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1818 – 2018: Duecento anni di sigari toscani a vent’anni dalla liberalizzazione

Come tutti sappiamo, nel 2018 il sigaro toscano compirà duecento anni e con questo contributo intendiamo anticipare il bailamme che accompagnerà i festeggiamenti, ma non per rievocare l’arcinota storia della sua nascita, bensì per concentrarci sul passato prossimo. Proprio nel 2018, come vedremo, cadrà anche un importante ventennale, di cui forse nessuno vi parlerà: il 1998 è stato infatti un anno di importanza cruciale per la storia del tabacco nel nostro paese.

Com’è noto, in Italia vige il monopolio fiscale dei tabacchi e, dunque, solo lo Stato, tramite le tabaccherie, può commercializzarli al dettaglio, mentre è possibile per un’impresa privata produrre sigari (Nostrano del Brenta), sigarette (Chiaravalle e Yesmoke) e toscani (CTS, MOSI ed MST), ma anche distribuire tabacchi lavorati tramite depositi fiscali e mezzi propri (Logista, ITA Agency, Cigars & Tobacco, ecc…).
Tutto questo ci appare scontato, ma un tempo non era possibile farlo perché il monopolio riguardava anche produzione e distribuzione.

In altre parole, solo lo Stato poteva produrre sigari e sigarette, così come importarli dall’estero o commercializzarli all’ingrosso.

Ebbene, vent’anni fa le cose cambiarono: a partire dal 1998, l’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato) fu spogliata di queste funzioni e, mentre gran parte della distribuzione fu acquisita da Logista Italia e altre aziende, le attività produttive confluirono in via provvisoria nel neoistituito Ente tabacchi italiani. L’ETI era un ente pubblico economico, con sede a Roma, che nel 2000 fu trasformato in società per azioni per poi essere, infine, ceduto nel 2004 alla società privata British American Tobacco (BAT).

È importante sottolineare che, oltre a cominciare il percorso di privatizzazione cui abbiamo accennato, dal 1998 i privati acquisirono la facoltà di avviare fabbriche e manifatture, così come di aprire depositi fiscali propri per la distribuzione. Purtroppo le normative non sono state snellite come sarebbe stato auspicabile, ma non è il caso di approfondire la questione in questa sede.

Ciò che ci interessa, invece, è la filiera produttiva del sigaro toscano che, ovviamente, è stata coinvolta in questo cambiamento epocale.

Gli insediamenti industriali e le manifatture che producevano i sigari, in capo allo Stato fino al 1998, passarono a ETI per poi confluire in Bat Italia assieme a tutto il resto e, infine, sono stati acquistati da Seci S.p.a. (Gruppo Industriale Maccaferri) che, nel 2006, ha dato vita a Manifatture Sigaro Toscano (MST). Mentre queste strutture pubbliche passavano in mano ai privati, il nome “Sigaro Toscano” è divenuto un brand, dal Monopolio a una proprietà.

Nei suoi dieci anni di storia, MST ha fatto del bene e del male al nostro sigaro, ma la nascita di aziende concorrenti era inevitabile. È passato quasi un ventennio, ma il mercato si è finalmente ampliato e sono entrati in gioco il Moderno Opificio del Sigaro Italiano e la Compagnia Toscana Sigari: ambedue le aziende producono sigari toscani di fatto (anche se non di nome) qualitativamente migliori di quelli che escono dagli impianti di MST, seguendo tradizioni più o meno antiche e avvalendosi delle competenze di maestranze formatesi anch’esse in seno ai vecchi Monopoli.

Che dire dunque di questo doppio anniversario?

Si verseranno fiumi di inchiostro riguardo al bicentenario del toscano, ma c’è da scommettere che pochi ricorderanno il ventennale della liberalizzazione, anche se le conseguenze non sono state di poco conto.
Quello del tabacco non è un settore come gli altri, ingessato com’è dalla selva normativa, e molti di noi, magari senza accorgersene, hanno assistito a un cambiamento epocale.

Come abbiamo visto, il sigaro toscano era dello Stato: oggi è moralmente degli italiani e nessuna azienda può arrogarsi il diritto di rivendicarlo come cosa propria a discapito delle altre, giacché la storia non riconosce diritti di prelazione.

Così come quelli di un tempo, i liberi toscani di oggi (chiunque li produca) sono patrimonio culturale del nostro popolo: sta dunque a noi fumatori vigilare sulla loro qualità e, visto che non esistono organi preposti a farlo, decretare quali sono oggi i veri toscani oppure meri surrogati.

Comunque sia, a oltre duecento anni dalla loro nascita accidentale, ciò che conta è che i toscani siano vivi e vegeti, a prescindere dal nome che portano.
Tanti auguri, dunque!

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Quando si può scegliere…

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Il tabacco in tutte le sue forme mi accompagna sin da ragazzino: fumatore per vizio e per passione, coltivo una grande passione per la scrittura, la musica colta e la letteratura, ma anche per la birra, i whisky e tutto il resto.