L’invenzione dell’humidor, avvenuta a metà del secolo scorso, è relativamente recente se si considera che il sigaro era conosciuto da secoli. Da un punto di vista moderno, sicuramente, ci si può porre la domanda: come hanno potuto fare a meno di un oggetto, che al giorno d’oggi è così essenziale?

La risposta è molto semplice.
Il clima umido tropicale dell’America Centrale, dove nascono i sigari, è anche il luogo adatto per la conservazione. A queste condizioni il tabacco non si asciuga del tutto nè assorbe umidità in eccesso. Anche se il clima europeo differisce molto dal clima tropicale, può fornire tranquillamente le condizioni necessarie per la “sopravvivenza” del sigaro. In particolare la stagione estiva in alcune regioni pianeggianti dell’Europa è umida e calda, tendendo a creare un ambiente idoneo alla conservazione dei sigari. Ma in inverno con il freddo le situazioni peggiorano, e per i sigari diventa molto più difficile mantenere le relative qualità originali: il tabacco si deteriora velocemente.

Ai vecchi tempi, nelle case con i camini, i sigari venivano conservati in ambienti non riscaldati, nelle stanze sprovviste di camini, e quindi in condizioni ideali di umidità e temperatura. Fondamentale era la struttura delle case e dei castelli europei. In particolare le cantine: le pareti di pietra, le spesse porte di quercia e le pannellature di legno sulle pareti interne fornivano le circostanze ideali per la conservazione, diventando degli enormi humidor, in cui i sigari, avvolti nelle stoffe, potevano essere conservati a lungo.

Non sarebbe emersa la necessità di un sistema diverso di conservazione specifico se, alla fine degli anni cinquanta non fossero entrati in funzione in molti paesi europei i riscaldamenti centralizzati che, al contrario del camino, mantenevano uguale in tutti gli ambienti sia l’umidità che la temperatura. L’Europa si “riscaldava” e allo stesso tempo si “asciugava”. È naturale che questa siccità, si ripercuotesse sui sigari in vendita, che non sopravvivevano a lungo sugli scaffali dei negozi.

La prima persona che ha rivolto la sua attenzione a questo serio problema è stato Zino Davidoff, al suo rientro in Europa da Cuba. Per un uomo che aveva imparato tutti i segreti e le sfumature del sigaro, la differenza nella qualità di uno stesso sigaro fumato nella terra natale o in Europa era evidente. Proprio da quest’uomo che amava il tabacco di qualità ed i buoni sigari è arrivata l’idea per un contenitore speciale che avesse un sistema particolare per preservare l’umidità ottimale per il sigaro, indipendentemente dal microclima del luogo di conservazione.

I primi humidor erano dei normali armadi in cui venivano posti nella parte inferiore dei contenitori con acqua o scatole con dentro semplicemente un pezzo di tessuto inumidito. La qualità dei sigari che Davidoff conservava in questi humidors era notevolmente differente dalla qua­lità di quelli venduti allora nei negozi europei. Infine convinto dei benefici della sua invenzione, Davidoff decise di usarla nella battaglia commerciale contro i suoi concorrenti insistendo sul fatto che tutti i negozi che trattavano i sigari Davidoff dovessero conservarli nei nuovi contenitori. In caso di rifiuto minacciava di sospendere la fornitura dei suoi prodotti.

Ma, malgrado il fatto che i benefici dell’humidor fossero evidenti, la novità non è stata accettata dappertutto. Per esempio, la prima produzione in serie degli humidor Davidoff è stata introdotta dall’affiliata Monti soltanto nel 1968! Ed in Francia ed in Spagna se ne diffuse l’utilizzo soltanto 15-20 anni dopo. Come ogni grande innovazione, la reale importanza dell’humidor è stata riconosciuta soltanto molti anni dopo la sua invenzione.

 

Fonte: www.cigarclubvda.it