[filefield-onlyname-original]

Distilleria Varnelli

Dicono di loro…
Sempre un gran bene

Distilleria Varnelli

Paolo Massobrio è uno scrittore e giornalista attento alle eccellenze. Presidente nazionale del Club di Papillon così racconta i prodotti Varnelli ne “Il Golosario”: “Lu Cazolà, è l’espressione dialettale marchigiana con cui si identifica il calzolaio, ma nella zona dove la provincia di Ascoli Piceno incontra quella di Macerata, secondo una ricerca di Miguel Catalini di Falerone, questa parola indica il modo di bere di prodotti locali: il liquore al caffè e il Varnelli, il tipico liquore aromatizzato all’anice. Proprio questa miscela oggi si trova già confezionata in bottiglia con il nome di Adesso, un liquore piacevolmente dolce, dall’ottima armonia tra anice e caffè e dal profumo in cui si avvertono le calde note del caramello, delle mandorle, delle nocciole e del cacao. La storia di questa bevanda ha inizio negli anni del primo dopoguerra, quando il caffè disponibile era di pessima qualità, e per renderlo più gradevole, era abitudine correggerlo con il Varnelli. E si diceva che si seguiva il modo di procedere dei calzolai, ovvero si metteva il Varnelli come “lu cazolà ce mette ‘na pezza“.

Questa bevanda si diffuse nella zona e raggiunse l’apice negli anni ’65 – ’75, quando tutti i baristi preparavano lu cazolà. In seguito invece ebbe una riduzione di consumo, ma oggi i giovani stanno riscoprendo questo cocktail che l’azienda Varnelli ha deciso di mettere in commercio già pronto da gustare: ottimo da dessert sia liscio che guarnito con la panna, ma è ingrediente prezioso per correggere il caffè e per fare l’estivo caffè shakerato. Da provare anche sul gelato!

Distilleria Varnelli

Altri imperdibili prodotti Varnelli sono l’Anice Secco Speciale, il Dark Passion (cremoso liquore al cioccolato), l’Amaro Tonico Digestivo (con erbe, radici e miele dei Monti Sibillini), L’Amaro Sibilla e il Caffè Moka con caffè espresso”.

Ed ora la parola ad un’ altra importante associazione del buon gusto, Slow Food che, con Antonio Attorre, così ha scritto: Sono due le scuole di pensiero che puntualmente si scontrano a ogni fine pasto marchigiano: la prima, il Varnelli lo vuole come correzione nel caffè, la seconda lo preferisce a parte, per apprezzarne pienamente il gusto. Su un punto però sono tutti d’accordo: questa consuetudine ha un unico nome: Varnelli. Anima e corpo dell’azienda, di cui è titolare assieme alle sorelle Donatella e Orietta e alla madre Elda, Simonetta Varnelli è una perfetta interprete dello stile imprenditoriale marchigiano: sobrio ma deciso, familiare ma efficiente.
La fortuna del suo prodotto – simbolo deriva dall’aver saputo coniugare tradizione popolare e raffinatezza, interpretando modernamente questo liquore d’anice che può vantare una storia millenaria, tra le più evocative nell’area mediterranea”.

Ma che ne pensano gli operatori di cucina, i nostri grandi chef?
Glielo abbiamo chiesto.

Giuseppe Rossi gestisce in piazza del Popolo a Fermo sotto le logge quattrocentesche, uno dei locali più originali della città: l’Enoteca Bar a Vino. “Il Varnelli? È la chiusura con il botto, è il souvenir che offriamo ai tanti turisti”. Ci spostiamo a Montecosaro Scalo, Ristorante Due Cigni. La signora

Rosaria Morganti non si scompone, il Varnelli è la colonna dei suoi piatti: lo usa indiferentemente nella marinatura del pesce azzurro scottato alla griglia così come nella biscue di crostacei, senza dimenticare il gelato salato di carote con spuma di Varnelli e scaglie di cioccolato. A Porto San Giorgio Aurelio Damiani di “Damiani e Rossi” conosce bene i prodotti Varnelli. Che ne fa? Il petto di faraona alla crema di Varnelli e il coniglio farcito profumato al Varnelli. Tanto per cominciare… Ci spostiamo a Macerata, strada verso Cingoli, ristorante Villa Cortese. Cortese sul serio la signora Ines Laubbichler, gentile consorte di Robert Ortolani. I prodotti Varnelli sono di casa. Il cioccolatino al tartufo ha una ganascia al Varnelli, così come lo zabaione cotto ha la spuma d’arancia e di anice secco della stessa casa di Muccia. Se ne servono gli chef dell’osteria Beati Paoli di Corridonia e dell’osteria dei Fiori di Macerata, dei piccoli ristoranti ai piedi dei Sibillini e di quelli più grandi lungo la costa adriatica. Il Varnelli entra nei piatti dell’Associazione Cuochi della provincia di Fermo e in quelli dei Cuochi di Marca del nord regione, e non solo. Sarebbe lunghissimo farne l’elenco.

Abbiamo anche sentito alcuni giovani cantanti di band marchigiane. Ci hanno detto che prima di affrontare un concerto un sorso di Varnelli lo usano sempre per scaldare la voce. La stessa cosa ci è stata raccontata da alcuni cantori di Corali locali e di gruppi teatrali dilettanti e non. Vogliamo chiudere col botto? Allora, sappiate che Luciano Pavarotti era solito, dopo mangiato, sdraiarsi in poltrona, accendere un sigaro e sorseggiare il Varnelli. C’è un testimone oculare. È un altro cantante, Zucchero Fornaciari. Insomma, tutti usano i prodotti Varnelli. E ne dicono… un gran bene.

I Varnelli di oggi: tradizione e modernità

Nello scorso numero [il Gusto della Vita] abbiamo iniziato la storia della “Fabbrica Varnelli”, parlando di Girolamo, il capostipite, eppoi di Antonio ed ancora di un altro Girolamo. E siamo all’oggi. La Distilleria Varnelli è una solida Società per azioni con quattro donne sul ponte di comando: la presidente del Consiglio di amministrazione Elda Luchini Varnelli, farmacista e moglie dell’ultimo Girolamo, eppoi le figlie: Gigliola Simonetta, pubbliche relazioni, cura del marchio, sezione erboristeria e ricerca, comunicazione, Mari Donatella, responsabile della produzione, e Orietta Maria, responsabile del controllo di gestione, commercio estero e relazioni pubbliche e istituzionali. “L’azienda, – si legge nella presentazione di un bellissimo volume della Gribaudo dedicato al “Varnelli anice da gustare” – che utilizza tuttora prodotti naturali, come erbe, radici, frutta, caffè e il miele dei Monti Sibillini, trasformati secondo i processi della tradizione Varnelli, attualmente gli uffici e lo stabilmento si sono trasferiti dalla sede storica di Pievebovigliana nel nuovo stabilimento di Muccia dove la tradizione della famiglia si coniuga e si integra con la modernità della struttura e si è dotata di nuove potenzialità produttive che le permetteranno di proseguire nella crescita e nell’espansione dei prodotti e del marchio”.

Distilleria Varnelli

Fonte: gli amici di “Il Gusto della Vita”