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Nell’anno 1635 fu istituito a Napoli un vero regime di Monopolio, le prime concessioni di coltivazione del tabacco nacquero nella capitale, nel Monastero di S. Chiara e nella zona di Lecce. In seguito agli inizi dell’ottocento fu Gioacchino Murat ad incoraggiare la coltivazione del tabacco in Campania, garantendo il ritiro e la sua collocazione presso le Manifatture, allora private, poichè si era avuta una contrazione di tale coltura.

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La Manifattura in un dipinto di Alfredo D’Amico

Con l’allontanamento della flotta Inglese, che aveva posto il blocco alle importazioni estere, durante il dominio Francese, ritornò la convenienza a coltivare tabacco al posto di cotone, cereali e leguminose, indispensabili materie in una situazione di isolamento mercantile. Con Ferdinando I fu creato il monopolio sia della coltivazione che della lavorazione, monopolio che dopo qualche decennio venne venduto, in privativa, al Principe di Torlonia. Dopo una certa espansione della coltura, nella quale primeggiava l’Erbasanta quale prodotto da fiuto, che vide interessato tutto il nostro Principato, sino alla piana di Salerno ed oltre, si ebbe una stabilizzazione della produzione che si realizzava soprattutto a Cava, Nocera superiore e piccole porzioni del territorio di Vietri.
Dopo l’Unità d’Italia venne concesso il beneficio della coltivazione da parte della Privativa di Stato che esercitava anche un controllo per stroncare il contrabbando, che era molto diffuso.
Nel 1841, il 9 luglio l’Intendenza del Principato Citeriore scrive al Sindaco di Cava, che i coltivatori usavano i “tacconcelli” (foglie piccole apicali) per rimpiazzare le foglie migliori, che invece di essere consegnate venivano contrabbandate. Nel 1845, vista la crescente produzione di tabacco nel territorio cavese, fu istituita a Cava, in località Passetto, una fabbrica succursale della manifattura di Napoli. Essa serviva a ricavare dalle foglie delle nicoziane il tabacco da fiuto, ed aveva una annessa Agenzia per la raccolta dei tabacchi greggi. A livello nazionale la Privativa, non avendo appagato le aspettative del Governo per quanto concerneva lo sviluppo e la redditività della coltura, fu sostituita, nel 1868, dalla Regia Cointeressata, fortemente voluta dall’allora ministro delle Finanze, Quintino Sella, che in questo modo associava all’industria statale dei tabacchi l’iniziativa e l’attività privata.
La convenzione ebbe durata di 15 anni. Dal 1884 lo Stato assunse di nuovo la gestione diretta del monopolio. Con provvedimento del 27/9/1893 fu creata la Direzione Generale delle Privative, coadiuvata da un Consiglio Tecnico dei Tabacchi, avente il compito di istruire circa le caratteristiche e le potenzialità redditive della coltura, nonchè sulle tecniche più aggiornate. I miglioramenti furono evidenti sia nella coltivazione destinata all’esportazione sia nelle coltivazioni sperimentali. Malgrado ciò, si ritenne che la produzione non raggiungesse livelli quantitativi e qualitativi sufficienti.

