fassi laboratorio

Ciao Angelo!
Facciamo divertire i nostri lettori con questa intervista…
Ti ho conosciuto alla festa della pipa e, così d’istinto, mi sei sembrato un buon artigiano.
Hai una linea molto elegante, spero in futuro di vedere altri tuoi lavori dal vivo. 

Come hai iniziato l’attività di pipe-maker? Che ti ha fatto da maestro?
Il primo seme credo che fu depositato nel lontano 1974 quando, all’età di 16 anni e fumatore di pipa da due anni, presi il treno, da solo, e mi recai in visita alla ditta Caminetto dove fui accolto con estrema cortesia e disponibilità. Molto probabilmente chi mi accompagnò nel tour era niente meno che il padre di Roberto Ascorti. Non ho ricordi precisi di cosa vidi, ma le emozioni e il fascino che riempirono quel magico pomeriggio evidentemente lasciarono un segno indelebile. Da quel momento in poi la passione per la pipa si è alternata ad altri interessi, come spesso accade, per riaffiorare poi in modo definitivo e più consolidato dal 2000 in poi. Ripresi ad acquistare e ricevere in regalo svariate pipe, talvolta in modo forse al limite del compulsivo. La svolta fu nel 2007 quando mi recai allo smoke style di Bologna ed ebbi modo di conoscere personalmente la nuova generazione di pipemakers italiani e nello specifico Gabriele Dalfiume e Massimiliano Rimensi (Duca pipa) dai quali acquistai senza esitazione una delle loro creazioni, le prime di una lunga serie. Dopo Bologna, ovviamente, non poteva mancare Cagli, grande appuntamento degli appassionati della pipa.
E finalmente nel 2008, navigando in internet, il mio occhio cadde sul sito di Bertram Safferling, artigiano tedesco con esperienza trentennale, trasferitosi ad Egna (Bz), che proponeva corsi di manifattura pipe. Lo contattai e concordammo un full immersion a luglio. Come ho già dichiarato in altre interviste, in quei giorni indimenticabili, trovai un bravo maestro e un grande amico. Mi preme dire che sono e sarò un eterno apprendista grazie alla generosità degli amici artigiani che frequento e che mi dispensano continuamente consigli: oltre a Bertram, ci tengo citare, in ordine alfabetico, Amorelli, Armellini, Gilli, Rimensi, Santambrogio, Sordini, Tombari e spero di non dimenticare nessuno. E accetto sempre di buon grado suggerimenti anche da persone competenti anche se non necessariamente pipamakers, quindi rivenditori, appassionati o clienti. Ma tornando a come cominciai: dopo il mio solito soggiorno estivo brasiliano, vissuto con la frenesia di tornare in Italia per cercare le attrezzature, a settembre inizio la via crucis nei noti negozi di bricolage, ma senza trovare nulla di idoneo. Finalmente accadde quello che io considero un vero miracolo: tramite un amico, vengo in contatto con una persona che costruiva pipe per hobby e che disponeva di un’attrezzatura praticamente completa e aveva deciso di smettere. E così, nel giro di pochi giorni, il trasloco e l’inizio della magnifica avventura.

 fassi pipa sabbiata


Dove prendi ispirazione per le forme delle tue pipe?
Il voyeurismo che caratterizza la mia personalità è lo strumento che utilizzo per fare una vera e propria indigestione di immagini delle creazioni degli artigiani di tutto il mondo, cosa resa possibile oggi dal web. All’inizio mi sono forse fatto prendere la mano da una foga creativa un po’ maldestra che oggi sto cercando di arginare, per concentrarmi sulla ricerca di quei piccoli dettagli che, partendo dalle forme classiche, rendano una pipa “particolare”. Tanto per fare qualche riferimento, apprezzo l’incredibile pulizia e riconoscibilità del lavoro di Tombari, la unicità delle forme di Paolo Becker e le sue belle sabbiature, la fantasia di Rimensi; ma confesso un mio fortissimo debole per le pipe Foundation che trovo irresistibilmente attraenti e che sicuramente rappresentano la mia attuale ispirazione (spero non me ne vogliano Massimo e Giorgio Musicò). A tal proposito ho avuto modo di scambiare qualche idea con Peter Hemmer che è dotato di una incredibile sensibilità nell’individuare quei piccoli dettagli che fanno la differenza e di conoscere il lavoro di Gigliucci che trovo incredibile considerando da quanto poco tempo si dedica a questa attività. Ma per estendere i confini del mio sguardo potrei fare un’infinità di nomi stranieri, solo alcuni: Matzhold, Rasmussen, Balleby, Negoita, Former, Eltang e tanti altri.

