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Vademecum per i fumatori di sigari

 

1. Che cos’è il sigaro “tradizionale di CAVA?”

E’ un fuso di tabacco KENTUCKY della zona di BENEVENTO rastremato ai 2 estremi; elegantemente inviluppato ad elica a passo lungo con 3 spire (Volume uguale a 16,9 ml).

a. La fascia di inviluppo dell’interno deve presentarsi di colore uniforme e vivace, a grana aperta, con nervature secondarie poco pronunciate e parallele all’asse principale, perfetta maturità; senza difetti di cura, tessuto fine elastico, resistente e combustibile.

b. Il ripieno alla fermentazione deve risultare scuro, lucido e ruvido al tatto, di odore piridico-ammoniacale(scaturisce dalla demolizione della nicotina e delle proteine), e combustibile.

2. prima di accendere il sigaro, si osservano alcune caratteristiche estrinseche:

a. colore della fascia:

-marrone chiaro vivace per il GARIBALDI

-marrone scuro vivace per il TOSCANO

b. odore: piridico-ammoniacale (sui generis)

c. forma: punte non troppo piccole, pancia regolare, affusolatura uniforme

d. umidità assoluta: deve scricchiolare tra l’indice e il pollice; poiché nei sigari umidi aumenta la spinta nicotinosa e quindi la forza del gusto (Umidità assoluta 12%).

[filefield-onlyname-original]3. si procede all’ignizione del sigaro utilizzando un mezzo che abbia un basso potere calorifico, ossia fiammiferi di legno o una candela di cera d’api che risulta povera di idrocarburi policiclici aromatici (PAM). L’accensione deve avvenire senza produzione di fiamma in modo da creare idealmente cinque zone distinte come segue:

a. zona di combustione

b. zona di carbonizzazione

c. zona di distillazione

d. zona di prosciugamento a mezzo dei gas caldi

e. zona di condensazione delle sostanze prodotte ed evaporate nelle zone precedenti

Nelle zone b e c i gas e vapori caldi provenienti dalla zona di combustione provocano la distillazione di una parte delle sostanze, che, senza decomporsi, si depositano nella parte del sigaro non consumata. Alla luce di quanto detto, non risulta consigliabile spegnere il sigaro e riaccenderlo in tempi diversi, poiché si creerebbero difetti di fondo durante la successiva fumata.

Bisogna aspirare creando in bocca una depressione senza inalazione; inoltre, è necessario ruotare il sigaro durante l’accensione in modo da far lambire tutta la sezione uniformemente dalla punta della fiamma, zona di ricongiunzione dei movimenti convettivi della stessa. Bisogna formare un cono incandescente la cui base deve rimanere perpendicolare all’asse del sigaro. La combustione del sigaro è buona se a contatto col calore dà luogo ad un materiale carboniosoporoso, tale da favorire l’intimo contatto con il comburente(aria). Tale evenienza si può verificare quando il contenuto di sali di potassio è >del 1,5% del peso della sostanza secca.

Il fumo del sigaro è un fumo alcalino con un pH superiore ad 8 , di conseguenza produce un maggiore impatto sensoriale rispetto al fumo delle sigarette, che è di solito intorno ai 5,5.

Inoltre, il fumo del sigaro essendo povero di contenuti mucillaginosi, inviluppanti ed addolcenti, viene con più difficoltà aspirato fin negli alveoli polmonari. La nicotina viene distillata dalla combustione ed inalata, assieme al fumo, sotto forma di piccole gocce( 0,1 – 1 μm) , che si depositano sulle mucose della bocca e del naso, ed è in grado di attraversare la parete cellulare solo se si presenta in forma libera, e più difficilmente se si presenta ionizzata o sotto forma di Sali. Il tasso di nicotina del tabacco contenuto nel sigaro GARIBALDI si aggira intorno all’1%, inferiore rispetto agli altri sigari TOSCANI tradizionali, pertanto il GARIBALDI si presenta, se ben stagionato, con un retrogusto (overtaste) più morbido e con un gradevole aroma.

Durante la fumata non conviene lasciare il sigaro in bocca per due validi motivi: il primo di natura igienica, il secondo di natura pratica, in quanto la mucosa orale inumidisce la porzione di sigaro non fumata. Il mezzo sigaro dovrebbe durare non meno di 30 munuti, ossia bisognerebbe effettuare una boccata di 35/40ml ogni minuto e per due secondi (volume medio bocca 100ml), in modo da aspirare solo il 25% del totale di un mezzo sigaro. La cenere deve essere compatta, bianca o grigio bianca e senza sfarfallamenti; inoltre, non dovrebbe essere tolta, finché si può, in quanto è di rinforzo ai movimenti convettivi interni del sigaro. In definitiva, la difficoltà a far penetrare il fumo nei polmoni si traduce in un vantaggio per il fumatore, in quanto si evita in parte il rilascio di sostanze nocive negli alveoli, ottenendo una minor concentrazione ematica delle sostanze presenti nel fumo tra cui la nicotina.

4. Conservazione dei sigari: durante la maturazione del sigaro intervengono fenomeni endogeni, ossia demolizioni molecolari autolitiche del tipo idrolitico e ossidativo ad opera di enzimi, con conseguente formazione e aumento delle frazioni di composti a più basso peso molecolare. Per questi motivi il sigaro deve respirare e per fare ciò occorre conservarli in scatole di legno massello di cedro, o di radica di erica arborea o di ciliegio.

La cassetta di legno deve lasciare un vago profumo di vanillina, che non modifica le caratteristiche del sigaro, ma ne favorisce la vitalità e quindi la corretta conservazione. La scatola dovrebbe essere formata da due parti una esterna di ebano, oppure di cuoio a piacere, e una interna, il vero cestino contenitore , che per sopportare più umidità non deve presentare incollature negli spigoli, ma solo incastri a coda di rondine. La parti in metallo come le cerniere e le maniglie dovrebbero essere di ottone pieno indeformabile.

Per concludere un consiglio personale:
[filefield-onlyname-original]Dato che una molecola di vapore acqueo o di altre sostanze della stessa grandezza (<2000 dalton) si muovono all’interno del sigaro per diffusione, impiegando circa 6 giorni per attraversarlo nelle condizioni microclimatiche di 18°C e un’umidità relativa intorno al 65%, si può fare assorbire tali molecole correttamente, solo in caso che il sigaro vada in equilibrio con la tensione di vapore dei liquidi usati. A tal fine, per ottimizzare il trattamento, occorre riporre nella scatola una vaschetta piena d’acqua per sette giorni alternata a una di spumante per altri sette giorni, il tutto per quattro settimane prima di procedere al consumo dei sigari. Infine, il periodo ottimale per gustare a pieno un sigaro tradizionale si aggira intorno ai due anni di maturazione; si precisa altresì che se il sigaro viene conservato in un ambiente idoneo, ossia 18 °C e Ur 60-65% la sua lenta maturazione può dilungarsi fino ai 20-25 anni.

Bibliografia

Grande Antonino M., 1989, Farmacodinamica del fumo di sigaretta, Doctor, 5, 15/3

D’Amore Giuseppe, Direttore presso la Manifattura Tabacchi di Cava de’ Tirreni Assegnato all’Istituto Sperimentale per il Tabacco di Scafati, Sezione Centrale per la Genetica dal 02/05/2003 Un cavese appassionato del sigaro tradizionale di Cava.