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I miei giorni a Kendal: Viaggio nel Lakeland 

Nell’immaginario del fumatore di pipa, o perlomeno in quello del fumatore amante delle pipe e dei tabacchi inglesi, il Regno Unito, e l’Inghilterra in particolare, rappresenta una specie di paradiso perduto, popolato di gentiluomini in tweed che, tenendo in bocca una Dunhill carica di Commonwealth, discorrono piacevolmente o passeggiano oziosi aspettando la prossima caccia alla volpe. Credo che questa idea naif e ingenua – magari non cosí esasperata – sia segretamente condivisa da molti fumatori che in Inghilterra non hanno mai messo piede…

Se poi uno di questi fumatori pensa a Kendal, al Lakeland, a Coniston, alle contee storiche del Cumberland e del Westmorland, molto probabilmente – influenzato dai nomi commerciali di molti tabacchi Samuel Gawith e Gawith Hoggarth – si prefigurerá un paradiso ancora piú paradisiaco: si immaginerá fumare sulle rive dell’Ennerdale placidamente accompagnato da fumatori autoctoni, si vedrá peregrinare da una boutique all’altra con la pipa carica, magari fantasticherá di eleganti vetrine ricolme di Dunhill, di vecchie Charatan impolverate, ma intatte, affollare le bancarelle di qualche mercato delle pulci, o almeno di Parker e Ferndown sugli scaffali dei tabaccai. Io stesso, per quanto disilluso da esperienze precedenti – in particolare da un pellegrinaggio piuttosto deludente, anche se solo in senso pipico, a Saint-Claude – e da molteplici sentito dire, ammetto di essere stato almeno in parte contagiato da simili fantasticherie: s’intende che non immaginavo un simile panorama vignettistico, ma devo dire che mi aspettavo almeno, a mio avviso legittimamente, una certa esaltazione di un passato glorioso fatto di tabacchi da pipa e da fiuto, echi di epoche in cui il mercato del tabacco era ancora piú importante di oggi, quando prenotavo l’affitto di un cottage proprio su Kirklandgate, la via centrale di Kendal, patria dei Gawith e della meno nota (almeno da noi) Kendal Mint Cake, una barretta energetica per scalatori, balzata gli onori della cronaca come un valido ausilio per la conquista dell’Everest.

Kendal, una cittadina con alle spalle una storia secolare nel South Lakeland: uno di quei posti che se non fosse stato per il mio vizio del fumo non avrei probabilmente neppure mai sentito nominare; una zona, il Lakeland, poco nota alle nostre latitudini che conoscevo solo per il cosiddetto “lakeland scent” di certi tabacchi (per la veritá anch’essi tutt’altro che famosi in Italia). Sono bastati un’occhiatina su Google e un paio di ricerche per convincere me e Alessia, la mia fidanzata (peraltro amante di Ennerdale e Golden Glow), a fare del Lake District la meta delle nostre vacanze estive. Non si vedono molti italiani da queste parti e il motivo é comprensibile: per arrivare, infatti, occorre un viaggio di quasi dodici ore, tra voli, scambi, tempi morti, treni e, alla fine, pure una passeggiatina (per la cronaca, da Torino un volo per Manchester con scalo a Parigi; un tragitto in treno da Manchester a Oxenholme – la cui prenotazione, per inciso, é tutt’altro che immediata -, nonché un paio di chilometri a piedi con valigia al seguito per raggiungere Kendal).

Ma, lo dico subito, ne vale davvero la pena: panorami mozzafiato, boschi fiabeschi e lussureggianti, una natura meravigliosa per contemplare la quale vale la pena di sopportare le bizze di un meteo a dir poco scostante (si passa dal sole alla pioggia a secchiate nel giro di qualche istante, con escursioni termiche impressionanti), tutti i vantaggi di non trovarsi alla periferia dell’impero (chiunque sia entrato in un supermercato o in un centro commerciale inglese sa cosa intendo: ho dovuto comprare una valigia supplementare per portare in Italia quanto acquistato (e non parlo di tabacco), trasporti organizzatissimi, popolazione cordiale e incredibilmente ospitale, pronta a prodigarsi in ogni modo per essere di aiuto, ottimo cibo e ottime birre. Ma veniamo al dunque: il tabacco.

