[filefield-onlyname-original]

La pipa dei sogni 

 

Mi parla una voce stasera. Mi dice: “scrosta la malinconia di questa nebbia novembrina che ti brumisce l’anima”. Mi lusinga odorosa: “prendimi, accendimi, ritroverai  quelle sere incantate, quelle sere d’inverno intorno al braciere col nonno ad affumicarti sornione con  nuvolette di fumo. 

Chi mi parla è una pipa ingiallita sul camino. La pipa di mio nonno. Io la prendo, la spolvero, l’accendo, e si riaccende la mia età dell’oro.

– Lo vedi quel monello in volo appeso ai palloncini?

– Dove, nonno,- rispondevo tossendo, e con gli occhi arrossati dal fumo del trinciato – io non vedo niente!

– Nella nuvoletta in basso. Su via, un po’ di fantasia che, vedo, ne hai tanta. Mi piacciono i tuoi disegni a carbonella che ti diverti a fare sui muri bianchi di calce della strada.

E qui a farmi, dopo il complimento, anche un severo avvertimento di non graffitare i muri di Jangelone. Che quello aveva le mani grosse e un bastone sempre nascosto dietro il portone. E nemmeno sotto il davanzale di Lucia Ualanedda. Che quella era fornaia e sarebbe poi tornata a gridare e a litigare imprecando con mia madre. Poi, aspirando con gusto il bocchino, mentre con pollice e indice rimestava i trucioli di tabacco ravvivando il tiraggio della pipa, con la bocca a imbuto insufflava verso di me due o tre anelli fumiganti che lentamente si allargavano e si sfioccavano orbitando intorno all’unica lampadina che pendeva dalla volta travata.

– Visto, ora, là nel primo anello? il bimbo in groppa agli altri che giocano a June e luna?

– Ma tu, nonno, mi prendi in giro? Vedo solo i tuoi anelli di fumo.

– Allora è grave, figlio mio: sei cieco! Vieni sulle mie ginocchia.

 

A quel punto mi stringeva, facendomi lisciare ed annusare la sua pipa e tra una boccata e l’altra, aiutandosi con lievi soffi di fiato, modellava i suoi segnali di fumo come soffici ectoplasmi che divenivano ora pecorelle, ora un cane, ora larve di farfalle. La sua pipa diventava una sorta di lampada di Aladino, da cui un genio invisibile traeva fuori tutti i ricordi  della sua infanzia, tutti i suoi sogni di ragazzo.

Pian piano mi raccontava dolce la sua storia lontana di fanciullo pastorello, ed io pian piano mi assopivo stretto a lui. Sognavo mio nonno bambino come me: due bambini a fumare la pipa dei sogni.

FILIPPO PIRRO