Giá conosciuto e usato in vari modi nelle Americhe prima dell’avvento di Cristoforo Colombo, il tabacco é giunto in Europa nella prima metà del secolo XVI, ma le notizie a riguardo sono alquanto incerte: sembra che il monaco spagnolo Ramon Pane, di ritorno dall’isola di S. Domingo nel 1518, sia stato il primo a portare in patria i semi di Nicotiana. Nel 1519, poi, il capitano Fernando Cortes invió dal Messico semi di tabacco a Carlo V, sempre in Spagna, ma né la coltura, né l’uso di questa pianta attirarono l’attenzione pubblica. In quello stesso anno, Gonzalo Hernandez de Oviedo y Valdes, governatore dell’isola di S.Domingo, fece ritorno in Spagna portando con sè foglie e semi di tabacco e, nella sua Coronica de las Indians, ne descrisse gli usi presso gli indigeni. Altri semi furono introdotti in Spagna a opera del medico naturalista Francisco Hernandez de Toledo che, inviato in America dal re Filippo II per scrivere la storia naturale e civile di quel paese, ne fece ritorno verso il 1560, invaghito soprattutto dalla bellezza dei fiori della pianta di tabacco. In Francia fu invece il frate carmelitano Jean André Thévet a introdurre i primi semi di tabacco nel 1555: la nuova pianta fu coltivata sotto la sua direzione nella provincia di Angouléme. Ma il tabacco acquistó rinomanza solo quando Jean Nicot, duca di Villemain, lo fece conoscere e apprezzare come medicamento: ambasciatore di Francia presso la Corte del Portogallo, Nicot aveva ricevuto dal fiammingo Damian de Goes alcuni semi importati dalla Florida e volle coltivare la nuova pianta nel suo giardino privato per sperimentarne le proprietá. Nicot riuscì a guarire da alcuni malanni diverse persone e divenne presto famoso a Lisbona proprio per le applicazioni medicinali del tabacco. Nel 1560, Nicot inviò foglie e semi alla Corte di Francia per curare le emicranie che affliggevano Caterina De’ Medici e, in suo onore, conió per il tabacco l’appellativo di Erba della Regina (Herba Reginae).

Secondo alcuni storici, il tabacco avrebbe fatto la sua prima comparsa in Italia nei dintorni di Roma: spetterebbe dunque al Lazio il titolo di antesignano della tabacchicoltura italiana. Nel 1561, infatti, il cardinale Prospero di Santa Croce, Nunzio Apostolico presso la corte del Portogallo, portò da Lisbona semi di tabacco che il Papa fece coltivare dai monaci: stando alle descrizioni dell’epoca, seppur incomplete, pare che si trattasse di una forma di Nicotiana rustica. Altri studiosi, peró, basandosi su altre cronache del tempo, ritengono che il primato spetti invece alla Toscana: nel 1574, infatti, il Vescovo Nicolò Tornabuoni, Nunzio del Papa e ambasciatore presso la Corte di Francia, inviò da Parigi semi di tabacco a suo zio Alfonso Tornabuoni, Vescovo di Sansepolcro, il quale lo coltivò nel suo giardino e ne fece dono al Granduca di Toscana, Cosimo dei Medici, che promosse la coltivazione nel territorio del Granducato. Anche se giunto dodici anni dopo, secondo le incomplete descrizioni delle cronache, in questo caso si sarebbe trattato di Nicotiana tabacum, ovvero della tipologia attualmente adoperata.

Ecco che entrambe le interpretazioni risultano corrette giacché, se é vero che il tabacco é giunto prima nel Lazio, é anche vero che si trattava di Nicotiana rustica, rimasta per di piú confinata per molti anni negli orti dei monaci e coltivata a scopo medicamentoso, mentre la Nicotiana tabacum diffusa in Toscana era adatta per produrre tabacco da fiuto e da mastico, ma anche per essere fumata: insomma, anche se giunta una dozzina di anni piú tardi, in Toscana la pianta ha avuto una maggiore diffusione. Di fatto, però, le prime coltivazioni di una certa entità, effettuate a scopo industriale e commerciale, si sono sviluppate in Umbria, precisamente nel territorio della Repubblica di Cospaia: si trattava di un curioso staterello di 400 abitanti, nato per un errore di delimitazione topografica nel 1440. Nell’atto di cessione di Sansepolcro ai fiorentini, redatto da Papa Eugenio IV, la frazione di Cospaia non fu annessa al Granducato di Toscana, ma fu parimenti esclusa dagli Stati Pontifici: nell’economia agricola della piccola Repubblica ebbe parte importante il tabacco, coltivato su una superficie di 25 ha, lavorato in loco e venduto negli stati vicini. In seguito all’estendersi dell’uso voluttuario del tabacco, la coltivazione si diffuse nei diversi staterelli nei quali era divisa l’Italia, con la creazione di razze più o meno notevoli di Nicotiana: il Nostrano del Brenta in Veneto, lo Spadone nelle Marche e in Umbria, il Moro nel Lazio, il  Brasile Beneventano in Campania, il Cattarro nel Salento, lo Spagnuolo in Sicilia, il Secco in Sardegna e, fra le rustiche, l’Erba Santa nel Salernitano, il Brasile Leccese nella provincia di Lecce, il Brasile Nostrano, detto poi Selvaggio, in Sicilia. 

Fino alla fine dell’Ottocento, la tabacchicoltura italiana rimase legata a queste varietà: si trattava di un’industria di scarsa importanza, proporzionata alle modeste esigenze commerciali di allora, e solo alcuni tipi (come Nostrano del Brenta e Brasile Beneventano) erano adatti per i prodotti da fumo.
A cavallo tra Cinquecento e Seicento, il tabacco conquistó anche gli altri stati europei grazie a Portoghesi, Spagnoli e Inglesi: sin da subito l’Erba della Regina ebbe amici e nemici, subendo anche persecuzioni da parte di Papi, Re e Sultani, ma si diffuse con una rapidità impressionante e costituì per molti paesi un notevole cespite di entrata statale.
Data l’enorme diffusione, se ne monopolizzarono uso, coltivazione e lavorazione: il primato per la costituzione del Monopolio in Italia spetta alla Repubblica di Venezia.

 

Dr. Eugenio Cozzolino
Agronomo abilitato, collaboratore tecnico presso il CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Ha prestato servizio per circa 24 anni presso l’ex  Istituto Sperimentale per il Tabacco di Scafati (SA). É coautore di oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche e divulgative nel settore delle colture industriali e ortive.

Bibliografia consultata
Lattanzi, A. – Le Nicoziane, 1957, Collana di pubblicazioni scientifiche ISST, serie speciale n°2. Roma
Rossi, U. – I Tabacchi Greggi Italiani, 1937, Ente Nazionale per il Tabacco.Roma
Cova, P. – Il Tabacco in Italia, 1953, Collana di pubblicazioni scientifiche ISST, serie speciale n°8 Roma