Parto col dire che, nonostante tutto il mio impegno, non ho trovato una sistemazione nella quale non fosse vietato fumare: il che, in un paese col meteo dell’Inghilterra, puó essere un bel problema. Francamente, da italiano, ho subito pensato: “Beh, vietato fumare o no, io me ne frego: fumo e, mal che vada, pago poi una penale“. Ma il diavolo, anziché favorire il mio maligno proposito, ci ha messo la coda, destinandomi un cottage ben equipaggiato di rilevatori antifumo perfettamente funzionanti, ve lo garantisco… A onor del vero, in un cottage di legno quest’eventualitá, piú che prevedibile, era auspicabile, ma prenderne atto dopo molte ore di viaggio, quando una bella pipata ristoratrice sarebbe stata quasi terapeutica, é stato perlomeno sconfortante… D’altra parte, per tutta la mia adolescenza ho fumato all’addiaccio: da buon laureato in filosofia, ho concluso che questa situazione avrebbe avuto il vantaggio di riportarmi indietro coi ricordi. Ma la filosofia puó ben poco contro il vento, la pioggia orizzontale e la depressione (per la veritá dovuta piú che altro a una questione di principio) per essere costretti a fumare sotto i balconi. Francamente ero convinto di trovare almeno un pub con una sala fumatori: pura illusione. Col passare dei giorni ho presto capito perché a queste latitudini le sigarette elettroniche la fanno da padrone: non nascondo che, dopo l’ennesima secchiata d’acqua dal cielo, fumando con la pipa in bocca (a fornello capovolto) e l’ombrello in mano, ho valutato seriamente l’acquisto. D’altro canto, mi sono reso conto una volta di piú del fatto che le Dunhill sono pipe davvero insostituibili quando il clima é avverso: fumano bene davvero in ogni circostanza (anche sotto la pioggia) e valgono, giá solo per questo, ogni centesimo del loro prezzo.

Per il resto, trovandomi nella patria dei Gawith, ho pensato che li avrei trovati ovunque, e che li avrei trovati tutti: avevo addirittura immaginato di scovare souvenir tabaccofili, tipo stampe d’antan e simili. Peggio che andar di notte! In tutta Kendal, ma anche in tutta la zona, un unico rivenditore ha un assortimento come si deve (a parte Condor e St. Bruno che si trovano in quasi tutti i giornalai, cosí come, sorprendentemente, ma non troppo considerando i divieti, gli Snuff): Aireys of Kendal, tabaccaio, giornalaio e rivendita di generi alimentari (!), tratta in effetti un bel po’ di tabacchi sfusi, ma solo di Gawith Hoggarth e praticamente null’altro. Solo loose tobacco e niente latte, di altre marche, neppure: giusto qualche Peterson, i soliti Condor e St. Bruno e qualche busta di Clan (onnipresente anche qui). In compenso, i Gawith Hoggarth disponibili sono interessanti e venduti a prezzo tutto sommato onesto: 234£ al chilo, circa 300€. In un paese in cui un pacchetto di sigarette costa sui 10€, c’é da esserne felici, anche considerando che da noi viaggiano sui 400€ al chilo. Agli accademici che risiedono in paesi civili nei quali acquistare tabacco online non intacca la rendita di posizione di alcuna categoria ed é pertanto legale, segnalo che Aireys of Kendal ha anche un suo sito di vendita online. Per inciso, anche in Inghilterra, cosí come in Germania, ho finito per fare incetta di medicinali, vestiario e prodotti vari, visto che i prezzi sono decisamente piú bassi che da noi: viene da chiedersi a che punto arriveremo in questo martoriato paese.