 La radica come la scegli? Te la fai spedire su fiducia o vai direttamente dal produttore a sceglierla? Anni di stagionatura consigliata?
L’argomento radica è per me una nota dolente, non priva di frequenti frustrazioni. Ereditai, con le attrezzature, un certo quantitativo di radica molto stagionata di cui dispongo ancora qualche placca. Ma molte di esse presentano imperfezioni, spaccature e difetti vari. E allora ho cominciato a stabilire contatti con vari segantini, ma per ora, non me ne voglia nessuno, non ho ancora risolto il problema. Sono consapevole che nessuno può garantire la perfezione, ma quando guardo le pipe dei grandi artigiani non posso pensare che certi risultati siano il frutto di tanti scarti. Quindi, per rispondere alla tua domanda, per il momento mi affido con fiducia, anche perché non ho la competenza per scegliere personalmente le placche. Riguardo la stagionatura ho sentito svariate opinioni, ma nulla di certo e scientifico. Sicuramente una radica fresca non fumerà bene, ma onestamente non sono riuscito a capire chi racconta la cosa giusta: c’è chi dice che dopo un anno il legno non subisce ulteriori modificazioni, chi dice che prima dei 10 anni non va utilizzata . . . sarò grato a chi mi deluciderà in merito. Temo tuttavia che l’attenzione del segantino sia diversa a seconda che abbia di fronte un piccolo produttore sconosciuto o un artigiano affermato e ne posso comprendere ed accettare, mio malgrado, le motivazioni. Dedicando un tempo limitato al pipemaking desidererei tanto che la bellezza e la perfezione della radica mi aiutassero a dare anche il meglio di me.

 fassi pipa boccetta

Adesso un argomento che potrà sembrare polemico ma che interessa molto anche a me e molti nostri lettori…
Quando deve costare una buona pipa d’artigianato? 
Ti espongo prima io la mia ipotesi, poi rispondimi te: ho già fatto anche io come hobbista delle pipe e sono stato qualche volta in bottega da Bruto Sordini, mio padre e mio nonno sono artigiani quindi mi rendo anche conto cosa significa lavorare il legno, sto in bottega da babbo attualmente che è falegname e restauratore… credo di capirci un po’ di artigianato!
Io sono dell’idea che, considerando il costo dei materiali e le ore di lavoro, una pipa debba avere un costo che varia tra le 100 e le 250 euro circa.
Il prezzo finale naturalmente lo decide il risultato anche estetico e funzionale della pipa! Sopra questa cifra secondo me si paga altro, magari se la firma è storica, se la qualità della radica è al di sopra di una qualità incredibile, se la forma è particolare e il pezzo è unico. Te cosa ne pensi?
Questo è un argomento a me molto caro perché fa parte del mio stile di vita in generale, riguardo a tutte le attività umane. A prescindere dai costi di produzione di qualsiasi manufatto o prestazione professionale, nella maggior parte dei casi il tempo di mano d’opera è determinante sulla qualità del prodotto finale; ma questo è profondamente diverso da un’attività ad un’altra. Ovviamente anche le attrezzature di cui si dispone possono avere un grande peso su questo aspetto. A tal proposito ritengo ci sia un po’ di confusione sul concetto di “fatto a mano”, ma non voglio uscire dal tema. Senza fare nomi, ci sono evidenti esempi di pipe di fascia di prezzo bassa, tra i 60 e i 180 euro che sono gradevolissime alla vista e ottime da fumare. L’importante che l’utente abbia le idee chiare su cosa cerca e sia consapevole di come sta spendendo il suo denaro. Il mio pensiero è che da una certa cifra in poi la differenza la fanno i dettagli e il tempo e la dedizione che hanno richiesto per essere realizzati. In altre parole, oltre una certa cifra, stiamo fondamentalmente parlando di aspetti estetici ed artistici e, se vogliamo, collezionistici. Personalmente non ho nessun atteggiamento polemico nei riguardi di artigiani che avanzano richieste economiche molto elevate, dopotutto, non l’ha certo ordinato il medico di fumare con pipe costosissime e ci sono ben altri esempi più scandalosi di prezzi eccessivi, come, per esempio, la vendita di un farmaco di marca al prezzo dieci volte più alto della stessa molecola del farmaco da banco. E come in tutte le attività commerciali anche la notorietà del marchio può incidere; ma questa notorietà, se raggiunta in modo lecito, non vedo perché non debba essere riconosciuta. Il mercato offre talmente tante alternative che nessuno rimane senza la sua pipa. Riassumendo: credo che chi non ha esigenze estetiche particolari probabilmente può contenere la spesa tra i 60 e i 150 euro, ma mi intristisce un po’ quando qualcuno ironizza sul prezzo di pipe in cui è evidente una ricercatezza che inevitabilmente ha richiesto molto impegno e molte ore di lavoro all’artigiano, mi sembra poco rispettoso.

