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A Città di Castello Ismea, Università di Napoli Federico II, Università di Perugia e Unitab per fare il punto sulla tabacchicoltura.

Perugia, 20 aprile – Il futuro delle coltivazioni di tabacco italiane, tra le migliori a livello mondiale, è legato allo sviluppo delle ricerca e alla sostenibilità di un settore che in Italia impiega oltre 60.000 addetti che arrivano a 200.000 con l’indotto (comprese le rivendite di tabacchi) e che tuttavia soffre anche per l’impatto delle normative europee. Sono i temi principali affrontati oggi in un convegno che si è svolto a Città di Castello, in provincia di Perugia, nel cuore dell’Umbria, terza regione per produzione di tabacco con le sue 17.000 tonnellate annue.

L’incontro dal titolo ”Lavoriamo per il futuro della tabacchicoltura” ha fatto il punto sul progetto di ricerca, avviato nel 2010, che ha visto il coinvolgimento di Ismea, Università di Napoli Federico II, Università di Perugia, e Unitab. Il dibattito, cui hanno partecipato studiosi, politici e imprenditori, si è incentrato sulle proposte avanzate dalla Commissione europea, in particolare dalla direzione generale Sanco, per la revisione della Direttiva sui prodotti di tabacco, e ancora si è parlato di costi di produzione e di malattie che minano qualità e quantità dei tabacchi.

“Il primo obiettivo è ridurre i costi di produzione” ha detto Oriano Gioglio, direttore di Unitab. in rappresentanza dei produttori di tabacco. Infatti, ha spiegato Gioglio, “i tabacchicoltori si trovano in grandi difficoltà dopo la fine degli aiuti comunitari che coprivano il 50% del valore della produzione. E’ ovvio comunque che il mercato deve fare di più”. Sul fronte normativo, a livello europeo, ha continuato Gioglio “l’Italia sta cercando di fare fronte comune con i paesi produttori di tabacco ma preoccupano alcune modifiche che se approvate darebbero un colpo ai nostri tabacchicoltori soprattutto campani”.

In particolare desta allarme il divieto di utilizzo degli ingredienti per la produzione delle sigarette che rischia di annullare la produzione di varietà Burley, coltivata soprattutto in Campania e destinata alle sigarette ‘American Blend’, composte da miscele di diverse qualità che necessitano di essere combinate con ingredienti. Altro punto nodale delle modifiche della Commissione Ue la introduzione del ‘pacchetto generico’ che prevede pacchetti di sigarette tutti uguali, in tinta unita, al quale la filiera italiana del tabacco è ostile.

Il dibattito nella cittadina umbra si è imperniato anche sulla ricerca scientifica sia per l’uso razionale dell’acqua, affrontato da Enrico Fratteggiani, sia sulla lotta alle orobanche, parassiti del tabacco nell’intervento di Astolfo Zoina, docente dell’Università Federico II di Napoli. Inoltre, sono stati illustrati anche i risultati dell’indagine sui costi di produzione del tabacco Bright e l’individuzione di best practice dal prof Antonio Perri dell’Università di Perugia.

Infine, hanno partecipato a un’interessante tavola rotonda, tra gli altri l’assessore all’Agricoltura dell’Umbria Fernanda Cecchini, il parlamentare Walter Verini, la professoressa Ventura dell’Università di Perugia e il presidente di Un.I.Tab. Roberto Di Menno Di Bucchianico.

Fonte: Adnkronos