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Sul fumo

Da qualche anno stiamo assistendo ad una vera e propria crociata contro il fumo, senza esclusione di colpi e soprattutto senza alcuna distinzione tra le varie categorie di fumatori. Il fumo sta assumendo sempre più l’aspetto di un demone da esorcizzare ad ogni costo e la figura del fumatore sembra essere associata inesorabilmente a quella di un drogato incapace di dominare il proprio vizio.

Lo sappiamo tutti, il fumo fa male! Ma ci sono tante altre cose che fanno male. Bere alcolici, mangiare troppo, fare poca attività fisica, condurre una vista stressante, ecc. Ma a questo punto mi chiedo, per esempio, come mai in televisione sia vietata la pubblicità del tabacco e non quella degli alcolici o di altri prodotti notoriamente dannosi alla nostra salute. Come mai sulle confezioni di tabacco trovano posto quelle orribili scritte intimidatorie sui danni provocati dal fumo mentre sulle bottiglie di alcolici non c’è il benché minimo avvertimento sui danni causati dall’alcool? Concedersi una o più sigarette durante la giornata fa più male che bere uno o più bicchierini di bevande alcoliche? Fa forse meno male mangiare cibi che contengono elevate quantità di grassi? Eppure avete mai visto qualche scritta che ammonisce sull’uso eccessivo di questi prodotti?

Capisco benissimo le campagne pubblicitarie contro il fumo passivo. Nessuno ha il diritto di imporre ad un’altra persona di respirare il proprio fumo che, al di là della presunta nocività, può comunque dare fastidio a chi ci sta intorno. Quello che non capisco è l’accanimento contro il fumatore, sempre e comunque.

Non nego che tra i fumatori ci siano quelli che hanno un’elevata dipendenza nei confronti del tabacco e, in questo caso, non si può non essere d’accordo nel cercare di adottare possibili strategie al fine di annullare o quanto meno di ridurre questa dipendenza. Tanto più che, spesso, è il fumatore stesso che chiede di essere aiutato in tal senso. Ma ci sono anche quelli per i quali il fumo non costituisce una dipendenza o un’ossessione da cui liberarsi. Tutt’altro. Mi riferisco in particolar modo ad una certa categoria di fumatori di pipa e di sigaro per i quali il fumo costituisce un attimo di distensione e di serenità, una pausa dal ritmo spesso frenetico della vita. Non di rado questi fumatori dedicano al fumo solo pochi momenti della giornata, ritagliati in modo sapiente al fine di assaporare al meglio le delicate fragranze che si sprigionano dai loro tabacchi. Questi fumatori possono essere in tutto e per tutto paragonati ad un buongustaio che siede a tavola e che assaggia con parsimonia le diverse pietanze traendo da esse tutto il gusto possibile. Siamo cioè lontani dalla figura dell’ingordo che non ha altro scopo se non quello di riempirsi la pancia.

In quest’ottica, il fumo, così come la buona tavola, si inseriscono in una filosofia di vita che mette al centro il gusto per le cose belle senza perdere di vista il senso della misura e il rispetto del proprio corpo.

Io sono un fumatore di pipa da ormai 5 lustri. Sono sempre stato affascinato da questo oggetto, dalla sua storia, dalla sua capacità di sposarsi in modo eccellente con il tabacco per regalare al suo proprietario momenti di rara serenità. Mi concedo una, due fumate al giorno. Nel fumarla non ho mai avuto la sensazione di fare del male al mio corpo, comunque non più di quando passeggio in mezzo al traffico cittadino oppure bevo una tazza di caffè. L’ho invece sempre considerata come un potente antistress, un qualcosa in grado di regalarci momenti di puro relax oltre che offrici la possibilità di guardare il mondo e il fluire della vita con occhi più distaccati. La sto fumando adesso e ho l’impressione che le volute di fumo facciano da eco ai miei pensieri e alle cose che scrivo.

Anche qui, ripeto, è una questione di misura. Chi accende la pipa al risveglio e la spegne la sera prima di andare a dormire, dovrà interrogarsi sulle ragioni di questo comportamento e valutare seriamente la possibilità di cambiare direzione. Il fumo deve essere un piacere non un vizio e, come tale, bisogna dedicargli i momenti opportuni e la dovuta attenzione.

Anche inalare (mandare giù nei polmoni) il fumo è una pratica che differenzia il fumatore, lasciatemelo definire “intelligente”, da chi è “nicotina dipendente”. Il fumo deve essere assaporato tra bocca, naso e palato perché è in queste zone sensoriali che possiamo percepire le caratteristiche “nobili” del fumo. L’inalazione invece, oltre ad essere una pratica evidentemente molto dannosa per il proprio corpo, è responsabile a lungo andare di quella dipendenza che è la caratteristica distintiva di quasi tutti i fumatori di sigarette. Per questi ultimi non è importante assaporare il fumo, coglierne le sottili fragranze e i delicati aromi, quanto piuttosto ricevere la porzione di nicotina necessaria al loro organismo. Sono proprio questi fumatori i responsabili di quella che è poi diventata, nell’opinione comune, l’idea che il fumatore sia in ultima analisi un drogato. Chi rientra in questa categoria, fuma ovviamente sempre e solo la stessa marca e, quelle rare volte che cambia, lo fa solo con l’intento di trovare qualche sigaretta più leggera che gli faccia meno male.

Totalmente agli antipodi il discorso di chi fuma per il gusto di assaporare il fumo. Questi fumatori cambiano spesso tabacco. Non di rado hanno in casa decine di confezioni di tabacco, che scelgono in relazione alla particolare situazione e all’ispirazione del momento. E non potrebbe essere diversamente. Altrimenti sarebbe come mangiare ogni giorno sempre la stessa pietanza che, per quanto possa essere buona, alla lunga viene a noia, senza parlare del fatto che così facendo ci priviamo del piacere di provare cose nuove.

Quella di cambiare tabacco non è la sola caratteristica di coloro che fumano la pipa o il sigaro. Costoro sentono spesso l’esigenza di confrontarsi con altri fumatori, scambiarsi le miscele di tabacco, organizzare “serate a tema”, partecipare ai vari forum presenti in rete, condividere le proprie esperienze anche su altri aspetti del vivere, insomma di fare in modo che la propria passione si trasformi in un vero e proprio hobby e in uno strumento di socializzazione e di scambio culturale.

Alla luce di quanto detto mi pare si possa concludere che è quanto meno superficiale ridurre la questione del fumo a quella di una pratica da combattere ad ogni costo. Diverse sono le esperienze e gli stili di vita dei fumatori e non è possibile fare di tutta un’erba un fascio. Da questo punto di vista c’è da augurarsi che le persone acquistino una maggiore consapevolezza nel riconoscere nelle pratiche legate al fumo tutta quella serie di elementi positivi che, in questo articolo, si sono appena accennate.

Luigi Pirozzi