 E invece una pipa per funzionare bene quali caratteristiche deve avere? Basta la forma e una buona radica stagionata?
A questa domanda spero di rispondere con tutta l’umiltà che è d’obbligo per un artigiano agli esordi come me. Credo di aver capito che la qualità della fumata, ma sono pronto ad essere smentito, dipenda per un buon 80% dalla qualità della radica, intesa come provenienza; poi è fondamentale l’attenzione nella fase della bollitura delle placche ed infine la loro tanto discussa stagionatura. Poi si parla molto delle forature, il loro diametro, la conicità e soprattutto l’assenza di camere di espansione, come, per esempio, quella che si può creare quando il perno del bocchino è più corto rispetto alla profondità della sua sede nel cannello. A tal riguardo ho esperienze personali di pipe che non rispettano quest’ultimo particolare e che fumano benissimo e altre pipe che invece sono impeccabili, dal punto di vista “ingegneristico”, ma non godono della stessa funzionalità, quale sarà la verità?
Riguardo la forma certamente credo si possano percepire differenze a seconda degli spessori del legno, della lunghezza del cannello e forse anche dell’orientamento delle fibre, aspetti che possono interferire con la freschezza della fumata e quindi la valorizzazione degli aromi. Ma il mio modesto parere personale è che queste differenze siano di gran lunga meno determinanti di quanto non si senta disquisire nei “salotti pipari”. Non tralasciamo un aspetto fondamentale: a parità di pipa la differenza la fa anche la tecnica del fumatore.

