Ho conosciuto Enrico Della Pietà in occasione di alcuni eventi Davidoff organizzati qui in Italia, come il bellissimo fine settimane dello scorso anno a Catania.
Enrico è brand manager per Davidoff Italia e lavora per ITA Agency.
Dopo quella prima occasione, io ed Enrico ci siamo incontrati anche in altre situazioni, come la presentazione delle linee dei sigari La Aurora.
Oggi vi propongo una sua intervista per farvi conoscere meglio lui e il suo lavoro.

 

Ciao Enrico.
La tua posizione lavorativa in Davidoff è molto importante qui in Italia, io per primo te la invidio!
Come sei arrivato in ITA e quale percorso formativo hai fatto?
Il mio percorso formativo è manageriale. In precedenza mi occupavo di marketing e sviluppo delle vendite. Per cinque anni ho lavorato presso il Wall Street Istitute, una multinazionale che si occupa di lingua inglese e per loro avevo operato anche all’estero, tanto che nell’ultimo periodo ero a Praga. Proprio a Praga, nel 2009, mi contattò ITA perché aveva bisogno di una posizione come export manager per i suoi prodotti commerciali, per sviluppare il mercato estero. In quel momento non ero disponibile per quell’incarico, ma quando sono tornato in Italia ho voluto subito conoscere l’azienda perché mi avevano detto che era una bella realtà e che trattava diversi marchi di fama internazionale. Purtroppo quando mi sono deciso, la posizione di Export Manager era già stata occupata, ma ho voluto comunque fare il colloquio e farmi conoscere di persona dall’azienda e così parlando, ho scoperto che il responsabile di quel momento per Davidoff (Claudio Sgroi) aveva deciso di andarsene.
In realtà di Davidoff sono stato sempre innamorato, fin da quando ero ragazzino e facevo il PR per le discoteche fumavo le sigarette Davidoff. Sono stato sempre innamoratissimo di questo marchio, per me sinonimo di grande qualità e eleganza. Le Davidoff Magnum mi contraddistinguevano tra la gente, mi facevano sentire un po’ più importante.
Quindi, quando ho scoperto che in ITA c’era questa posizione che forse diventava vacante, ho dato il meglio di me per avere questa occasione con Davidoff.

Quindi ti sei messo in gioco fin da subito?
Sì! L’obiettivo era di poter gestire un marchio di così alto prestigio. Io però non conoscevo il tabacco, quindi inizialmente, in base alle mie esperienze, ho cominciato a far ordine di attività, strategie commerciali e della squadra di lavoro. Poi, al primo viaggio in Repubblica Dominicana mi sono innamorato del tabacco!

Mi hai parlato tante volte del tuo Maestro Henke Kelner.
Che significa che è stato il tuo maestro? Che persona è?
Io ho avuto l’occasione di conoscerlo proprio nel mio primo viaggio in Rep.Dominicana.
Ero insieme ad un gruppo di italiani per conoscere il mondo produttivo dei sigari Davidoff, ed Henke ci presentava l’azienda, supportato da un interprete che traduceva dall’inglese. Dopo qualche minuto, mi hanno chiesto di tradurre dallo spagnolo, la lingua di Henke.
Era la prima volta che facevo il traduttore e, nonostante le difficoltà iniziali, è successa una cosa straordinaria: parlando con Henke mi sono sentito totalmente coinvolto in quel mondo meraviglioso e mi sono innamorato del tabacco.
Mi sono sentito coinvolto da quel suo modo di fare e, per la prima volta, ho avuto rispetto per questo mondo meraviglioso.
Henke, oltre a essere un tecnico di questo settore, ci mette tanta passione, con il suo carisma ti travolge.
L’ho considerato un vero e proprio Maestro per me e, da allora, tutto ha avuto un seguito importante che mi fatto crescere costantemente nella conoscenza e nel rispetto di questo meraviglioso settore.

Enrico Della Pietà con Henke Kelner

Ho notato, per quel poco che ho visto finora in ITA, che c’è un bel lavoro di team. Siete molto affiatati come gruppo tu, Jlenia Artuso, Arturo Ciullo, Andrea Villa, Alessandra De Simone, Dario Cristalli, Nico Alunno, ecc.. questo lavoro di formazione l’hai portato tu o era già in atto dentro l’azienda?
ITA è un’azienda molto dinamica che investe molto sul proprio personale. Per quanto riguarda il reparto Davidoff e il magazzino fiscale, di cui mi occupo, formo ed aggiorno io il personale ed insieme con il mio team siamo responsabili del marchio. Portiamo avanti gli aggiornamenti anche verso la nostra clientela ed i consumatori, insomma un lavoro a 360°.

