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Negli ultimi tempi, alcuni lettori ci hanno contattato chiedendoci informazioni su un argomento che, francamente, ci ha lasciato perplessi.
Ci hanno chiesto, infatti, se è possibile riciclare i mozziconi dei sigari fumati per ottenere un trinciato da pipa, e come farlo.
Queste domande ci hanno lasciato perplessi per ovvi motivi, ma soprattutto perché non credevamo che questa pratica, diffusa in tempi grami di guerra o estrema povertà, potesse interessare qualcuno oggi.
Così, abbiamo chiesto un’opinione a Giuseppe D’Amore, ex Direttore della Manifattura di Cava de’ Tirreni e autore del libro Oltre il Fumo.

Fumo di mozziconi di sigari toscani lavati e tritati da usare per la pipa

In Mesopotamia, i sacerdoti Assiri usavano inalare fumo di cannabis e alloro per varcare la soglia della Coscienza ed entrare nel mondo degli Dei, pratiche religiose che avvenivano nel IX secolo avanti Cristo e non nel tremila dopo Cristo.

Secondo il mio parere bagnare un tabacco sottoposto a stress termico, in parte carbonizzato ed arricchito di molecole derivanti dalla pirolisi e dalla piro-sintesi, potrebbe essere assimilato più ad una pratica ascetica religiosa che ad una fase di degustazione di un tabacco fermentato e stagionato, il cui aerosol migliora sia l’umore che la fase degustativa del sigaro.

Il nostro sigaro toscano tradizionale è un manufatto nobile perché era sempre abbinato a vini pregiati come il Barolo ed il Brunello di Montalcino, di conseguenza sembra un atto penalizzante fumare un mozzicone lavato e triturato nella pipa, poiché trattasi di un tessuto vegetale ricco di molecole devianti per il gusto e nocive per la salute, come per esempio le vituperate carboline.

Il mozzicone, avendo subito stress termici, presenta perforazioni o lacerazioni, dovute ad un’alterata distribuzione di cariche elettriche tra i due lati della membrana plasmatica, che possono favorire indesiderate veicolazioni di molecole nocive, depositate per distillazione durante il lavaggio e la successiva essiccazione.

I polmoni dell’uomo sembrano essere due alberi rovesciati che consentono gli scambi gassosi, necessari alla vita, solo negli alveoli, come nelle foglie di un qualsiasi albero.
In genere i vegetali non producono solo carboidrati, proteine, acidi nucleici e lipidi, ma producono anche metaboliti secondari, come vitamine, profumi che attraggono gli insetti impollinatori, tossine che respingono parassiti e predatori, alcaloidi difensivi tossici e non, composti psicoattivi e allucinogeni etc., quindi fumare tabacco di mozziconi lavato e triturato fa risparmiare quattrini, ma potrebbe compromettere, nel tempo, le difese immunitarie dell’epitelio ciliato nasale.

Secondo un mio pensiero, i fumatori disposti a fumare mozziconi di toscani nella pipa apparterrebbero alla categoria dei fumatori poco o non gustatori e l’ostinazione nel loro comportamento potrebbe inficiare la citata linea difensiva immunitaria, presente nei recettori dell’amaro dell’epitelio nasale ciliato. Difatti in caso di attacco batterico vengono attivati tali recettori, che fanno produrre monossido di azoto da opporre agli invasori.

Invece nei fumatori supergustatori tale linea difensiva è molto attiva e si sviluppa attraverso due modalità:
a) attivati i recettori nasali dell’amaro si produce il monossido di azoto come arma difensiva;
b) tramite i recettori chemosensoriali solitari, che vengono attivati da sostanze rilasciate dagli invasori, si producono β-defensine per contrastare l’attacco batterico.

Giuseppe D’Amore
Cava De’ Tirreni, 30 – 06 – 2018

 

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