Tornando ai tabacchi, manco a dirlo, sono di un’eccezionale qualitá: si va dai piú conosciuti twist e pigtails, ai virginia biondi, a robusti kentucky, ai sorprendenti aromatizzati. Vale la pena spendere due parole su questi ultimi, giacché perlomeno tipici: contrariamente a quanto ci si puó aspettare, non si tratta di pasticci chimici, bensí di tabacchi di qualitá elevata addizionati con aromi naturali. Il risultato sono miscele insospettabilmente godibili: non ho avuto il coraggio di assaggiare tabacchi all’ananas, al cocco o alla banana (non scherzo!), ma non ho resistito ai soapy (di vario genere) né a una miscela “Mint and Menthol”, davvero ottima. Immaginate un virginia tipo il Full Virginia Flake, ma piú corposo, come base, addizionato con olii estratti direttamente dalle erbe: dal corpo importante, ma aromaticamente ricchissimi, sono davvero imperdibili – detto da un fumatore di tabacchi robusti e grezzi. Interessanti anche i RYO di Gawith Hoggarth, che peró non ho provato. Ció che lascia perplessi, a dir poco, é acquistare tabacchi di questo livello a peso, mentre gli altri clienti acquistano quotidiani, merendine, pacchi di riso o giocano al lotto. Lascia altresí pressoché sgomenti che un rivenditore che tratta simili prodotti non abbia praticamente neppure una pipa come si deve: in pratica, solo Dr. Plumb e Falcon da 20, 30£ al massimo. Non ho visto nei miei pellegrinaggi neppure un altro rivenditore decente, ma neppure uno! In due settimane ho incrociato tre fumatori di pipa, di numero (che, peraltro, fumavano probabilmente Clan in pipe che stento a definire tali): in compenso, sono stato travolto da legioni di fumatori di sigarette elettroniche, oltretutto vietate ovunque come quelle tradizionali (si sono addirittura studiati un simbolo apposito). In effetti, a rifletterci, la penuria di rivenditori specializzati potrebbe essere dovuta alla possibilitá di acquistare online: che senso ha per un esercente investire in tabacco da pipa quando tutti i (pochi) potenziali clienti hanno la possibilitá di farsi spedire il tabacco a casa? Non mi spiego, peró, per quale motivo in Germania i rivenditori (e che rivenditori!) non mancano, pur essendo consentito l’acquisto online. Poco male, in fondo: avessi avuto l’intenzione di fare scorta, avrei potuto ordinare, appunto, online o svuotare gli scaffali di Aireys of Kendal (come alla fine ho quasi fatto).

Nondimeno, preferisco di gran lunga rifornire la cambusa in Germania, senz’altro la mia piazza preferita. Passando sopra, sempre con filosofia, anche a questo, c’é peró un aspetto di questo paese che mi risulta davvero insopportabile: la disturbante sensazione che qui i fumatori siano trattati dalle leggi peggio dei cani, letteralmente: non avevo mai visto prima la dicitura “strictly non smoking” campeggiare sull’insegna di hotel e bed & breakfast, mentre sono in vendita testi che elencano le passeggiate “dog friendly” della regione; non avevo mai visto gli scaffali con le sigarette schermati nei supermercati, simili a foglie di fico su statue greche; non avevo mai visto cittadine di poche migliaia di abitanti con decine di negozi di sigarette elettroniche, ma neppure un humidor; non avevo mai visto bus con l’odioso simbolo su ogni finestrino, ma proprio su tutti (va bene, repetita iuvant, ma qui si supera il ridicolo); non ero mai stato oggetto di attenzioni cosí insistenti da parte di bambini che danno la netta impressione di non aver MAI visto una pipa. Insomma, se dovessi considerare solo questo aspetto, e se dovessi farlo in senso ideologico, il mio consiglio dovrebbe essere quello di stare lontani non solo dalla Cumbria, ma dall’intera Inghilterra: un paese in cui stanno seriamente valutando l’opportunitá di inserire le scritte mortifere persino sulla birra, nel quale i tg propongono sondaggi in merito, un paese in cui é al potere il salutismo piú becero che si possa immaginare e che sembra aver deciso di sradicare del tutto il vizio e la cultura del tabacco, un paese nel quale l’ipocondria é diffusa a livello preoccupante. Tuttavia, come spesso avviene, l’ottusitá dei governi viene bilanciata dal buon senso della popolazione: in queste due settimane, infatti, non sono MAI stato oggetto di commenti, di sguardi schifati o addirittura rimproveri da parte dei cittadini, senz’altro infastiditi dalle nuvole di fumo pestilenziale (per loro) provenienti dalla mia pipa nei dehor, sulle passeggiate o per le vie cittadine. Addirittura alcuni inglesi mi hanno interpellato in merito al mio fumare la pipa, ringraziandomi per aver loro riportato alla memoria il padre o, addirittura, il nonno. Una civile tolleranza che di rado ho trovato in Italia, laddove spesso indulgo, non senza una certa soddisfazione, all’improperio nei confronti di chi si sente erroneamente in diritto di lamentarsi se fumo all’aperto, laddove é permesso. Poi, anche se, come ho detto, in questa zona é piuttosto complicato procurarsi pipe e tabacchi per un turista, é innegabile che poter comprare tabacchi a peso, prodotti a pochi metri dal luogo dell’acquisto, ha un suo fascino: come se il tabacco avesse un altro sapore…

