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La Commissione Europea, sotto la guida di Ursula von der Leyen, sta preparando l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il controllo del tabacco (FCTC), una mossa che viene definita come l’ennesimo “autogol” di Bruxelles. Già il 9 ottobre, i ministri della Sanità dei Ventisette discuteranno a Bruxelles una bozza di posizione comune redatta dai servizi della Commissione, un documento che rivela una linea radicale e ideologica. L’obiettivo è sostenere, alla prossima Conference of the Parties (COP11) che si terrà a Ginevra il 17 novembre, misure che potrebbero seriamente compromettere una delle poche filiere ancora solide e interamente legali presenti in Italia e in Europa.

Il testo che la Commissione si appresta a recepire disegna uno scenario di smantellamento dell’intera filiera del tabacco e dei prodotti a base di nicotina, andando oltre la retorica burocratica sulla “tossicità ambientale” e la “riduzione della gradevolezza”. Tra le ipotesi di misure, definite “surreali”, vi sono la fissazione di limiti alle quote di produzione e vendita, inclusa quella destinata all’export, e la proposta di vietare l’utilizzo del filtro, che di fatto corrisponderebbe a un divieto totale per i prodotti attualmente sul mercato. Altre misure estreme includono la fissazione di un tetto massimo del prezzo dei prodotti, la creazione di un sistema di vendita pianificato e statale, la restrizione delle vendite basata sulla data di nascita, e la drastica riduzione del numero dei rivenditori legali. Inoltre, si prevede il divieto totale di vendita da parte degli operatori del settore, attraverso la creazione di soggetti terzi no-profit deputati alla produzione e distribuzione, oltre alla cessazione di qualsiasi forma di sostegno governativo alle aziende tabacchicole.

Gennarino Masiello, presidente di Unitab Europe e Ont Italia, ha definito queste misure un “disastro” e un “fulmine a ciel sereno”. Egli ha avvertito che questo approccio punitivo e distruttivo rischia di ammazzare famiglie e migliaia di posti di lavoro. La filiera del tabacco in Italia, che è il primo produttore europeo con un terzo del volume totale del continente, conta ben 100mila posti di lavoro. Questo settore strategico garantisce un fatturato legale di circa 23 miliardi di euro e un gettito fiscale annuo per lo Stato di 15,2 miliardi di euro. A livello agricolo, solo in Italia sono coinvolti 40mila tabacchicoltori. Complessivamente, in Europa, la filiera coinvolge 20.000 imprese, 50.000 ettari coltivati e 300.000 posti di lavoro.

La Federazione Italiana Tabaccai (Fit) e Masiello sottolineano che la logica dietro queste scelte non è la salute pubblica, ma una visione ideologica che ignora la realtà economica europea. La Fit denuncia un piano radicale e ideologico volto a distruggere la filiera Made in Italy. L’idea di vietare i filtri, misura che mira a ridurre l’inquinamento da microplastiche e l’attrattiva del prodotto, è considerata assurda, poiché i filtri riducono la concentrazione di sostanze nocive e la loro eliminazione spingerebbe i consumatori verso prodotti non controllati o il mercato nero.

Gli operatori del settore avvertono che limitare i punti vendita o imporre un divieto totale di vendita significherebbe regalare margini e mercato alla criminalità organizzata. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stima che il commercio illecito valga già oltre 1,2 miliardi di euro l’anno. L’Italia, che ha investito decine di milioni di euro in ricerca e innovazione per ammodernare le imprese e controllare l’intera filiera dal campo all’industria, si ritroverebbe penalizzata nonostante sia riuscita a contenere il contrabbando al -2%, ben al di sotto della media europea del 10%. L’Italia è anche il Paese che ha investito di più sui prodotti di nuova generazione, citando gli investimenti di Philip Morris a Crespellano.

Infine, la Fit critica la Commissione per aver scelto una “scorciatoia istituzionale”, cercando di utilizzare la COP11 per trasformare gli impegni globali in vincoli interni vincolanti, anticipando la revisione delle Direttive tabacchi e accise senza passare per il Parlamento europeo. Questo aggiramento dei processi democratici europei, affermano, rappresenta un “abuso di potere che erode la sovranità e la legittimità democratica”. La logica che sembra guidare Bruxelles, come già visto nelle politiche agricole, è quella di destrutturare l’economia e desertificare interi settori produttivi, rischiando di punire chi lavora secondo le regole e premiare chi opera senza regole.