 pipa freehand

Che cos’è una pipa “bella”?
E’ innegabile che esistano degli aspetti oggettivi nella bellezza di qualsiasi oggetto, ma poi esiste una tale varietà di gusti individuali che fondamentalmente mi porta a pronunciare una frase tristemente banale “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Tant’è che più del 50% delle pipe che produco e mi sono divertito nella loro realizzazione, non le acquisterei mai per me. Detto questo, non vorrei ripetermi, ma ritengo che l’insieme di piccoli dettagli, sullo stesso meccanismo dei messaggi subliminali, è quello che può fare la differenza tra due pipe apparentemente quasi uguali, ma in realtà estremamente diverse. Anche le piccole asimmetrie, tipiche delle pipe “non smacchinate” o, se vogliamo, “fatte a mano”, credo contribuiscano molto nel determinare l’effetto del risultato finale. E’ noto a tutti che se prendiamo la fotografia di un viso bellissimo, la dividiamo a metà e ne uniamo le due parti destre e le due parti sinistre i risultati sono inquietanti. Ultimamente sto dando molta importanza anche all’aspetto tattile: mi sto sforzando di conferire una sensazione vellutata alle superfici, tant’è che quando qualcuno mi chiede se può toccare una mia pipa, io rispondo:”devi toccarla”.
Ma per esprimere un parere personale, spesso mi lascio colpire da forme molto stravaganti e articolate, per fare un esempio, alcune pipe di Tokutomi, ma poi, quando torno lucido, mi lascio incantare di più dalla sobrietà di una nuvola di Tombari, dall’irresistibile appeal delle Foundation o magari dalla originalità del design di Negoita, e ne potrei citare molti altri. Penso che l’istinto sia una delle componenti più importanti nella scelta di una pipa che ti piace; forse a volte accade qualcosa di magico in cui non si capisce se sei tu che hai scelto la pipa o se è la pipa che ha scelto te. Forse non è molto diverso da quello che accade in amore.

Come hai cominciato a fumare la pipa e quali sono i tuoi tabacchi preferiti?
Quando avevo 14 anni mio padre acquistò una Savinelli per tentare di smettere con le sigarette. Fallito il tentativo, non ricordo nemmeno come, la caricai e cominciò l’avventura, condivisa poi con un compagno di liceo che, dopo tanti terribili aromatizzati, mi fece conoscere il mondo dei latakiosi, rubandone una presa dal barattolo di suo padre. Attualmente adoro esplorare il mondo dei tabacchi, ne acquisto sempre di svariati tipi. Non amo gli aromatizzati, apprezzo alcuni aromatici naturali, ma non mi faccio mai mancare un latakioso (Old Ironside, Torina, il recente Lagonda), una latta di Orlik Golden Sliced (tabacco meraviglioso) e una busta di Forte, tabacco molto virile che talvolta uso come digestivo.

fassi lavoro

Quali sono le difficoltà che incontri nel mercato della vendita dei tuoi lavori? Cosa pensi di aver bisogno?
Non essendo al momento prioritario per me l’aspetto commerciale, non ho ancora indagato quali strategie possano essere più opportune e produttive. Fino ad ora le conoscenze dirette, le manifestazioni del settore e i vari forum di discussione rappresentano i canali per farmi conoscere. Mi rendo conto che per fare il salto qualitativo sia necessario fare altro, ma credo anche che sia necessario essere sicuri del prodotto che si offre. Non credo di fare il finto modesto se dico che non oso, al momento, bussare alla porta di canali ufficiali. Sicuramente posso dire di aver notato parecchia diffidenza; ho vari amici che ho conosciuto nell’ambiente delle pipe che, quando li incontro alle manifestazioni, se si fermano al mio banchetto, si chiacchiera, si scherza, si fuma insieme, ma spesso non guardano nemmeno se le mie ultime pipe sono più belle delle precedenti. Credo sia insito nella mentalità italiana, forse più incline a preferire la sicurezza del marchio consolidato, piuttosto che sperimentare nuovi entusiasmi. Ovviamente, in periodo di crisi, posso capire che non si spendano volentieri 100 o 200 euro al buio. Di cosa io possa aver bisogno francamente non so; dico solo che ogni volta che lavoro su una pipa nuova cerco di far tesoro delle critiche ricevute, dei difetti che io stesso ho riscontrato e cerco di evitare. Mi sforzo di non avere più la smania di finire, ma anche così, sono più le volte che non sono soddisfatto piuttosto che si. Poi credo che le cose, se è destino che accadano, arriveranno. Certo è necessario rimanere nell’ambiente, farsi notare, con discrezione, altrimenti non posso certo aspettare che qualcuno venga a cercarmi a casa. Per altro non credo nemmeno che una politica di prezzi super ribassati possa essere quella corretta, inoltre la troverei assolutamente scorretta nei confronti di chi di pipe ci vive e svilente per il mondo della pipa italiana che personalmente considero non solo una macchina da fumo (come diceva Alfred Dunhill), ma anche un, seppur modesto, oggetto d’arte.