Cos’è un buon sigaro?
Qualità oggettiva o soggettiva di un sigaro?
Un buon sigaro è sempre un po’ soggettivo. La bontà, nei termini di gusto, è soggettiva. Per me un buon sigaro deve prima di tutto funzionare bene, deve avere dei tabacchi buoni, lavorati bene, la materia prima deve aver fatto tutte quelle fasi di lavorazione per portare, poi, il manufatto ad essere soddisfacente. Quindi, la prima cosa è la qualità della materia prima, poi ovviamente che sia costruito in modo adeguato. Un’altra cosa che per me ha un valore oggettivo è che il sigaro deve funzionare, deve bruciare bene. Poi, tutto il resto, quello è legato al momento, alle fasi della giornata, al gusto personale.

Leggendo comunicati stampa di altre aziende distributrici, o ascoltando ciò che dicono, tutti affermano che stanno aumentando i fatturati.
Ho letto anche la brochure di presentazione di ITA e, i numeri, sono molto interessanti.
Ti vorrei chiedere, sono aumentati i fumatori di sigaro o è altro che bisogna leggere tra le righe?
Quello che dicono gli altri io non posso saperlo, io non posso sapere i reali dati dei magazzini fiscali perché non sono pubblici. Quindi non sappiamo esattamente quanto vende la concorrenza.
Per quanto riguarda noi, in questi anni, grazie ad un assortimento sempre maggiore di prodotti, soddisfiamo sempre più persone e gusti differenti, Davidoff e La Aurora hanno avuto un buon successo, anche AVO sto riscuotendo sempre più interesse.
Se dobbiamo parlare di numeri, stiamo mantenendo una piccola e costante percentuale di crescita, niente di così eclatante, preferiamo fare un passetto alla volta, ma fatto bene.

Ci puoi dare un po’ di dati di vendita? Quali sono i formati più venduti e le marche più apprezzate?
Assolutamente Davidoff è sempre più apprezzato, soprattutto le vitola più piccole, perché permettono al fumatore di godere di ottime fumate, in piccole pause.
I nostri “cavalli di punta” sono il Davidoff 2000 n.2, Escurio Gran Perfecto, tutta la linea Yamasà e anche il Black Nicaragua, adesso in formato box pressed, sta piacendo sempre di più.
Con le fasce un po’ più medie, lavoriamo bene, AVO e Camacho sono apprezzati.
Con La Aurora siamo convinti che faremo un bel lavoro.

Come vi confrontate con i consumatori di sigaro Davidoff Italia? Ascoltate le loro esigenze di consumatori o state alle indicazioni che arrivano dalla Rep.Dominicana?
Davidoff è un’azienda multinazionale, con una politica di prodotto globale. Ne consegue che noi in Italia abbiamo delle limitazioni sulle scelte dei prodotti, ma possiamo dare dei consigli. Il mio modello manageriale è quello della condivisione totale con la clientela e, soprattutto, con le rivendite che possono darmi dei buoni consigli. La mia capacità e della mia squadra è quella di portare strategia globali, adattandole al mercato nazionale italiano che è molto particolare e complesso.
Lavoriamo benissimo con i nostri 70 Davidoff Ambassador e altre 150 Davidoff Point e circa mille clienti che gestiscono prodotti di fascia media, come Cusano, Avo e Camacho.

Viene fatto un controllo qualità in azienda prima che i sigari vengano consegnati alle tabaccherie?
Noi siamo distributori, quindi il nostro unico controllo di qualità ha luogo quando facciamo le serate o le presentazioni pubbliche. Tutto il resto viene fatto a monte, in produzione, con più di 350 passaggi manuali, 180 controlli di qualità, non ultimo quello che viene fatto in Svizzera, sigaro per sigaro, prima del confezionamento.

Internet è pieno di siti, blog, forum e gruppo Facebook in cui si parla di sigari.
Si scrive a volte troppo, bene e male. Ci sono anche fazioni che preferiscono diversi tipi e nature di produzione dei sigari.
Questi luoghi di discussione sono utili al mondo culturale del lento fumo? Se in uno di questi luoghi virtuali i vostri prodotti fossero denigrati, ITA o chi per lei, prenderebbe pubblicamente una posizione o no?
Il fenomeno dei blog e social media, e tutto quello che è internet è oggi, ha un grandissimo potenziale. Come ogni potenziale ovviamente può portare a favorire o meno certe aziende.
Per quanto riguarda noi, siamo un “gentleman brand”, quindi accettiamo qualunque tipo di democratica condivisione legata alla cultura del prodotto. Non posso negare che ci sono delle situazioni dove più che fenomeno culturale, si nota uno schieramento da una parte o dall’altra. Questo, secondo me, è limitativo.
Per il resto ognuno deve essere libero di scrivere i propri pareri, noi non abbiamo nessun problema. Ci auguriamo solo che venga fatto con intelligenza e sincerità.

