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Svuotare e pulire

Se caricata e fumata secondo le regole (e con un po’ di fortuna), la pipa si svuota con il semplice rovesciamento del fornello. Qualche piccolo colpo contro il palmo della mano e la cenere (la mitica cenere) se ne esce. la pipa nuova si svuota meglio di una vecchia, perché il carbone “trattiene”. Il più delle volte non c’è soltanto cenere, ma anche frammenti di carbone bruciato o addirittura un po’ di fondiglio, e l’operazione è meno facile, anche perché l’aspirazione ha quasi sempre fatto entrare un po’ del fondiglio nell’orifizio del cannello Non si deve svuotare la pipa dando colpi contro un oggetto duro. Se anche non si rompe subito, alla lunga i colpi faranno il loro effetto. dannoso. Anche quelli dati contro il tacco della scarpa – è un sistema classico – hanno il loro pencolo specie nei confronti del perno del bocchino. Si impugna normalmente il medesimo, con ovvia azione di leva La radica, poi, è dura ma fragile e può fessurarsi lunga i nodi e le venature. Io ho paura persino a picchiare la pipa contro il grosso bottone di sughero o di gomma che sta.al centro dei posacenere speciali in commercio. Penso che siamo un po’ tutti portati a trattare la radica con una disinvoltura eccessiva, senza i riguardi che merita. Ogni colpo o urto lascia il segno: è anche una questione estetica.
Dunque, si svuoti la pipa dell’eventuale fondiglio col cucchiaino (o lama arrotondata) del curapipe o con un qualunque oggetto non troppo appuntito (quante volte mi è servita la matita che avevo sottomano); anche col mignolo, utilissimo (se il calibro del fornello lo permette). Poi – e meglio a fornello rivolto in basso – energica soffiata attraverso il bocchino. (Con pensiero alla moglie: ricordate tappeti e moquette?). A questo punto entra in azione lo scovolino. Ho già detto della mia abitudine (che è quella di tanti fumatori più bravi e saggi di me) di passarlo ripetutamente nella pipa per pulirla e asciugarla dopo ogni fumata. Esagerazione? A parte gli utili effetti sulle fumate successive e sulla vita complessiva della pipa, penso che noi fumatori dobbiamo cercare di non renderci “ostici” agli altri permettendo che le nostre pipe puzzino. Oltre tutto il cattivo odore impregna i nostri abiti, gli oggetti che ci stanno abitualmente vicini, i tappeti, la casa. Bisogna dirlo, il liquido di cui si riempie il cannello, raffreddato riscaldato raffreddato ripetutamente ha un odore davvero ripugnante. L’odore si fa particolarmente acre a caldo. Si eviterà dunque parte del cattivo odore astenendosi dal fumare la pipa quando è ancora calda per una precedente fumata (questa pratica è del resto negativa anche agli effetti della buona combustione); e lo si eviterà del tutto con pulizie regolari. Quella dello scovolino è già una; delle altre si parlerà.

Il riposo

Si è già detto dell’assoluta necessità di alternare periodi di attività a periodi di riposo. E’ il riposo che permette alla pipa di riguadagnare il suo equilibrio fisico e chimico. Quanto deve riposare? Dipende soprattutto dal grado di umidità, perché il primo risultato da ottenere è che la pipa si asciughi per bene. Ci sono pipe che, opportunamente alternate, possono essere fumate per due o tre giorni di fila; altre che devono essere messe a riposo dopo un paio di fumate. Alcune asciugano perfettamente in due o tre giorni, altre richiedono una settimana e anche più. Come già detto, le pipe curve esigono riposi più lunghi delle dritte. Anche se non sto a far calcoli, tendo a concedere riposi abbondanti.
Come e dove si conservano le pipe a riposo. Rispondere dove e come capita sarebbe oltre tutto andare contro la forma mentale del buon fumatore, in genere. portato a un certo ordine. Ma sarebbe principalmente una vile scappatoia per non affrontare un.altro dei tanti dilemmi che la pipa comporta: testa in su o testa in giù? Coraggio e affrontiamolo. Prima, però, una raccomandazione: mai riporre la pipa appena fumata in una scatola o in un cassetto chiusi. Per asciugare la pipa vuole aria; non necessariamente all’aperto, ma aria. E veniamo al problema ammesso che la pipa – la cui posizione normale nell’atto del fumare è quella quasi orizzontale – debba invece star dritta quando è a riposo, in questa posizione quasi verticale è meglio che il fornello stia in alto o in basso? Ho svolto una piccola indagine tra i migliori fumatori che conosco e ne sintetizzo le opinioni:


· Fornello in alto, che diamine, perché è la parte “capitale” della pipa, come per l’uomo il capo, la testa.