Arrivati a questo punto, sicuramente qualcuno si chiederá:E le fabbriche? Come sará la Brown House? Come si svolge la lavorazione? Perché il FVF é cosí umido?“. Beh, vorrei saperlo anch’io! Ho visto le fabbriche solo dall’esterno: affascinanti e profumate, ma inaccessibili. Prima di partire, ho scritto, telefonato, tentato in ogni modo di comunicare con gli amministratori: invano. A Kendal ho parlato, tentato di corrompere un malcapitato addetto della Gawith Hoggarth (il cui inglese, peró, mi é risultato davvero incomprensibile), piantonato la sede della Samuel Gawith: non ho ottenuto nulla. Percorrere le vie di Kendal alla ricerca di informazioni sul tabacco ha finito con l’assumere i contorni di un’indagine di archeologia industriale: seguendo gli indizi scovati nel museo cittadino e in un meraviglioso testo di storia locale, ad esempio, mi sono imbattuto nella sede storica della fabbrica di Gawith Hoggarth a Lowther Street, dismessa da piú di 10 anni e rimasta esattamente com’era, quasi a testimonianza di un’epoca irrimediabilmente trascorsa. Se, da un lato, la Samuel Gawith ha mantenuto la sua piccola sede storica, la Gawith Hoggarth produce nel piú periferico Lake District Business Park: una vera e propria zona industriale poco fuori Kendal, presso cui hanno impiantato una fabbrica di medie dimensioni. Ho visto con i miei occhi caricare un tir (!) di tabacco diretto chissá dove, ma non sono riuscito in alcun modo (lecito) ad intrufolarmi. La ben piú modesta fabbrica Samuel Gawith, invece, é ancora piú impenetrabile: forse complice il periodo estivo, pareva del tutto spopolata.

