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In seguito al ricorso presentato dall’Anafe contro il decreto ministeriale entrato in vigore dal 1 gennaio 2014, la maxitassazione prevista per produttori e commercianti di e-cig (compresi tutti i prodotti correlati) è stata momentaneamente sospesa, in attesa di una nuovo dibattimento camerale che si terrà nei prossimi giorni.

Lo Svapo Day si è svolto in piazza San Babila a Milano domenica 26 gennaio e ha riunito imprenditori, consumatori e politici che contestano le ultime decisioni del Governo e che si proclamano vittime di un decreto che mette in ginocchio l’intero settore della sigaretta elettronica.

Il nuovo provvedimento regolamenta il mercato delle e-cig attraverso una serie di obblighi che le imprese del campo, aumentate a dismisura negli ultimi anni in tutto il territorio nazionale, non hanno gradito: dal regime autorizzativo, alla registrazione dei depositi, ma soprattutto al maxiprelievo fiscale, fissato con il 58,5% del prezzo di vendita al pubblico dell’imposta di consumo per le sigarette elettroniche. Dopo il blocco stabilito dal Tar, la commissione Affari Costituzionali del Senato ha appena approvato lo slittamento della maxitassa a 6 mesi, quindi il decreto entrerà in vigore il prossimo 1 giugno 2014.

Le sigarette elettroniche, secondo il Governo, sono quindi di fatto equiparate alle tradizionali. Tale decreto ha provocato la reazione e il malcontento degli svapatori, che a causa della nuova legge vedranno lievitare i prezzi delle sigarette elettroniche, ma anche delle ricariche o dei semplici caricabatterie, tutti prodotti oggetto del decreto.

A causa di questa nuova legge – considerata assolutamente inaccettabile – gli imprenditori scesi in piazza San Babila hanno preannunciato la chiusura di oltre 3500 punti vendita, il derivante aumento della disoccupazione e l’impossibilità per lo Stato di riscuotere i tributi sperati, se tutte queste piccole e medie imprese andranno in crisi e se saranno costrette ad abbassare le serrande.

La battaglia tra gli svapatori e la legge diventa sempre più lunga e complicata, tanto che oramai divide anche l’opinione pubblica. Ma è una questione molto dibattuta che ha di recente interessato anche il Parlamento Europeo e non solo: ricordiamo infatti che in alcuni Stati il commercio di e-cig è vietato e in altri la sigaretta elettronica è venduta solo in farmacia perché considerata dispositivo medico. Senza contare come anche la scienza sia spesso divisa sull’argomento: alcuni esperti sostengono che il sistema di vaporizzazione sia più dannoso del classico tabacco e che la nicotina contenuta nei liquidi da vaporizzare sia maggiormente e più velocemente assorbita dall’organismo rispetto a quella del fumo tradizionale.

Ma la domanda è e rimane la stessa: tassare il cosiddetto “fumo digitale” è giusto?