woman cigar

Donne e sigari un binomio leggendario da secoli. Durante il diciassettesimo secolo, a Siviglia, nella fabbrica di tabacco, molte donne lavoravano nelle manifatture di sigari tanto ché spesso furono immagini ispiratrici di molti scrittori.
Così ad esempio il libro di Prosper Merimee “Carmen” fu concepito osservando queste donne e più tardi adattato all’opera lirica nella quale Carmen sfrontatamente fumava sigari nella piazza della città.
A Cuba, la prima donna entrò in una fabbrica di sigari nel 1878 ed era europea, ma fino al 1960 nelle manifatture di sigari cubane non era permesso alle donne arrotolare sigari, un mestiere solo per uomini. Prima di allora, il lavoro delle donne era limitato alla selezione delle foglie. Alle donne non era permesso arrotolare sigari da una parte per motivi religiosi e dall’altra per regole sindacali. Le donne spesso selezionavano le foglie appoggiandole sulle loro cosce, dando origine al famoso mito che i sigari venivano arrotolati sulle cosce di belle vergini cubane.
Nella cultura Azteca del quattordicesimo secolo, piante e borse di tabacco erano l’insegna di donne-medico ed ostetriche.
Durante i primi anni del 1600, i medici europei credevano che ci fosse un collegamento tra la salute delle donne ed il tabacco. Così essi prescrivevano tabacco arrotolato, sigari, per le loro pazienti per curare mal di testa, mal di denti e raffreddore. Nell’America Latina, è comune l’uso dei sigari da parte delle donne nei loro rituali domestici di guarigione.
Nel diciottesimo secolo, in America e in Europa, il numero di fumatori di sigari tra donne e uomini era uguale.
Nel diciannovesimo secolo le donne europee mostrarono un crescente entusiasmo nel fumare sigari assaporandoli dietro le porte chiuse dei bagni turchi a loro riservati o nei loro salotti esclusivi.
Alla fine di questo secolo ed ai primi del ventesimo, la pressione sociale negativa verso le donne fumatrici si fece sentire, solo in America Latina le donne non soffrirono, come quelle americane ed europee, di questa situazione.
Per evitare il rimprovero sociale rivolto alle donne fumatrici di sigaro, quelle che lavoravano nelle manifatture in Florida, tagliavano i sigari e riarrotolavano il tabacco nella carta da sigarette tenendole quindi unite con mollette per capelli: un tocco grazioso e prova dell’ingenuità femminile.
Le donne che in quel periodo fumavano pubblicamente prediligevano sigari dal piccolo formato, alcuni con dei gentili piccoli bocchini di paglia.
Quelle che non fumavano sigari certamente li acquistavano per i loro mariti. Nel 1920, l’industria del tabacco diresse la propria campagna pubblicitaria verso le donne incoraggiandole a fumare sigarette. Tale pubblicità fece apparire il fumare un sigaro come ingombrante e una perdita di tempo.
A Berlino, nello stesso anno, sorsero molti clubs di donne fumatrici di sigaro fondati da artiste, scrittrici, proprietarie di locali e da donne che avevano perso il loro stato sociale a causa del loro promiscuo comportamento sessuale. Crebbero come funghi. Erano luoghi per donne progressiste che desideravano incontrarsi, intrattenere rapporti sociali ed amichevoli ed anche esercitare il loro potere.
Alcuni di questi clubs nacquero anche a New York, a Chicago ed in altre importanti città degli Stati Uniti, ma oggi di loro esiste solo una piccola traccia. Essi vissero dietro una fumosa cortina di segretezza.
Il mercato non ci ha messo molto ad accorgersi dell’esercito delle nuove fumatrici. E ha sfornato prodotti studiati apposta per loro, dalla linea sottile e aromatizzato.

Oggi è abbastanza normale vedere donne fumare pubblicamente sigari negli Stati Uniti e molte di esse lavorano per svilupparne il mercato degli accessori, disegnano scatole e portacenere, alcune, addirittura, producono e commercializzano una propria linea di sigari.
E’ facile vedere donne fumare sigari al ristorante (chiaramente dove consentito), nei clubs per fumatori, un tempo dominio degli uomini, e organizzare speciali eventi in onore del sigaro.
Sigari e gentil sesso: il muro è crollato e la crociata salutista, che ha demonizzato le sigarette, ha dato la spallata finale.

Fonte: tabaccheria21

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