Pur con le difficoltá che ho descritto, alla fine mi sono goduto un certo numero di ottimi tabacchi: segue un riassuntino. Partiamo dal Mint and Menthol cui ho giá accennato: senz’altro da provare! Ridendo e scherzando, ne ho fatto fuori un mezz’etto come niente: un ottimo tabacco da mattina, dal corpo importante, ma non soverchiante, é gustoso e soddisfacente. Imperdibili i twist (Black Irish Twist, Brown Irish Twist, che giá conoscevo, cosí come le versioni soapy), tra i quali segnalo il Black XXX: se conoscete il Black XX di Samuel Gawith, vi lascio immaginare il motivo della X aggiuntiva. Un tabacco irragionevole: forte, pesante e incredibilmente saziante, va benissimo dopo una cena sostanziosa, magari a base di fegato di agnello o di black pudding, ma ha un aroma di olio esausto che deve piacere. Davvero ottimo anche l’Ennerdale Flake, piuttosto diverso dall’Ennerdale svizzero, risulta un po’ piú incipriato: anche questo imperdibile. Il Coniston é un altro soapy che vale la pena di provare: sostanzialmente diverso dall’Ennerdale, é un po’ piú delicato e (forse) equilibrato. Il Westmorland Slice, invece, é stato per me un tabacco del tutto nuovo: non ho capito bene la composizione, ma devo dire che mi é piaciuto molto. Credo si tratti di un virginia kentucky: di certo é di buon corpo e saziante. Conoscevo giá il Kentucky di Gawith Hoggart: si trova anche a Lugano ed é a mio avviso migliore di quello (pur ottimo) che si trova da Dubini. Ci fosse in Italia, lo fumerei quotidianamente come facevo un tempo col Forte… Ma il mio preferito in assoluto é il Kendal Dark: una miscela piuttosto fine di virginia e, credo, kentucky bella forte, ma molto equilibrata. Ne ho fumato una quantitá irragionevole: ignoro se si trovi in Svizzera, ma approfondiró la questione senz’altro. Di ottima qualitá, ma non nelle mie corde, il Kendal Gold, un virginia biondo simile al Golden Glow: é peró piaciuto molto ad Alessia. La carrellata non sarebbe completa senza menzionare il Balkan (ottimo virginia latakia), il St. Bruno e il Condor. Come ho detto, a parte gli ultimi due, ho fumato solo tabacchi Gawith Hoggarth, giacché da Aireys of Kendal trattano solo questa marca: devo dire che sono stato fortunato, visto che conoscevo meno questi ultimi dei Samuel Gawith e ho potuto colmare la lacuna.

Per quanto riguarda gli Snuff, senz’altro imperdibile il Kendal Brown, sempre di Gawith Hoggart: un tabacco robusto, naturale e non aromatizzato (o almeno credo) che mi ha letteralmente conquistato. Ricorda gli Schmalzler tedeschi che adoro, ma é piú secco e, in una certa misura, anche piú raffinato, pur risultando piú forte. Ho provato anche il CM (canfora e mentolo) e il Medicated, ma devo dire che, seppur apprezzabili, non mi hanno conquistato.

A prescindere dal tabacco, consiglio a tutti di visitare il Lake District, a detta degli inglesi stessi, la zona del Regno naturalisticamente piú interessante, e culturalmente stimolante, che ha ispirato, scrittori, poeti e artisti: fumare nei boschi, sulle rive dei laghi o per le vie di cittadine secolari é meraviglioso.

Last but not least, qui in Inghilterra ho trovato anche uno spunto di riflessione importante: ragazzi non diamo per scontato il nostro diritto di fumare. Il salutismo becero del mondo anglosassone é aggressivo ed é giá penetrato anche troppo: non lasciamo che gli interessi meramente economici degli Stati (leggi: Monopolio e tasse) e delle multinazionali costituiscano l’unico baluardo a difesa del tabacco. É molto importante fare cultura e divulgazione, educarsi ed educare al piacere e combattere la demonizzazione di una specie a rischio di estinzione: il libero fumatore. La storia non é giá scritta: prendiamo esempio dagli svedesi e dalla loro decisa reazione alla tentata messa al bando del loro Snuss. E poi una conferma: vale sempre la pena di seguire la strada del tabacco. Se non fossi stato un fumatore non avrei probabilmente mai scoperto, visitato e vissuto questo pezzo di mondo: mi sarei perso qualcosa di eccezionale. Non é stata la prima volta, né sará l’ultima.

Dal museo di Kendal
Dal museo di Kendal
 
Il mio fornitore Aireys of Kendal
Il mio fornitore Aireys of Kendal

Il mio fornitore Aireys of Kendal 2

 
L’abbandonata sede storica di Gawith Hoggart
abbandonata sede storica di Gawith Hoggart 
 
L’impenetrabile sede storica della Samuel Gawith
impenetrabile sede storica della Samuel Gawith
 
Ecco la foglia di fico… Non lasciamo che capiti anche da noi.
Ecco la foglia di fico... Non lasciamo che capiti anche da noi.