Fumatori di ieri e di oggi. Com’è cambiato il consumatore negli ultimi 10 anni, cioè da quando sei in ITA? E’ più informato? E’ solo più “consumatore”? E’ più esigente?
Per quanto riguarda il fumo lento premium, a livello internazionale, l’Italia è considerata un paese che ancora deve formare una cultura seria. Siamo soprattutto un paese di fumatori di toscano, quindi il mercato è ancora di nicchia, non ha un potenziale grande come il resto d’Europa.
Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione al prodotto, rimangono poi certi consumatori attratti solo da un determinato marchio, altri che ricercano determinate caratteristiche.
Se questi ultimi trovano il prodotto che soddisfa il loro gusto, rimangono fedeli.
C’è in atto un cambiamento che è già avvenuto nel mondo dei vini, dei distillati, della buona cucina. Il consumatore vuole conoscere meglio, a differenza di un tempo. Magari prima era più un’attività di status, ora c’è una ricerca culturale.
Vedo anche ragazzi che iniziano a fumare, ma evitano di crearsi dei vizi, quindi fanno una ricerca del gusto e del tabacco più consapevole. Questo mi fa molto piacere.

Quali sono i tuoi 3 sigari Davidoff preferiti?
E altri sigari che fumi che non sono della stessa azienda, fumi altro?
Io fumo prevalentemente sigari Davidoff…
Questo perché ovviamente li devo conoscere , ma devo anche ammettere che mi sono anche abituato, abituato molto bene direi!!! Ed è stato anche molto facile direi, perché mi sono abituato alla perfezione ed alla stimolazione dei sigari Davidoff che mi appaga e soddisfa sempre.
Il sigaro Davidoff è, per me, perfetto, sempre equilibrato e fedele alla sua ricetta, sempre di altissima qualità e costante nel tempo, ed è quello che voglio e cerco in una sigaro.
Mi piace molto il Davidoff 2000, il Gran Cru Robusto, mi sta intrigando la nuova linea 702 con il cambio della fascia. Per la sera preferisco l’Escurio Gran Perfecto e, ovviamente, il Piramide di Yamasà.
Negli ultimi giorni mi sto godendo molto il Black Nicaragua box pressed.
Mi piacciono tutti, faccio fatica a fare una classifica…

Immagino che sei stato varie volte nella Rep.Dominicana. Che ci puoi dire di quel paese? Cosa dovrebbe visitare un Aficionados appena arriva in questo paese? Dove può comprare prodotti di qualità e dove è meglio andare?
Innanzitutto noi non vendiamo sigari in Rep.Dominicana! Lo facciamo in maniera molto limitata, questo per non alimentare mercati paralleli.
Le nostre produzioni hanno diverse aree, la città del tabacco in Rep.Dominicana è Santiago, dove io consiglio di soggiornare a Puerto Plata, da lì puoi godere di un bellissimo mare caraibico.
Assolutamente bisogna partecipare al Procigar, l’evento nazionale sui sigari Dominicani che è verso febbraio/marzo di ogni anno.

Come ti vedi da qui a 5/10 anni? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Io mi vedo sempre più rispettoso e onorato del lavoro che svolgo. Vedo grandi possibilità per il marchio che rappresento, che è Davidoff, che sta crescendo in qualità dei prodotti e innovazione sulla modalità di comunicare quello che è la filosofia del brand.
So che crescerò molto in questo con Davidoff.
Per quanto riguarda me, sono onorato delle grandi amicizie e delle grandi possibilità che la società tabachera in primis e la Rep.Dominicana con Procigar sta concedendo a me e al mio team.
Abbiamo ricevuto quest’anno una lettera di grande stima e ringraziamento da Procigar per come stiamo presentando il loro tabacco in Italia. Sono molto felici di noi, questo mi fa sentire un ancor più grande rinnovato amore per questo prodotto che io rispetto molto e, vedere altri produttori che apprezzano il nostro lavoro, da sicuramente piacere e orgoglio .

La cosa più bella che ti è successa da quando lavori in Davidoff?
Questa domanda è come quella del sigaro più buono… non è così facile soprattutto per una persona come me che puntualmente si emoziona della vita e si mette a disposizione di molteplici esperienze.
L’esperienza che più mi hanno emozionato è stata la prima volta che ho portato un gruppo di italiani nella Rep. Dominicana. In quella occasione abbiamo fatto un sigaro scegliendo noi le miscele, l’abbiamo chiamato Riserva Privada Italia: è nato dal nulla, dall’incontro delle foglie di tabacco che il M°Henke Kelner ci ha fatto fare.
E’ stata la prima volta che Davidoff ha permesso la realizzazione di una Riserva Privada per un paese. Oggi il nuovo management sta facendo edizioni per New York, Parigi, Tokio, però il primo vero Davidoff fatto per un paese è stata la Riserva Privada Italia!
Questa è stata una grande cosa per me. Poi abbiamo iniziato a fare eventi qui in Italia: momenti magici come Firenze, Venezia, all’Etna, sono state esperienze che addirittura hanno superato la mia immaginazione. La mia gioia è sempre grande

Un consiglio e un saluto ai nostri lettori…
Fumate, fumate con attenzione, scegliete sempre il meglio per voi stessi, con piacere e passione.
Ascoltate i consigli di Daniele di GustoTabacco, ma prima di tutto ascoltate voi stessi, e le sensazioni che il tabacco vi dà.