· Fornello in basso: altrimenti la nicotina e le altre porcherie scivolano per il bocchino e formano una goccia all’imboccatura, goccia che si solidifica lentamente sotto l’azione dell’aria. Quando si rimette in bocca la pipa, basta il contatto delle labbra perché la goccia indurita si sciolga e avveleni il sapore del fumo.

· A testa in giù c’è una penetrazione supplementare di nicotina e catrami nella grana dei legno dilatato dal calore. Il ristagno di queste sostanze in una parte tanto importante della pipa le porta un grave pregiudizio.

· La porcheria nel cannello e nel bocchino si elimina facilmente col nettapipe; quella rimasta nel fondo del fornello scivolerebbe giù se il fornello stesso restasse in alto, con il risultato che si renderebbe necessaria una seconda pulizia prima di riprendere la pipa.

· L’aria ha tendenza a circolare verso l’alto; se il fornello è in basso, l’aria può entrare e asciugare il carbone mentre sfugge attraverso il cannello. La circolazione di aria, poi, è più rapida.

· La posizione migliore è orizzontale, la stessa del fumare.

· Le fabbriche di pipe fanno le rastrelliere per conservare le pipe a testa in giù. Avranno i loro buoni motivi, no? Infatti in questa posizione la pipa si asciuga più rapidamente. L’umidità che scivola nel cannello e nel bocchino impiega molto più tempo a seccarsi.

· In teoria è meglio che l’umidità si concentri nella parte più spessa del legno. Ma in pratica?

· Nelle vetrine, nelle mostre, le pipe sono messe a testa in giù per ragioni estetiche: stanno meglio, figurano di più. D’altro canto noi siamo abituati a vedere tutti gli oggetti con la parte più grossa sotto e la piccola in alto per cui ogni altra sistemazione ci sembra innaturale. Per le pipe, ci siamo abituati a vederle così, ma la posizione non è determinante agli effetti della bontà.


Ecco – qui intervengo io – non è determinante se si è fatta la famosa pulizia alla fine della fumata. Un pignolo di mia conoscenza ha voluto compiere una prova: due pipe conservate (per mesi) a testa in giù, due pipe a testa in su, tutte trattate allo stesso modo: non ci ha sentito nessuna differenza. La prova non è decisiva, troppi elementi (e troppo diversi) dovrebbero essere presi in considerazione. Sono del parere che – sempre a condizione che la pipa sia sottoposta al passaggio dello scovolino dopo ogni fumata – qualche non piccolo punto giochi a favore della posizione con fornello in basso, del resto voluta dalla stragrande maggioranza delle rastrelliere.

Tutte sott’occhio
E parliamo di queste rastrelliere o portapipe. Le consiglio, decisamente. Intanto per motivi d’ordine, ma anche per ragioni “tecniche”. Conservare le pipe alla rinfusa in scatole e cassetti è un errore: non prendono aria, non asciugano, finiscono per puzzare. Poi è giusto che la pipa si veda, nella casa di un fumatore, per ragioni affettive, ma anche perché è un oggetto bello, ha una funzione ornamentale indubbia. Infine, è facilitata la scelta. Pescare al buio in una scatola, o frugare alla ricerca di quella tale pipa non è simpatico. Lo schieramento nella rastrelliera consente la scelta dell’eletta a un solo colpo d’occhio; e consente un amoroso “passaggio in rivista”, quasi una carezza collettiva.
E solo questa presa di contatto rende possibile quella “chiamata” di cui si è già detto, quella “scelta reciproca”, quell’offerta alla quale si può naturalmente anche non credere. A parte questo, siccome la scelta di una data pipa per un dato momento risponde anche a considerazioni pratiche, è chiaro che è facilitata dallo schieramento in bell’ordine di tutta la disponibilità.
Vorrei precisare che questo schieramento è possibile anche con poca spesa. Parlando di rastrelliera, non ho inteso riferirmi a certi costosi monumenti che si trovano nei negozi di lusso; anzi, alcuni sono troppo arzigogolati e decisamente di cattivo gusto, non li vorrei neanche regalati. Ma ce ne sono di economici, semplici, funzionali; e c’è persino la elementare possibilità che il fumatore fabbrichi da sé la sistemazione per le sue pipe. E’ un campo senza limiti, l’importante è che le pipe non stiano al chiuso (ecco perché non mi vanno le rastrelliere-vetrinette) e che si possa contemplare, riunita, la propria collezione, piacere non meno intenso e importante di quello procurato da una buona fumata.

fonte: Giuseppe Bozzini www.calabash.it