Mi puoi descrivere il mercato dei fumatori italiano? Secondo te dove possiamo migliorare e dove siamo meglio di altri paesi?
Premesso che ho una conoscenza parziale del mondo dei fumatori italiani, limitata a quelli che frequentano i fora, i negozi e gli eventi vari del settore, penso fondamentalmente che esistano due grosse categorie: quella del fumatore puro, che possiede le sue 10 o venti pipe, che spesso fuma lo stesso tabacco da anni e quella del fumatore/collezionista che possiede sicuramente un numero di pipe superiore alle sue necessità, ma che riceve un piacere quasi feticistico nel possederle, nel toccarle e nella scelta di quale fumare in quel determinato momento.
Non conosco la realtà degli altri paesi, quindi non posso fare paragoni; ho solo il sentore che esistano realtà dove c’è più entusiasmo e forse meno psicosi da crisi. Non sono certo tempi in cui sia facile proporre un certo tipo di prodotto al prezzo adeguato. E comunque ribadisco una mia sensazione: l’utente italiano è diffidente, non si lascia andare; basta guardare alle fiere le facce tese di chi si avvicina ad un banchetto, soprattutto se si tratta di un nuovo artigiano: poi finalmente chiede il prezzo e improvvisamente, la pipa che tanto lo aveva colpito, forse pesa troppo, forse ha il fornello poco capiente, il bocchino non lo convince, il raccordo testa cannello è troppo stravagante … tutto questo trovo sia estremamente divertente.

fassi mani

Qual’è la cosa più bella o simpatica che hai vissuto da fumatore o da artigiano in questo mondo di lento fumo?
Il mio carattere espansivo mi porta ad arricchire facilmente la mia rete sociale ogni volta che inizio una nuova avventura e frequento un nuovo ambiente. Devo dire che nel mondo della pipa è veramente molto raro fare incontri spiacevoli, ho conosciuto tante persone nuove estremamente gradevoli, spesso molto colte e talvolta piacevolmente originali. Ma se dovessi citare un episodio particolarmente significativo sceglierei ciò che mi è capitato alla fine dello scorso anno: lo staff dell’Accademia del fumo lento, un forum che frequento da tempo, hanno proposto a me ed altri tre pipemakers “hobbisti” di costruire una pipa passandocela di mano in mano sulla falsa riga del “Running Pipe”, iniziativa che i proprietari del negozio “Al Pascia” di Milano avevano messo in atto pochi mesi prima, facendo costruire una bellissima pipa da 12 affermatissimi artigiani danesi. Ma la cosa che mi ha veramente toccato il cuore è che, senza che io chiedessi nulla, gli amici di Adfl decisero di vendere questa pipa che abbiamo realizzato attraverso una lotteria e di destinare l’intero ricavato alla mia onlus (Horizonte Italia Brasile onlus, www.horizontebrasil.org ) che gestisce un asilo per bambini con difficoltà famigliari nel paesino dove, con la mia famiglia, trascorriamo parecchi giorni all’anno. Ed alcuni dei frequentatori del forum hanno dimostrato continuità destinando quest’anno il loro 5×1000 a favore della mia onlus o addirittura versando dei contributi diretti. Evidentemente la pipa… scalda anche i cuori.

Un saluto ai nostro lettori!
La pipa è un oggetto straordinario e fumarla è quasi una pratica zen. Aiuta a riflettere; lo diceva anche Albert Einstein in una sua famosa frase: “prima di rispondere ad una domanda, bisognerebbe sempre accendersi la pipa“.
Purtroppo è caduta nel vortice della pur sacrosanta campagna anti-fumo, ma azzarderei un aforisma da me pensato: la pipa sta al tabagismo come un bicchiere di buon vino rosso sta all’alcolismo.

Scheda attività e contatti di Angelo Fassi Pipe http://www.gustotabacco.it/produttori/milano/fassi-pipe