L’arte del Torcedor

A Cuba la galera non è un carcere, è “il cuore di ogni fabbrica”. Una stanza enorme dove lavorano più di cento persone, uomini e donne di tutte le età, ognuno seduto al suo piccolo tavolo. Sono i torcedores e le torcedoras, i rollatori. Il loro è un mestiere difficile, ci vuole una manualità straordinaria. Anni, più di dieci, per imparare l’arte. Sono quattro i livelli di torcedores, e solo a coloro che hanno raggiunto un grado di eccellenza è permesso di accedere alla galera alta. È il punto più alto della gerarchia, il massimo per un torcedor: indica la capacità di realizzare i sigari più complessi, quelli di grande formato e i torpedos. Per capire meglio il livello di maestria raggiunto da un rollatore, basta sapere che pesando i 100/120 sigari realizzati in un giorno, con altrettanti sigari fatti dallo stesso torcedor un mese dopo, si riscontrano differenze di peso nell’ordine di decimi di grammo.

Gli strumenti che il rollatore usa sono una tavoletta di legno, due taglierine (la chaveta è una lama tondeggiante senza manico, il casquillo una piccola lama cilindrica per tagliare una piccola sezione della foglia di capa che serve a chiudere la testa del sigaro), una ghigliottina, una boccetta di colla vegetale (naturale, incolore e insapore) e il cepo (misuratore del diametro e della lunghezza del sigaro).

Si parte. Il torcedor sistema davanti a sé la foglia di capote. Il lato della foglia dove le venature sono più grosse deve essere posizionato all’interno del cilindro. Raggruppa le tre foglie che formano la tripa, le ripiega “a mantice di fisarmonica” nel senso della lunghezza e le avvicina per dare forma alla “pupa”, il ripieno del sigaro. Il ligero, data la scarsa combustibilità, viene messo al centro, avvolto dal volado e dal seco. L’operazione è delicata, le tre foglie devono essere distribuite in modo da non formare vuoti o zone troppo piene, dense: se non passa l’aria, il tiraggio è impossibile. L’avvolgimento inizia dalla boquilla, il piede dove si accende il sigaro. Il rollatore forma il bonche (cilindro), arrotolando le foglie di tripa con leggere pressioni delle dita sul ripieno, di modo che non si formino nodi, che sia compatto ma non troppo stretto.

Il cannone resta in forma per circa trenta minuti in uno stampo di legno. La testa del cilindro si taglia con la ghigliottina.

 

Tocca alla fascia esterna. La torcedora stende la metà della foglia di capa, ancora umida, perché si adatti perfettamente alla forma del cilindro. Anche in questo caso il lato della foglia dove sono più grosse le venature deve essere posizionato all’interno. Con la chaveta sagoma la foglia di capa, facendo attenzione al bordo che sarà visibile a sigaro finito. Sistema il cilindro sulla foglia che, tesa alla perfezione, avvolge a spirale partendo dal piede.

Quando il sigaro è completamente avvolto, taglia la parte che avanza per confezionare la testa. Avvolge due striscioline di tabacco intorno alla perilla per chiudere la punta e bloccare la capa. A questo punto preme la testa del sigaro con un dito per appiattirla e, tagliata con il casquillo un piccola rondella dalla foglia di capa, l’attacca sopra a chiusura della testa. Il sigaro viene così infilato nella taglierina e reciso alla lunghezza richiesta dal formato. Con il cepo si verifica che il formato sia corretto.

IL RICCIOLO

Tutti i sigari Trinidad, i Lanceros di Cohiba, gli Especiales di Montecristo hanno la testa chiusa in modo diverso. Un ricciolo sporge a chiusura del sigaro, un sigillo divenuto sinonimo di eleganza e prestigio. I meriti di questa confezione sono soltanto estetici. In passato questo sistema veniva usato per confezionare la fuma, i sigari che il torcedor destinava all’uso personale. Mentre lavorava, ogni fumatore poteva fumare quanti sigari voleva e portarne a casa un certo numero.

TRIPA CORTA

Esistono sigari il cui ripieno è costituito da tripa corta, picadura, una miscela di pezzi di tabacco, foglie non perfette, residui di lavorazione. Il torcedor avvolge la tripa nella foglia di capote con l’aiuto di un tappetino flessibile che gli permette di formare un cilindro stabile, senza che i piccoli pezzi di tabacco se ne vadano in giro. La capa si arrotola nella maniera tradizionale.

Confezionamento a macchina: dal 1950 in poi alcuni Habanos sono stati realizzati a macchina. Queste macchine possono produrre sia Habanos a tripa larga che a tripa corta, però soltanto in vitolas piccole. Il tabacco utilizzato proviene da Vegas Finas de Primera, nella regione di Vuelta Abajo e Vuelta Arriba. I sigari fatti a macchina costano meno.

 

EL LECTOR

Il primo lettore appare all’Avana nel 1864. Il lavoro dei torcedores richiede grande concentrazione, ma è ripetitivo, alla lunga noioso. Per rendere più sopportabile la monotonia delle ore trascorse a svolgere sempre gli stessi movimenti, con il rischio di commettere qualche errore di troppo, i rollatori delle galere pagarono un lettore. Spesso si trattava di un impiegato della fabbrica che, su un piccolo palco rialzato a un capo della sala, leggeva giornali, riviste, ma soprattutto i grandi romanzi della tradizione popolare. Così i torcedores divennero i più colti tra i lavoratori cubani, i più aperti e sensibili alle nuove idee. Nomi come Montecristo e Romeo y Julieta prendono ispirazione dal Conte di Montecristo di Dumas e dalla tragedia di Shakespeare. La figura del lettore è scomparsa con l’arrivo della radio.