pipa_mare

Fumava la pipa da ormai più di quarant’anni, e di pipe ne possedeva  circa cinquecento, negli ultimi venti anni, però, non ne aveva più acquistate. Eh, sì! Erano già trascorsi da quando non c’era più sua moglie.

Lei, cassiera di banca quarantenne, da poco trasferita finalmente nella filiale vicino casa, si era tolta la vita. Dopo essere stata accusata, ingiustamente, di aver sottratto una cifra ridicola: 5000 lire; subito additata a ladra, lei, lei che era sempre stata irreprensibile nel suo lavoro. Il direttore della filiale si disse costretto ad avvisare l’autorità giudiziaria. Solo due giorni dopo erano venute fuori, quelle misere poche lire. Erano proprio lì, incastrate nella macchinetta del conta banconote che però li aveva comunque contati, e questo fu la causa di tutto, sarebbe stato sufficiente non accusarla subito, con così tanta leggerezza, non umiliarla, darle il tempo di controllare tutto per bene, tutto quell’ambiente che le era ancora sconosciuto; visto che era arrivata a quello sportello, in quella filiale, da appena un mese.

Non aveva fatto sapere nulla a Claudio, anzi quando si erano visti in quella mezz’ora del pranzo, si era mostrata serena ed era sembrata felice quando Claudio le aveva detto che quella sera dovevano andare a cena, ma in quel momento non sapeva ancora le intenzioni del direttore, sebbene dentro fosse tormentata. Claudio, da appena un mese, andava a lavoro mezz’ora prima ed usciva mezz’ora dopo con il solo obbiettivo di poter fruire di un’ora di pausa pranzo. Di certo non per mangiare chissà cosa, ma per schizzare, pipa accesa serrata in bocca, a comprare due panini con quell’ottima porchetta che solo il fidato amico Ercole gli dava birra e una lattina di Fanta e precipitarsi dalla sua Monica per mangiare insieme.

Claudio, operaio metalmeccanico  dal carattere sanguigno e passionale, prorompente, se solo avesse saputo come era stata trattata non ci avrebbe pensato due volte a mettere qualcuno testa a mollo nella tazza del water.  Era colmo di felicità, la sua Monica era stata trasferita vicino casa e così lui con un po’ di sacrificio riusciva a vederla anche a pranzo e soprattutto lei si sarebbe evitata quelle alzatacce e quei trenta chilometri di bus, con tutti i brutti incontri che spesso capitavano; inoltre era arrivati al giro di boa, solo altri dieci anni ed avrebbero estinto il mutuo.

Festeggiare con Monica, diverse ore di straordinario nello scorso mese ed un po’ di parsimonia nella sua passione per la pipa: tagliando il suo tabacco preferito con il 50% di Comune anziché il solito 10%; con la fatica ed il risparmio si era concesso la cena prenotata, questo quanto aveva detto a Monica, le aveva celato, al solo scopo di farle una sorpresa, un bellissimo “brillocco”, un anellino con un piccolo diamante mentre lui si era concesso una favolosa Brebbia Silver Star. Già sentiva il sapore del MyMixture nella sua nuova Brebbia.

Nulla di tutto questo sarebbe successo. Il Maresciallo De Sartis, loro vicino di casa e vecchia gloria dell’Esercito ora in pensione, granitico fumatore di Toscano Originale  esclusivamente ammezzato, certo ammezzare un Originale è un vero peccato ma guai a dirglielo; proprio lui  aveva trovato quella sera Claudio in salotto, piangente ed inginocchiato, ai piedi di Monica che penzolava da quel cappio legata al gancio del lampadario; resistente quel gancio, lo aveva montato proprio Claudio. De Sartis era entrato per seguire Billy, il suo bulldog, che avendo trovato la porta di casa di Claudio e Monica socchiusa era entrato, visto che loro gli davano sempre qualcosa di buono da mangiare. Ora era fermo accucciato accanto a Claudio. Si era ritrovato così davanti a quella scena pietosa.

Erano trascorsi 20 anni, venti anni di solitudine, non avevano avuto figli e non si era nemmeno risposato. Il mutuo era stato estinto dieci anni fa, ma non c’era stato nulla da festeggiare. Dopo la morte di Monica il suo carattere da solare, sanguigno ed estroverso era profondamente cambiato: cupo, introverso, remissivo. Dentro: Odio, tanto odio. Odio verso chi, come poi  venne a sapere nel giorno in cui salutò per l’ultima volta Monica, l’aveva irresponsabilmente accusata di furto. Il direttore della filiale in cui lavorava Monica, il Dott. Trebbi, in poco tempo si era fatto trasferire in altra sede sebbene abitasse a pochi isolati dalla banca. Ma era voluto scappare, scappare dallo sguardo di Claudio, che quasi si nascondeva dietro alle volute di fumo della pipa, ma che era carico di odio e che quelle spirali di fumo lo rendevano pauroso, più di qualsiasi altra minaccia.

