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Le Dunhill costano bei soldi, é senz’altro innegabile. A giustificazione di questo dato di fatto, si legge di tutto: l’ipotesi che piú mi fa sorridere é quella secondo la quale l’unica motivazione del prezzo di queste pipe inglesi vada ricercata nella loro storia. A voler dar credito a questa teoria, siccome Alfred Dunhill é entrato nel mondo della pipa ormai piú di un secolo fa, siccome la sua azienda ha passato (quasi) indenne due guerre, siccome non é mai scesa a compromessi, allora i prezzi sono giustificati: a parte questo, sarebbero pipe esattamente come tutte le altre. Qualcun altro, senz’altro meno ingenuo, ritiene che le Dunhill sono pipe curate in ogni dettaglio, coi bocchini tirati a mano da barra, e dunque valgono il loro prezzo.
Beh, perdonatemi, ma queste sono tutte stronzate. 

 

Ci sono decine di aziende o artigiani che producono pipe curate, che non sono mai scesi a compromessi o che hanno fatto dell’handmade la cifra del proprio business: eppure, una loro pipa non costa, né vale, quanto una Dunhill fatta a macchina.

Ebbene, io sono un fumatore, non un collezionista: io me ne frego del design ricercato, del marketing e persino della storia del brand. Quando acquisto una pipa, io non acquisto un dipinto di Bouguereau, né una scultura di Rodin: io acquisto un arnese da fumo. Per me, il valore di una pipa sta tutto nella sua resa in fumata, e poco altro conta. Certo, le pipe sghimbesce non mi piacciono: non sará un difetto che impatta sulla fumata, ma l’asimmetria offende il mio senso estetico al punto da rendermi una pipa insopportabile. Nondimeno, sto fumando proprio ora una Dunhill Shell 6124 che pare disegnata da Picasso, tanto é storta: fosse di un’altra marca, non l’avrei acquistata o me ne sarei giá liberato…
E invece é qui con me, sotto la pioggia di Praga.
Perché? O, meglio, perché compro e consiglio di comprare Dunhill, nonostante ci siano in commercio pipe piú curate, piú belle, con una fiamma piú fitta, con un occhio di pernice piú pregevole, piú antiche, eppure meno costose?

Ma perché le Dunhill valgono ogni centesimo del loro prezzo! Li valgono non in virtú della loro storia, non per il White Spot, per il loro carisma o altre amenitá, bensí per la loro resa in fumata!

Tentate di fumare una pipa che non sia una Dunhill nel Lake District, magari sotto la pioggia sulle rive dell’Ennerdale… Io ci ho provato: avevo con me una radica prodotta da uno dei migliori artigiani italiani. Ebbene, tra sbalzi di temperatura, umiditá e pioggia orizzontale non sono riuscito a finire una carica.
Neppure una…

Per quale motivo? Semplicemente, perché la pipa non stava accesa, quasi avessi caricato tabacco fradicio d’acqua. E ancora, provate a partire per una settimana nel nord Europa, magari nella Foresta Nera, portando con voi un’unica pipa italiana, francese o danese: vi convertirete alla sigaretta in due giorni, oppure farete a meno di fumare.

Bene. Nella mia esperienza, le Dunhill sono le uniche pipe in grado di donare fumate soddisfacenti in ogni condizione, senza eccezioni. Ho fumato una Dunhill (capovolta) sotto la pioggia inglese, sotto quella ceca e quella tedesca, ho fumato una Dunhill sotto il sole d’agosto della Sardegna, ho fumato una Dunhill sotto la neve dell’inverno valdostano o piemontese: mai una sbavatura, mai un problema. Ho sempre goduto di un ottimo fumo, a prescindere dal tabacco che vi stavo bruciando e indipendentemente dalle condizioni atmosferiche.

Sono fatte in serie, a macchina, qualche volta non sono esenti da difetti, ma le Dunhill sono pipe su cui si puó sempre fare affidamento, sempre. Questa, per me, é la caratteristica che vale ogni centesimo del loro prezzo: se domani scoppiasse la terza guerra mondiale, oltre a una buona scorta di tabacco, avrei una Dunhill con me, non importa quale.

Vi pare poco?

Il tabacco in tutte le sue forme mi accompagna sin da ragazzino: fumatore per vizio e per passione, coltivo una grande passione per la scrittura, la musica colta e la letteratura, ma anche per la birra, i whisky e tutto il resto.