Regio Istituto SperimentalePer conferire nuovo impulso allo studio per il miglioramento qualitativo delle produzioni indigene e per la produzione di ibridi, fu istituito a Scafati, nel 1895, il Regio Istituto Sperimentale e di Tirocinio per la coltivazione del tabacco, fondato dal Dott. Leonardo Angeloni, che aveva sposato la signorina cavese Maria Di Mauro. Nell’anno 1927 la Direzione Generale delle Privative fu riorganizzata  nell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Ritornando a Cava, verso la fine del XIX secolo, con delibera n° 504 del 14/12/1872 la Giunta Municipale stipulò il primo contratto di locazione con la regia Cointeressata dei Tabacchi per la cessione dell’edificio comunale dell’ex Conservatorio di Santa Maria del Rifugio, finito di costruire per concorso di tutti i cittadini nel 1690 ed inaugurato il 5 maggio 1693. Tale fabbricato fu fondato da Padre Antonio da Olivera, francescano cappuccino e zelante missionario. Accoglieva ragazze di modesta estrazione sociale (le Oblate), che venivano educate da una badessa e da altre maestre secondo la regola del Terzo Ordine Francescano, descritta come segue: le oblate dovevano portare la testa rasata coperta da un velo, dovevano indossare una tunica di lana grigia e dovevano condurre una vita di clausura. La Congrega di Carità divenuta proprietaria del fabbricato e dei beni del Conservatorio per effetto della Legge del 3 agosto 1862, accettò successivamente la permuta con l’ex convento dei Padri Francescani, proposta dal Comune con delibera del 30 settembre 1867; la ratifica fu fatta il 24 agosto 1868 dal notaio Filippo D’Ursi. Il Conservatorio, divenuto proprietà comunale, fu utilizzato come caserma militare per un battaglione di fanteria distaccato a Cava. Con delibera n°56 del 2/4/1900 il Consiglio Comunale cedette gratuitamente lo stabile e solo nel 1912, grazie all’interessamento del deputato cavese Enrico De Marinis, già Ministro della Pubblica Istruzione, il trasferimento della Manifattura Tabacchi nel locale comunale divenne effettivo. Da allora prese avvio la produzione di sigari fabbricati a mano da circa 300 sigaraie, che arrotolavano il sigaro con l’aiuto di macchine artigianali e lo perfezionavano manualmente a tocchi di polpastrelli. Dalle denunce di esercizio del 1921 risulta che su 384 operai della Manifattura ben 357 erano donne, di cui 40 al di sopra dei 21 anni e 317 di età compresa tra i 15 e 21 anni.
La graduatoria delle aspiranti lavoratrici era compilata per ordine di robustezza fisica, stabilita dalla visita medico-fiscale. Le aspiranti così prescelte venivano sottoposte ad un periodo di esperimento per la durata di 150 giorni di lavoro, da effettuare anche a più riprese, durante il quale dovevano porsi in grado di raggiungere il limite minimo di guadagno giornaliero stabilito per lavori a cottimo, inoltre dovevano dar prova di capacità, operosità e buona condotta. Durante questo periodo veniva corrisposta la “mercede” giornaliera di lire 0,80. Alla fine dell’esperimento, veniva effettuata una nuova visita medica per riaffermare l’idoneità fisica. Le tirocinanti che superavano le prove suddette, erano iscritte nel ruolo del personale temporaneo, dopo quelle precedentemente ammesse; le altre venivano definitivamente licenziate, evenienza che poteva verificarsi anche durante l’esperimento per “indisciplinatezza” o cattiva condotta.

sigaraie_cavaCertamente l’occupazione femminile apportò un’altra serie di problemi e tra i tanti quello della cura dei figli. Così nascono gli asili nido nelle Manifatture Tabacchi, gestiti dallo stesso personale; a Cava fu costruito, nella zona sopraelevata dopo il secondo anello di fabbricati, un locale apposito, di cui sono rimasti solo due dipinti a parete, raffiguranti favole per bambini. L’opificio dal 1879 in poi dovette subire innumerevoli lavori di adattamento, per renderlo idoneo alla lavorazione del sigaro, con clausole ben precise; tanto è vero che nel 1887 si rese necessario costruire anche un forno per “abbruciare” il tabacco inservibile. Nell’anno 1912 poteva apparire stravaganza fabbricare il “Toscano” in Campania, ma la proverbiale modestia meridionale e l’accertata idoneità della condizione climatica di Cava, intervennero per precisare che era nato un ramo “cadetto” del toscano, denominato “Toscanello“. Nell’anno 1982, lo scrivente ebbe la fortuna di assistere alla nascita del sigaro Garibaldi“, fortemente voluto dall’eminente scrittore e regista Mario Soldati,appassionato di sigari chiari. Difatti, a Cava furono selezionati dal sottoscritto, assieme al Direttore della Manifattura pro-tempore, i tabacchi idonei, affinchè si producesse un sigaro marrone chiaro, meno marcato nel gusto, con ridotti contenuti di azoto totale e nicotina, più gradevole al palato e con un retrogusto più attenuato, rispetto al toscano tradizionale.
Il tabacco Kentucky, ibrido e caratterizzato nella zona di Benevento, risultò rispondente alle esigenze richieste dalla Direzione Generale. Tale selezione scaturiva da un patrimonio culturale, che l’Amministrazione dei Monopoli di Stato inculcava ai suoi tecnici, poiché si riteneva che la conoscenza profonda della materia prima, ossia del tabacco, fosse indispensabile per capire a fondo il processo tecnologico di lavorazione del sigaro italiano.

