Tagliare, bucare o amputare un sigaro…

Mi sono imbattuto recentemente su immagini “strane” di gente che posta foto su profili Instagram o Facebook di sigari tagliati… in modo discutibile.
Ora, potete fare quel che volete con i sigari che avete comprato, ma sarebbe meglio seguire alcune regole base sia per rispettare la natura del sigaro, sia per ottenere una buona fumata.
Per questo articolo ho chiesto il contributo di un caro amico, Giuseppe Elefante.
Ho chiesto l’intervento di Giuseppe perché relatore per i corsi Catadores del CCA e personaggio conosciuto a molti per le sue indubbie competenze.
In questo articolo vi spiegherà le semplici “regole del gioco” per evitare errori e darvi i giusti consigli base per un’ottima fumata.
Buona lettura

Tra le operazioni che possono rendere la nostra fumata più o meno soddisfacente, quella del taglio è una delle più importanti, soggetta a molte interpretazioni e al prevalere dei gusti personali di ognuno.
Tutti i fumatori di sigari premium (sigari realizzati completamente a mano con foglie intere) sanno che per poter fumare questi manufatti occorre intestarne la perilla (la testa del sigaro, ovvero la parte che portiamo alla bocca). Questa operazione si traduce in un’asportazione della parte terminale della testa, chiusa secondo vari metodi anche in relazione alla morfologia del manufatto, volta ad agevolare un corretto tiraggio nel corso della fumata.

Come si vede, sono già stati posti in essere alcuni elementi di valutazione come il tipo di chiusura della testa, la morfologia del manufatto e il tiraggio, fattori che concorrono all’effettuazione della corretta scelta all’atto di intestare il sigaro. A complicare le cose concorre la grande varietà degli oggetti creati appositamente per produrre un taglio corretto: ghigliottine a una o due lame, ghigliottine cieche da un lato, forbici, puncher, ghigliottine che realizzano il taglio a “V” e, infine,…i denti e le dita. 

Inizierei dagli ultimi due metodi, che si presentano agli antipodi nella loro banale, umana semplicità.

Quella di intestare il sigaro usando uno dei denti canini rappresenta l’ultima spiaggia del fumatore che non ha davvero altro mezzo per produrre l’indispensabile foro. Tale metodo andrebbe perciò usato come ultima ratio, in quanto il risultato è un taglio sfrangiato, che può danneggiare non solo la testa ma anche la fascia di rivestimento.

Di tutt’altro tenore è l’uso delle dita per aprire la perilla. Potremo utilizzare tale tipo di apertura solo con particolari sigari, quelli che hanno la testa chiusa dal ricciolo (pig tail): per aprire la testa del sigaro e agevolare il passaggio del fumo sarà sufficiente srotolare il ricciolo e, solo se il tiraggio non dovesse risultare soddisfacente, ricorrere ad altro dispositivo meccanico.

Tra gli strumenti di taglio canonici le forbici rappresentano probabilmente il massimo. Si tratta delle classiche forbici curve con cui è possibile posizionare con estrema precisione le lame ed effettuare un taglio netto, pulito.

Altrettanto funzionali risultano le ghigliottine, di vario genere; una menzione particolare per quelle cieche, ovvero chiuse da un lato, che aiutano il neofita nelle sue prime esperienze di taglio.

A questo punto è però opportuno fare alcune puntualizzazioni sulla morfologia del manufatto che vogliamo intestare; la maggior parte di essi (i cosiddetti parejos, quelli perfettamente cilindrici dalla testa sino al piede), andrebbero intestati per una profondità non superiore ai 2 mm, ovvero nel punto in cui la testa presenta la caratteristica curvatura di chiusura: dopo il taglio il corpo del sigaro dovrebbe cioè ancora presentare una parte leggermente curva, che funge da “serratura” atta a impedire alla fascia di rivestimento di srotolarsi.

Facile a dirsi: i social network pullulano di foto in cui i sigari sono stati amputati senza pietà sino a divenire perfettamente cilindrici. Ancora più sconfortanti sono le foto che ritraggono figurados (come il piramide) con la testa troncata ben oltre i 15 mm di profondità, tanto da farli apparire veri e propri parejos.
Oltre alla problematica dello srotolamento della fascia, sui figurados un taglio tanto profondo tende inoltre a snaturare il tipo di fumata offerto da questi manufatti, che andrebbero tagliati di pochissimi millimetri e solo successivamente (quando la saliva può aver ostruito il canale di deflusso del fumo) tagliati ancora, ma sempre con parsimonia.

Anche gli strumenti di taglio sono oggetto di mode più o meno ricorrenti. Negli ultimi anni si è assistito al ritorno del cutter a “V”, che produce un profondo taglio sulla testa, non complanare alla stessa, ma a doppia diagonale, in guisa di solco molto pronunciato. Si tratta di un tipo di taglio molto in voga nel 900, tanto che è possibile reperire nei mercatini molti di questi caratteristici tagliasigari.

Al di là del corposo passaggio di fumo assicurato dal tipo di incisione, questo taglio si presenta decisamente inelegante ma, soprattutto, devastante per la tenuta della fascia: la profondità del solco creato recide completamente la bandera rendendo vano il lavoro certosino con cui il torcedor o la rolera hanno chiuso la testa fermando la fascia.

Concludiamo con l’ultimo degli strumenti da taglio, il puncher. Si tratta di una lama circolare che va poggiata sulla testa del sigaro (ovviamente il puncher è adatto ai soli parejos) e spinta dolcemente ruotando il sigaro sino a creare un’incisione circolare sulla stessa testa. E’ ovviamente indispensabile disporre di puncher di vario diametro al fine di creare un foro adeguato al cepo del sigaro che ci accingiamo a fumare, ma Don Alejandro Robaina era solito dire che il puncher è l’unico strumento in grado di salvaguardare il lavoro del torcedor.
Buon taglio!