La sola compagnia che era rimasta a Claudio, erano le sue cinquecento pipe. Specie da quando era andato in pensione, erano solo le sue fumate che gli davano la forza di andare avanti; ogni fumata gli riportava alla memoria i momenti in cui fumava insieme a lei: le battutine, i giudizi, i consigli e persino i rimproveri che arrivavano puntuali, ogni volta che a fine fumata soffiava dentro il bocchino sporcando inevitabilmente il pavimento, mentre lei era affaccendata a pulirlo. Adesso nessuno più puliva il pavimento mentre lui fumava. Non aveva mai fumato, in quei venti anni, la pipa che aveva comprato per quel giorno, la Brebbia Silver Star. Solo guardarla lo riportava a quel momento, al  bellissimo corpo di Monica, che privo di vita, si stagliava al centro della stanza.

Una mattina, seduto sulla solita panchina, sotto quella palma ormai morta  a causa dell’implacabile punteruolo rosso e ripiegato il quotidiano appena letto e con l’immancabile pipa “tra i denti”, il suo sguardo va oltre il fornello della pipa da cui esce un filo di fumo, la sua “Dunhillona ” del 1982 caricata con dell’ottimo trinciato Forte. Soprabito grigio, cappello alla lobbia verde scuro e quella schifosissima sigaretta tra le labbra: era tornato, era lui, l’odiato Dott. Trebbi. Tolto  quel madornale errore, era tutto sommato un brav’uomo, ma a Claudio aveva rovinato la vita ed aveva posto le condizioni per cui Monica se l’era tolta. Quel giorno non mangiò nemmeno, lo stava pedinando ininterrottamente. Trebbi aveva fatto spesa, era tornato a casa, era andato a prendere la moglie ed una bambina, che Claudio ipotizzò essere la nipote; dopo cena era uscito di nuovo andando al circolo di Bridge e tre ore dopo ne usci dirigendosi verso casa. Erano le 23:15.

Ormai era scattato qualcosa in Claudio, voleva cancellare dalla memoria quel bruttissimo giorno e per farlo avrebbe eliminato colui che ne era stato la causa.
<<Dott. Trebbi?>>.
<<Sì? Chi è lei? Cosa vuol…..>>

Fu un attimo, Claudio si dirigeva con calma a casa, non aveva più la pipa in bocca, e non aveva più lo sguardo tirato e scuro di quei venti anni.

Trebbi giaceva a terra, davanti al portone di casa sua, la gola squarciata da orecchio a orecchio ed al centro del taglio, inserita a forza, la “Dunhillona” ancora fumante; sul petto di Trebbi l’affilato raschietto per pipa, sporco di sangue, letale. Il taglio era stato inflitto con tale violenza e forza, nonostante le vicissitudini e l’età Claudio aveva ancora un fisico vigoroso, che oltre alla giugulare era recisa anche la trachea, tanto che la pipa conficcata ne aveva il bocchino ben dentro. Un vento teso arrossava la brace nel fornello, consumando una  buona carica di Kentucky Bird, e spingeva il fumo, col suo inconfondibile aroma, nel percorso inverso dalla pipa alla bocca insanguinata dell’esanime Trebbi.

Sembrava che l’anima stesse uscendo, ma era l’odio di Claudio che si dissolveva in volute di “saporito fumo”.

Considerato quello che era successo con il suicidio di Monica, le tracce di saliva nella pipa e le impronte sulla pipa e sul raschietto praticamente aveva firmato l’assassinio di Trebbi. Il dott. Trebbi. Una volta intervenuta la polizia, non ci impiegò tanto a risalire al colpevole. A lui.

Poco prima delle dodici del giorno dopo, a casa di Claudio si presentò la polizia. La porta di casa era aperta, facendo pensare che l’assassino si era poi tolto la vita e voleva farsi ritrovare solo da morto: di conseguenza si precipitarono come delle furie in casa. Lui era in salotto, seduto alla sua poltrona, stava fumando.
<<Signor Claudio Cantone?>> – non ripose nemmeno.
<<Lei è in arresto per l’assassinio del Dott. Walter Trebbi. Prepari un bagaglio e ci segua>>
<<Solo cinque minuti!>> – risposte stavolta – <<finisco di rodare la mia nuova Brebbia Silver Star…..è da venti anni che aspetto di poterlo fare.>>.

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N.d.A.:  spero che questo racconto non abbia tediato nessuno. Era mia intenzione far capire, semmai ce ne fosse bisogno, attraverso questo breve e banale racconto, quanto le nostre pipe sono presenti nelle nostre vite: nei momenti più belli e nei momenti più brutti.

P.S.  Non affilate le lame dei vostri raschia pipe!

Buone fumate!