oltre il fumo

I segreti del sigaro Toscano racchiusi in un volume 

Il libro di Giuseppe D’Amore “Oltre il fumo, viaggio nel mondo del tabacco per sigari”.

 

Non si legge tutto di un fiato, non è per il grande pubblico. Il libro “Oltre il fumo, viaggio nel mondo del tabacco per sigari” dell’ottimo Giuseppe D’Amore è un manuale che svela agli addetti ai lavori i segreti del tabacco, della combustione, del fumo, del gusto. E li svela con dovizia di particolari, di rimandi a formule chimiche e a leggi della fisica con cui l’autore mostra una sorprendente confidenza. La pubblicazione è voluminosa, forse eccessiva, nelle sue quattrocentoquaranta pagine. Il percorso narrativo che parte dal tabacco, cioè dal fumo, “per andare oltre”, come recita il titolo, si srotola in venticinque capitoli, non tutti indispensabili, per spiegare i processi di trasformazione di un prodotto discusso che parte dalla terra per finire negli alveoli polmonari. E l’autore, gliene va dato atto, spiega con dovizia di particolari e con rigore scientifico i processi chimici che presiedono prima alla cura, poi alla fermentazione quindi alla combustione ed all’aggancio della nicotina all’emoglobina. Un aggancio fortunatamente ridotto per via della buona usanza del fumatore di sigari di non respirare il fumo. 
Insomma, la pubblicazione non è una esaltazione dei piaceri del fumo senza condizioni. Ma una giusta riflessione sui piaceri e sui rischi. Già nella prefazione l’autore si augura che il lettore-fumatore tragga dal volume una maggiore conoscenza dei piaceri e dei rischi legati al fumo e li tenga presente nella giusta misura ogni volta che accende un sigaro.

 

Particolari, aneddoti e segreti del sigaro

lavoro toscanoSfogliando il libro e scegliendosi i capitoli, la lettura diventa piacevole, impreziosita com’è di particolari ed aneddoti ai più sconosciuti. Certo, il capitolo “Strategie per ridurre i costi della costolatura della foglia” o quello, zeppo di formule non sempre comprensibili, “I composti meroterpenoidi nel tabacco”, appesantiscono il lavoro e appassionano poco il normale fumatore. Ma, ripetiamo, il libro è per quei cultori del rito del fumo che fanno del sigaro un compagno inseparabile di cui vogliono conoscere ogni segreto. 
Nei primi capitoli D’Amore ricostruisce non solo le ormai note origini della coltura del tabacco in Europa proveniente dalle Americhe, dove già nell’epoca precolombiana se ne faceva un uso farmaceutico, ma anche il suo radicamento in Campania e la sua lavorazione presso la manifattura di Cava dei Tirreni dove l’autore ha messo a frutto la sua riconosciuta professionalità per qualche decennio. E non rinuncia a raccontare l’aneddoto, abusato nella storiografia del Kentucky e della nascita del sigaro Toscano, che, come si intuisce dallo stesso nome, non è avvenuta in Campania. 
Correva l’anno 1815, nel cortile della manifattura tabacchi di Firenze era stato incautamente ammassato del tabacco Kentucky. La notte piovve, il cumulo di tabacco si inzuppò. Sembrava tutto perso. Ma un solerte ed intelligente tecnico pensò di non rimuoverlo e di farlo asciugare dal sole. Ma anziché asciugare, il tabacco prese a fermentare. Alle temperature dell’estate fiorentina s’innescò un procedimento chimico con rilascio di ammoniaca e grande disturbo delle narici (il processo chimico è ben spiegato nel capitolo diciassettesimo del libro). Nonostante ciò, il tabacco venne utilizzato per fabbricare sigari da vendere magari a basso prezzo, tenuto conto della qualità. Le cose andarono diversamente perché quei sigari scuri e storti furono  accolti con entusiasmo dai fumatori. 
L’aneddoto è divertente ma al limite della leggenda.

 

Consigli e suggerimenti per la degustazione

Va ricordato che il Toscano ha una singolare caratteristica: è costituito da una sola varietà di tabacco, il Kentucky appunto, usata sia per la fascia che per il ripieno e che gli conferisce quell’inconfondibile sapore che ben si associa a vini e piatti di sostanza. In generale, invece, i sigari, ed ancor più le sigarette, sono costituiti da miscele di più varietà di tabacco dalla cui composizione dipende in larga misura la fortuna del prodotto. 
Piacevole è la lettura del capitolo XX dedicato ai suggerimenti utili per la degustazione del sigaro. In esso il fumatore ritrova sue abitudini, coglie suggerimenti, comprende le motivazioni tecnico-scientifiche del piacere del fumo e perché le associazione fumo-caffè, fumo-vino hanno tanti estimatori. In tempi recenti anche al Toscano si è voluto dare una gamma di variazioni mantenendo fermo il principio della unicità della varietà ma addizionandola, di volta in volta, con caffè, grappa, menta rendendo il prodotto particolarmente gradevole. Ed è stata proprio la manifattura di Cava dei Tirreni, dove l’autore lavorava, il laboratorio di questo importante e fortunato prodotto. Ma non va taciuto che i Toscani addizionati, proprio perché gradevoli, aumentano la voglia di fumare e, quindi, la dipendenza. Cosa che non è sfuggita ai solerti tecnici della Comunità Europea che hanno messo a punto una bozza di Direttiva per vietare l’uso di additivi nella produzione di sigari e sigarette. Qualora la norma proposta divenisse attuativa ne deriverebbe un danno rilevante alla fortunata “famiglia” del Toscano.

Dalla lettura del libro di D’Amore esce rafforzato il mito del sigaro Toscano. Un mito costruito in due secoli di vita e con una crescente popolarità fra tutti i ceti sociali a cui hanno contribuito uomini di cultura che si sono espressi in modo lusinghiero nei suoi riguardi: Nel freddo d’inverno il Toscano fortifica l’animo (Stendhal); Un mezzo Toscano e una croce di cavaliere non si negano a nessuno (Vittorio Emanuele II); Un buon sigaro Toscano è sempre fonte di buone ispirazioni (Pietro Mascagni); Il Toscano è un sigaro per uomini alticci e virili (Indro Montanelli). Il Toscano come oggetto di cultura e di culto. In questo senso il titolo del volume (Oltre il fumo) ci appare quanto mai appropriato.

 

Di Roberto Vincentini

Recensione redatta dal Segretario Nazionale – settore Tabacco- CISL.