In seguito raggiunta la maggiore età si trasferisce nella California Meridionale, dove dal 1951 trova il successo come trombettista, dopo essere notato a un provino nientemeno da Charlie “Bird” Parker.Dopo la serie di concerti con “Bird” nel 1952 si unisce al Gerry Mulligan Quartet, e in breve tempo ne diviene il musicista di maggior talento, grazie soprattutto alle sue eccelse qualità. Il successo comunque non dura, perché i drammatici problemi di droga di Gerry Mulligan si riflettono incondizionatamente sulla band. Conseguentemente Chet Baker nel 1954 crea la sua Jazz Band, che nel tempo lo porterà a suonare con i migliori “Jazz session man” dell’epoca, oltre che a vincere numerosi e prestigiosi premi, tra cui quello di miglior strumentista della rivista “Down Beat”. Tuttavia la carriera di Chet Baker non sarà solo costellata da successi. Il genio bellissimo e maledetto del Jazz è un tossico, la droga in quegli anni lo domina, tanto da trascinarlo al declino stesso della carriera. In particolare la sua dipendenza all’eroina gli causa anche numerosi problemi legali. Inclusa la pena di oltre un anno, nel carcere di Lucca in Italia.

Nel 1966 sparì dalle scene musicali per gravi problemi ai denti anteriori. La causa di questi problemi non è mai stata chiarita, perché Baker dichiarò di averli persi con una bottigliata in bocca durante una rissa, anche se la veridicità di questo racconto è sempre rimasta dubbia. Infatti, amici e conoscenti parlarono di un regolamento di conti per una fornitura non pagata di droga. Comunque la certezza fu che Chet Baker non riuscì più a suonare, tanto che fu portato alla rovina.

chet_bakerIl destino però non può dimenticarsi del James Dean del Jazz. Di quell’angelo senza denti e dall’aspetto consumato dall’eroina. Di quel musicista dal talento incredibile che quando suona, forma un tutt’uno con la sua tromba. Perché il maledetto Chet quando soffia in quel bocchino sembra portare il suo tormento in cielo, sospirato sopra una scala di note, dove non sembra scorgersi una cura alla sua anima sconvolta dalla droga. Una vita senza regole quella di Chet Baker, che sarà riportata nuovamente in superficie da un appassionato, che un giorno lo riconobbe nel commesso di una pompa di benzina, e che con generosità lo aiutò a rimettersi in sesto. Parzialmente pulito Chet Baker si trasferì poi a New York, dove riuscì a registrare con rinomati artisti jazz, infine si trasferì nuovamente in Europa, dove ricominciò con la sua dipendenza. Il 13 maggio del 1988, Chet Baker morì, cadendo da una finestra dell’hotel Prins Hendrix di Amsterdam, probabilmente sotto l’effetto di droghe.  Di Chet Baker si è detto molto, e come tutti i miti rimane una leggenda, come quella di chi lo vuole ancora vivo nei primi anni ’90. Parole, che rimangono silenzi, perché Chet vive ancora nei suoi dischi, nei suoi capolavori, sospirati del jazz.

Una frase detta da un suo compagno di cella lo descrive perfettamente:
Dalla finestra del carcere si liberò qualcosa d’inatteso e struggente, un soffio dolce e straziante.
Fu magia pura, ecco cosa era, l’unico suono magico e felice possibile.
Era il suono di una tromba. La tromba di Chet

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