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Già lo scorso anno vivevamo in tempo tristi e questo, nonostante le promesse non è da meno… ma rischio di andare fuori argomento.

L’argomento che ho in testa è l’allegria, il piacere che dà il pranzo; tanto più quando è consumato con gli affetti familiari, che più del cibo o di altro rendono gioioso il pranzo di festa. Nonostante tutto, normalmente non rinunciamo ad appagare almeno in queste occasioni il nostro palato, che spesso è maltrattato a causa di mense aziendali, cibi precotti consumati al bar o tramezzini mangiati in ufficio e quant’altro.

Credo che bastino poche attenzioni e i giusti abbinamenti per dare soddisfazione anche al palato, possono cambiare da individuo a individuo, ma consentono di regalarti quei momenti di piacere e di relax, di cui spesso ci priviamo.
Vi dicevo che basta poco. E la mia idea di poco la applicherò per questo menù.

Qualcuno arriccerà il naso, specie chi, giustamente, ritiene che comunque non si debba rinunciare alla qualità per la mediocrità, ma se un titolo si può dare a queste mie scelte, è proprio Rinuncia e mediocrità; essere soddisfatti delle grandi qualità è normale, forse anche ordinario, ma trasformare insieme di qualità mediocre in grande soddisfazione è “divino”.

Rinuncia e mediocrità: come l’antipasto di gamberi (decongelati) e melone e le augurali uova sode farcite alla diavola, abbinati ad un bianco frizzante, senza tirar fuori una grande cantina.

Rinuncia e mediocrità: le crepes spinaci e ricotta con ragù di salsiccia da innaffiare con un rosato regaleali o con un vino rosso giovane (forse Mandrarossa o Settesoli, senza nomi altisonanti).

Rinuncia e mediocrità: l’arrosto di manzo ai funghi che accompagnerò da un Etna rosso sfuso, acquistato in locale enoteca.

Rinuncia e mediocrità: il tiramisù, ma alla ricotta per alleggerirlo delle uova, che accompagnerò con ciò che resta dello Zibibbo di alcuni giorni orsono.

Rinuncia e mediocrità: poi un amaro d’erbe dallo scaffale della grande distribuzione.

Rinun……… NO! In questo caso non credo si possa parlare di rinuncia e mediocrità, anzi credo che non centrino con nulla di quanto sopra scritto. Ci eravamo solo un pò viziati e abbiamo dimenticato il piacere di mangiare, non solo cose eccellenti, ma mangiare.
Sulla scelta tabagica sono indeciso se Toscano Originale, una carica di Italia in pipa Barontini o Capstan in Amorelli, queste le scelte che mi richiamano alla mente il menù per la loro “rotondità” non eccessiva.

Aldilà di quali siano le scelte culinarie e tabagiche; a tutti voi amanti del lento fumo…

Buona Pasqua e sempre Buone fumate!

Agostino Rapisarda