sri-lankaNell’anno 2001, con l’avvento della fascia per sigari, congelata e predisposta in bobine di plastica,  bagnata e sagomata nel lontano Sri-Lanka, si è verificata, per forza di cose, una vanificazione del bagaglio di esperienza, profuso per anni dal Monopolio e riservato ai tecnici delle Manifatture, in special modo per quelle che producevano sigari. In definitiva, a Cava è venuto a mancare il giudizio finale dei tecnici sulla destinazione definitiva dei colli di tabacco da utilizzare per i diversi tipi di sigari da produrre, ossia:T.Garibaldi (marrone chiaro),Toscano (marrone,tonaca di frate) o Extravecchio (marrone scuro).

In definitiva, apparterrà alla memoria storica di Cava l’operazione preliminare di cernita della fascia, che era finalizzata ad accertare sia le caratteristiche estrinseche che intrinseche del greggio, vista la penuria a reperire sul mercato, anche a prezzi elevati, del materiale fasciante. Si precisa, altresì, che un’ulteriore cernita veniva effettuata anche all’atto dello stendimento della fascia sulla matrice della macchina confezionatrice, con un risparmio della stessa sulla zona di sovrapposizione durante l’avvolgimento (circa 2 cm.). La tabella degli elementi qualitativi estrinseci accertava la struttura della foglia (o grana), il corpo fogliare, l’integrità del tessuto, la resistenza, l’intensità, la vivacità e l’uniformità del colore. La struttura della foglia, può presentarsi aperta (foglie mature), semiaperta, chiusa e compatta. Il corpo fogliare può presentarsi sostanzioso, abbastanza sostanzioso, medio e sottile. L’intensità del colore può variare da vivace, moderato, debole, pallido e livido. In maniera schematica, per quanto riguarda il colore e la resa delle varie corone fogliari, si effettuava la seguente classificazione:

  1. 3 gradi per la fascia A1D-A1M-A1MC (dove: D= marrone scuro; M= marrone, tonaca di frate; MC= marrone chiaro (foglie apicali e mediane alte) dimensioni minime cm.30×65;resa= 100%.
  2. 3 gradi, ricavo fascia (foglie apicali e mediane alte) A2D-A2M-A2MC; dimensioni min. cm.25×55;resa 75%.
  3. 8 gradi LEAF-identificate con B(apicali e mediane alte)  BD-BM-BMC-BKD-BKM-BKMC-BKV-BKK dove: K=gruppo misto;V=colore variegato, con difetti di cura.
  4. 2 gradi CUTTERS – identificate con C (prime mediane) CM-CMC
  5. 2 gradi LUGS – identificate con X (basilari) XM-XMC
  6. 4 gradi Misti-identificate con KV (gruppo misto con variegature nel colore) CXKM-CXKMC-CKKV-CXKK dove KK=qualunque colore variabile dallo scuro al giallognolo.
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Chiesa di San Vincenzo annessa alla Manifattura in un dipindo di Alfredo D’Amico

