Sfide da vincere

Ho rivisto Il pranzo di Babette, film di Gabriel Axel tratto dall’omonimo romanzo di Karen Blixen. La protagonista: una gran cuoca che è dovuta scappare dalla Francia, cucina da Dio e lo fa soprattutto perché vuol bene ai suoi clienti ed amici. Il suo è un modo d’essere accogliente ed ospitale.

A fine agosto ho partecipato, al Meeting di Rimini, ad un incontro con Paolo Cevoli. Il notissimo comico bolognese, che ha raggiunto la notorietà con Zelig impersonando l’assessore Cangini Palmiro da Roncofritto Superiore, ha raccontato di sé. La sua famiglia era proprietaria di una pensioncina a Riccione. E il giovane Paolo, prima di calcare i palcoscenici e partecipare alle pubblicità con Valentino Rossi, ha fatto il cameriere, ha servito a tavola nel piccolo ristorante di casa. Il padre gli ha sempre raccomandato di voler bene alla clientela: il lavoro gli sarebbe andato molto meglio e gli ospitati sarebbero rimasti più che soddisfatti. Ancora accoglienza e ospitalità.

La terza settimana d’agosto sono andato (insieme a mio fratello Aroldo e a mio nipote Andrea) in pellegrinaggio a piedi da Fermo ad Assisi passando per i Sibillini e Colfiorito: 140 km circa di antichi sentieri. Oltre al paesaggio e alla natura, la cosa che mi ha sorpreso è stata proprio l’ospitalità. Ad Amandola le monache benedettine hanno preparato una cena succulenta in un luogo bellissimo: la terrazza che guarda la montagna e la vallata del Tenna. Don Paolo de Angelis ci ha accolto in una specie di eremo dove, al mattino, fra’ Giacomo ha preparato latte di capra e formaggio con basilico e noci. Più avanti, al convento francescano di san Liberato, padre Pierluigi ci ha proposto, oltre alla grigliata di carne per pranzo, delle stupende tagliatelle, per cena, preparate da lui stesso. Il top l’abbiamo raggiunto presso la trattoria La Fonte di contrada La Valle di Cessapalombo. La famiglia di Giuseppe, Ilenia e Federica Andreozzi, insieme a Simone Evangelisti (marito di Federica), gestisce questo locale con gran simpatia e maestria nei piatti (una tagliatella al cinghiale indimenticabile!) offerti con il sorriso agli avventori tenuti nella massima considerazione. Ecco la ricetta: considerazione!

Mons. Mario Lusek, direttore nazionale dell’Ufficio CEI per il Turismo, Sport e Tempo libero, partecipando ad un incontro sull’ospitalità promosso a Penna San Giovanni dalla Perigeo Onlus, ha ricordato che il turista, cioè il visitatore deve essere considerato come un visit-attore, un uomo che va reso protagonista.

Infine, un’iscrizione. Sulla porta Camollìa di Siena, c’è una scritta. Dice: Cor magis tibi Sena pandit. Più della porta Camollìa, Siena ti apre il cuore.

Pensate che rivoluzione copernicana sarebbe se le nostre città marchigiane, i nostri ristoratori, i nostri albergatori e negozianti, la nostra gente insomma, sposasse sempre e in ogni caso questa filosofia dell’accoglienza… Tornando da Assisi in auto, ci siamo fermati a Colfiorito. Mio fratello ha indicato un locale del centro dove il menù è sopraffino. Abbiamo mangiato bene ma senza uno straccio di sorriso da parte del personale, considerati quasi come una seccatura, con le voci di discordia che arrivavano dalla cucina e non solo. Prima di andarcene, ho vergato una specie di dedica alla giovane (tra l’altro carina) che gestisce il locale. Ho scritto: ottimo il cibo, onesto il prezzo, da registrare il senso di accoglienza.

Mi ha mandato a quel paese.

Conseguenza: non mi fermerò più in quel locale. Mi sono scritto il nome sull’agenda. Per non dimenticarlo.

Fate lo stesso anche voi, nei vostri giri.

Vediamo se funziona.

Fonte “Il gusto della Vita”