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Venerdì. Stasera ricevo a casa Daniele per cenare insieme. Ma il vero obiettivo é lui: il Nat Sherman!

Daniele me ne ha portati una decina da New York dopo che il mio sigaraio di fiducia mi ha comunicato che il mio sigaro preferito non sarebbe stato più importato. Una attesa durata quattro lunghi anni durante i quali ho provato a farmeli spedire invano via Internet, e li ho cercati, senza successo, a Parigi, Vienna, Londra e Amsterdam.

Dunque, dicevo, venerdì, mattina per la precisione. La cena deve essere gustosa ma non pesante. Il comandamento n. 6 del bravo fumatore  recita “Il tuo palato dovrà essere preparato ad una buona fumata solo dopo aver mangiato bene e di qualità“. E allora faccio la spesa nella mia macelleria preferita, un piccolo locale condotto da due navigati negozianti che appoggiano con delicatezza sulla carta per alimenti  le gustose fette di campanello che cucinerò stasera, con la grazie di chi sta presentando la più preziosa delle stole del suo negozio di tessuti.

Prendo anche due salsicce nostrane che sò che non preparerò stasera: troppo grasse, rischiano di appesantire il palato. E non va bene per il comandamento n. 6

Proseguo la spesa nei negozi vicini, tutti amici consolidati: una mozzarella, pane casereccio a lievitazione naturale, 4 arance.

Ho le idee chiare su cosa cucinerò.

La cioccolata da abbinare ai sigari l’ho già presa nel periodo sotto Natale in una gourmetterie di Civitanova Marche. Cioccolata Domori, preziosa, realizzata con semi di cacao autoctono provenienti da Madagascar e dalla Colombia. Ho atteso questa serata per assaggiarla.

Nel tardo pomeriggio mi faccio una doccia calda: non si può percorrere la strada del gusto senza essere fisicamente puliti e profumati.

Arriva la sera. Daniele é in anticipo. Ho già predisposto tutto in cucina, sulla penisola, con al centro i fornelli, l’ideale per cucinare. Manca ancora la cappa sospesa, quella che aspira gli odori: dovrebbero regalarcela due amici, a breve. Per stasera dovrò farne a meno.

Il primo: fusilli alla vesuviana, con pomodori a pezzetti, formaggio grattugiato, mozzarella a dadini, origano a volontà, olio e sale. La ricetta originale prevede il pecorino romano grattuggiato. Io ho deciso di sostituirlo con reggiano grattugiato fresco, comprato a Pordenone in una latteria dove caseificano ancora il formaggio come una volta. È meno pesante senza perdere gusto.

Arriva Lara, la mia compagna. Non gradisce il fumo del sigaro, ma ha deciso permetterci di fumare in soggiorno, regalandoci questa serata con la sua consueta generosità, accompagnandoci durante la cena per poi “defilarsi” in camera durante la nostra fumata.

Non c’é antipasto, ma in cucina ci tagliamo un paio di fettine di prosciutto San Daniele tagliato a mano da noi. Il prosciutto ce lo ha regalato il papà di Lara

Servo il primo. Daniele chiede un peperoncino per arricchire e personalizzare il suo piatto. A lui piace un pò piccante. È fortunato! Domenica scorse un caro amico di Milano, in piazza del Duomo mi ha regalato un flaconcino contenente una miscela di spezie piccanti, cresciute con amore nel suo terrazzino, tra le quali spicca il famoso Habañero, la spezia  più piccante al mondo. È originaria del sud America. È talmente piccante che il milanese mi ha consigliato,prima di aggiungerlo ad un piatto, di provarlo prima inserendo uno stuzzicadenti asciutto e portandolo alla bocca. Daniele ne mette un pizzico sulla forchetta e lo aggiunge ai fusilli. Io faccio lo stesso: dopo poco la mia bocca arde di un calore intenso, ma piacevole. Molto buono. Accompagniamo il tutto con un cabernet franc. Vino non molto corposo, ma adatto ai piatti della serata.

Arriva il secondo: tagliata di manzo alla piastra. Una ricetta molto semplice con sale grosso e rosmarino. La carne cuoce senza grassi. L’olio viene aggiunto a crudo, dopo la cottura. Le fette di manzo sono lasciate a insaporire in un vassoio, coperto con la stagnola. Dopo cinque minuti sono pronte da servire.

Niente contorno: é troppa l’attesa per il sigaro.

Il palato é ora pronto. Ci accomodiamo in poltrona, abbassiamo un pò le luci. Lara ci saluta e se ne va. Mettiamo un pò di musica. Io amo il pop e il rock, Daniele la classica. Suona la viola. Ha suonato anche con Riccardo Muti. Stasera dovrà accontentarsi del pop/rock, perché siamo a a casa mia.

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Vedo il  mio Nat Sherman sul tavolino. Lo scarto. Ne colgo l’aroma. Sublime! Accendiamo ognuno il suo sigaro. Daniele mi spiega come dovrebbe essere acceso il sigaro, ma io sono impaziente. La prima tirata é avida, troppo veloce. Poi rallento e mi allineo al ritmo della brace che arde lentamente. Accompagniamo la fumata  con la cioccolata e stappiamo, per l’occasione, un ottimo whisky, un single malt, regalatomi da uno che se ne intende. Non manca il bicchiere di acqua ghiacciata da sorseggiare subito dopo il whisky per amplificarne il sapore.

Ci siamo. Ci godiamo un’ora di pace e relax, chiacchierando, assaggiando e godendo del fumo che ci avvolge fino all’apoteosi del gusto che sta piano piano arrivando.

Qualcuno, questo, lo chiama paradiso.

Francesco