sigaro-toscano

Avevo quindici anni, compiuti da qualche mese, quando decisi di comprare il mio primo toscano. Già da un po’ mi ero avvicinato alle sigarette, ma, per merito di Sergio Leone, decisi di provare a masticare un sigaro anch’io. Da lì a poco avrei approcciato anche la pipa, ma in quel caso il merito sarebbe stato del mio povero nonno, benché fosse morto dieci anni prima. Ricordo bene quel giorno: era un sabato dell’autunno del 1998 quando entrai dal tabaccaio presso il quale, fino a qualche tempo prima, avevo comprato solo caramelle e, più di recente, sigarette. Volevo un toscano, e, non capendoci ovviamente alcunché, gli chiesi quelli che fumava il mio professore di matematica: gli Antica Riserva. Quel nome e quel pacchetto argento scuro mi erano rimasti impressi: lo pagai all’incirca il prezzo di un pacchetto di Marlboro. Forse notando la mia giovanile perplessità, che però non gli aveva mai impedito di servirmi, il negoziante si sentì in dovere di insegnarmi quel poco che sapeva sui toscani. Era un uomo alto, pelato e con gli occhiali, che io ricordo vecchio, ma che probabilmente non arrivava alla sessantina. Mi disse poche cose, aprendomi il pacchetto: prima di tutto, i toscani si fumavano “smezzati”. Punto. Prese uno dei miei e mi mostrò come tenerli per spezzarli, a mano, senza frantumarli.
Chissà se sapeva cosa fosse un tagliasigari…

La seconda cosa che mi insegnò fu come ovviare al problema del tiraggio serrato: uno spillone e via.

La terza e ultima indicazione mi sarebbe stata utile solo in futuro: conservarli in un posto buio, fresco e asciutto. Prima di fumarli, occorreva rigirarli tra le dita per accertarsi che scrocchiassero piano: se erano muti, bisognava farli seccare, mentre se erano troppo canterini, beh, renderli più umidi. Come? Semplice: dopo averli riposti in un barattolo o in una scatola, dovevo soffiarvi forte almeno una volta al giorno, per asciugarli, mentre per umidificarli bastava alitarci dentro, aumentando così l’umidità. Ricordo che, mentre lui mi parlava, io pensavo solo a dove nascondere il pacchetto, per evitare che mia madre lo trovasse.

Detta così, potrebbe sembrare una lunga serie di istruzioni, ma furono in realtà poche parole, dette a un quindicenne.

Chi avrebbe mai pensato che, quasi vent’anni dopo, quel ragazzino, un po’ invecchiato, si sarebbe trovato a scrivere quelle istruzioni mille e mille volte sul web (fantascienza, all’epoca), per aiutare altri fumatori, alle prese con toscani prodotti da aziende diverse dallo Stato che, allora, era l’unico titolato a farlo.

Sapete che vi dico? Aveva ragione il mio vecchio tabaccaio.

Dimenticate humidor e simili: quelle scatole magiche non sono nate per i nostri toscani, ma per ricreare le condizioni ambientali adatte ai sigari caraibici, oppure per rallentare la combustione di toscani surrogati, composti di tabacchi scadenti.

Per gli Ambasciator Italico e i Tornabuoni, i veri toscani di oggi, ma anche per i sigari Amazon, troppa umidità è controproducente, come lo era per i toscani di allora. A meno che non viviate nel Sahara, non servono Boveda, Beads o altre diavolerie, ma è sufficiente il buon senso di un tabaccaio di vent’anni fa: tenete i vostri toscani in luogo buio, fresco e asciutto, con una soffiata o un’alitata all’occorrenza, e le vostre fumate ne gioveranno. Se vivete in una zona con un’elevata umidità ambientale, invece di soffiare come pazzi potete usare l’asciugacapelli, purché spari aria fredda.
Volete un valore indicativo?
Tra il 50% e il 60% di UR.

Provare per credere.

 

Foto di GiMo