Bisogna precisare che la selezione preventiva teneva in considerazione la variabilità morfologica e strutturale delle foglie nella distribuzione fillotassica; difatti, dalle foglie basali a quelle apicali si passa da un tipo igrofita ad un tipo xerofita. Quelle basali hanno forma più rotondeggiante con il diametro max (trasversale) verso il terzo superiore della longitudine, le cellule si presentano più grandi, i vacuoli sono più ampi, gli spazi intercellulari sono più larghi, i cloroplasti ed i cromoplasti si presentano meno addensati (tale evenienza influenza l’intensità del colore dopo la cura a fuoco diretto), gli stomi sono meno numerosi e più grandi, presenti prevalentemente sull’epidermide inferiore; l’epidermide superiore è poco cutinizzata e presenta meno peli glanduliferi di quelle apicali; le foglie basali hanno meno nervature secondarie e  con angolo di inserzione meno acuto delle apicali, con inserzione alternata sulla nervatura principale; lo spessore della lamina  fogliare aumenta dalla parte prossimale a quella distale e dalla nervatura centrale ai bordi; la distribuzione della nicotina nella foglia ricopia, grosso modo, la distribuzione dello spessore ed aumenta dalle foglie basali a quelle apicali, assieme all’azoto totale e gli acidi organici non volatili. Di contro quelle apicali si presentano con il diametro max (trasversale) nel terzo inferiore, con una forma lanceolata; la struttura delle foglie apicali si regola in funzione della maggiore traspirazione, maggiore insolazione e maggiore ventilazione; l’ inserzione sullo stelo è acuta, ma variabile a seconda dell’altezza; le cellule si presentano più  piccole e con spazi intercellulari ridotti; il tessuto a palizzata si presenta serrato e a volte anche a doppio strato; l’epidermide è ispessita, con piccoli stomi e formazioni tricomatose. Le diversità tra le foglie delle diverse corone si accentuano in caso di cimatura della pianta, poiché, viene a mancare  la competizione tra foglie apicali ed infiorescenza. La cellulosa, lignina e ceneri diminuiscono da quelle basali a quelle apicali.

La selezione preliminare, effettuata in manifattura, prevedeva anche prove di combustibilità, in foglia ed in sigaro, senza l’uso di colla; tali prove venivano completate da prove di gusto sul tabacco greggio, prosciugato rapidamente all’umidità del 12%. La tecnologia moderna può coadiuvare, ma non sostituire, il tecnico esperto; difatti per accertare la maturità industriale, in pieno campo, si usa, attualmente, il metodo diagnostico NIRS (near infrared reflactance spectroscopy), ossia si sfrutta la riflettanza speculare di un raggio infrarosso incidente, da cui si può risalire direttamente alla composizione chimica della foglia. Inoltre, nella fase pre-manifatturiera si può effettuare una cernita elettronica grossolana delle foglie con l’aiuto di un colorimetro, che valuta la luminosità del colore, la cromaticità e la tinta, alla quale non deve mai mancare la selezione finale del tecnico. In un futuro prossimo, si può solo sperare che la crio-coservazione possa essere evitata, almeno per il prodotto di nicchia, come inizialmente era previsto dal piano industriale. Tale piano  prevedeva la confezione delle bobine in loco, ossia nella Manifattura di Cava, limitata al solo sigaro tradizionale cavese, come è avvenuto nella congenere di Lucca, per il ” Toscano Originale”, l’unico sigaro italiano confezionato totalmente a mano e senza fascia congelata.

Giuseppe D’Amore

Già Diret.di produzione presso la M.T.di  Cava
assegnato all’ I.S.T.di Scafati dal 2/5/2003,
riformato a C.R.A. dal 1/10/2004

Scafati 15/11/2004

 

Bibliografia: 

1) Dott. Prof. Giuseppe Murolo-Tabacco,manifattura e sigari della nostra Provincia – il Picentino – 2002

2) Dott.sa Beatrice Sparano – Fumi e profumi – Cava 2004