filtri sigarette

I filtri delle sigarette, introdotti a metà del secolo scorso principalmente come mossa di marketing per offrire un illusorio senso di protezione ai fumatori, si sono rivelati non solo inutili, ma anche estremamente dannosi per l’ambiente e potenzialmente per la salute. Diffusi in Italia a partire dagli anni Sessanta, hanno contribuito in modo significativo all’inquinamento globale.

Ogni anno, si stima che vengano gettati 4,5 miliardi di mozziconi, inclusi i filtri, che si trasformano in circa 800.000 tonnellate di microplastiche. Composti principalmente da acetato di cellulosa, questi filtri non sono biodegradabili. Sebbene possano fotodegradarsi grazie all’azione dei raggi UV, un processo che impiega dai 5 ai 12 anni, si limitano a frammentarsi in microplastiche, le quali finiscono per inquinare fiumi e oceani. È un fatto preoccupante che i mozziconi siano considerati il rifiuto più diffuso sul pianeta. Nonostante alcune aziende del settore pubblicizzino i cosiddetti “ecofiltri”, questi rappresentano anch’essi una strategia di marketing e, secondo uno studio del 2020, contengono comunque sostanze nocive per l’ambiente.

Per quanto riguarda la salute, la credenza popolare che i filtri riducano significativamente i danni del fumo è stata smentita da numerose ricerche scientifiche. Lungi dal proteggere dal rischio di tumori, i filtri potrebbero addirittura esacerbarlo, rendendo il fumo meno “forte” e facilitandone un’inalazione più profonda.

A differenza di molte altre sostanze inquinanti, i filtri delle sigarette non possiedono alcuna utilità reale, il che spinge a considerare la loro proibizione. Nonostante il fumo sia ampiamente riconosciuto come dannoso per la salute e l’ambiente, i filtri non sono ancora stati vietati da una legge comunitaria, e lo scenario attuale non sembra prevedere cambiamenti immediati. L’Unione Europea, ad esempio, ha emanato la Direttiva UE 2019/904 per limitare la produzione e l’uso di prodotti monouso come cannucce e piatti, ma non ha incluso il divieto dei filtri di sigaretta. 

Tuttavia, l’industria del tabacco è obbligata a sostenere le spese per la gestione dei rifiuti dei mozziconi e per le campagne di sensibilizzazione. Inoltre, le confezioni dei prodotti del tabacco contenenti filtri di plastica devono riportare un’etichetta informativa sull’impatto ambientale del filtro.

Sul fronte legislativo, in Italia è stato approvato al Senato un disegno di legge (DDL S. 765) che mira a obbligare i produttori all’uso di filtri naturali e biodegradabili, con la speranza che diventi presto legge. A livello internazionale, il Comitato Intergovernativo di Negoziazione dell’ONU, riunitosi ad agosto a Ginevra, ha discusso un trattato globale sull’inquinamento da plastica che include i filtri delle sigarette nella sua bozza. Tuttavia, non è stato raggiunto un accordo tra i Paesi coinvolti: mentre un allegato prevede restrizioni volontarie o obbligatorie per i filtri con meno plastica, un altro propone un divieto esplicito e completo. Stati come gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita si sono opposti a un approccio globale, preferendo agire in autonomia sulla gestione della plastica e dei rifiuti, rendendo le distanze tra le nazioni difficili da colmare e la definizione di un tetto alla produzione urgente ma non ancora attuabile.

Proibire totalmente i filtri delle sigarette non solo risolverebbe un enorme problema ambientale, ma potrebbe anche, paradossalmente, portare a una riduzione del numero di fumatori, dato che le sigarette senza filtro sono percepite come più forti e meno gradevoli.