Colombo

Curiosa vicenda quella del tabacco: conosciuto tra gli antichi popoli precolombiani come “il cibo degli dei”, ha finito per essere oggi indicato come uno dei più pericolosi killer per la salute dell’uomo.

Prima di Cristoforo Colombo

L’uso di fumare deve essere antichissimo, giacché sono state trovate pipe dell’epoca del bronzo, fatte di questo metallo. Secondo alcuni la prima origine del fumare deve essere ricercata in cerimonie magiche, di carattere propiziatorio, allo scopo di attirare la pioggia producendo nuvole di fumo. I sacerdoti Aztechi, all’inizio delle cerimonie religiose, usavano soffiare il fumo verso il Sole ed i quattro punti cardinali tramite pipe o direttamente dal tabacco arrotolato.
Durante questi riti i sacerdoti, qualche volta, anziché soffiare il fumo lo aspiravano; in questo modo deve essere stato scoperto che il fumo di certe erbe esercitava sull’organismo un potere ipnotico, od eccitante fino all’ebbrezza, permettendo quelle sensazioni che facilitavano la comunicazione con la divinità.
Così, progressivamente, dal fumo rituale si passa al fumo piacere.

1.000 a.C.
Gli antichi bassorilievi dei templi Maya ritraggono sacerdoti del Centro America che fumano tabacco attraverso le pipe. Le foglie di tabacco sono, infatti, molto diffuse per uso medicinale. Emergono due caste di fumatori: i fumatori di pipa alla corte di Montezuma e gli Aztechi che arrotolano le foglie in sigari crudi.

470 – 630 d.C.
Le tribù Maya iniziano a separarsi e il tabacco a viaggiare con loro, spostandosi verso il Sud America, dove si fuma avvolgendolo in foglie di mais e di palma, e verso il Nord, dove viene introdotto nella zona del Mississippi.
In America del Nord il tabacco viene sempre fumato con le pipe, fatte di argilla, marmo o chele di aragosta,  oppure masticato, soprattutto al Sud, mescolandone le foglie ad altre piante.

Dalle Americhe a tutto il mondo

Per l’Europa la storia del tabacco ha inizio con la scoperta dell’America, nell’ottobre del 1492.
Il primo europeo a fumare tabacco fu probabilmente un certo Rodrigo de Jeréz, un compagno di Cristoforo Colombo, che fu poi imprigionato per questa sua abitudine.
Nel 1495, dopo la seconda spedizione di Colombo, il frate Romano Pane, che l’aveva accompagnato, rimaneva ad Haiti e a lui dobbiamo la prima approssimativa descrizione della pianta del tabacco, che gli indigeni chiamavano “cojibà, cohivà, o goli”. Egli credeva che gli Indiani fumassero soprattutto per scacciare i moscerini e che usassero l’erba come medicinale in alcune malattie.
Ma Don Fernando di Oviedo y Valdéz, governatore di Santo Domingo, dove venne iniziata la prima coltivazione di tabacco, si esprimeva così: ” ..fra le molte sataniche arti gli indigeni ne posseggono una altamente nefasta, e cioè l’aspirazione del fumo delle foglie che essi chiamano tabacco, che produce in loro un profondo stato di incoscienza”.
Nel 1560 Jean Nicot de Vellemain, ambasciatore di Francia in Portogallo, inviò a Francesco II e Caterina de’ Medici dei semi di tabacco, vantandone le virtù curative: diceva che erano efficaci per l’ulcera e le malattie dello stomaco, che curavano piaghe, asma e varie malattie respiratorie e che potevano anche essere usati come dentifrici.
Il medico Monardez di Siviglia raccomandava l’uso del tabacco contro i morsi di serpenti e di insetti, contro il mal di testa, i raffreddori e i reumatismi; altri sostenevano che era un rimedio per l’apoplessia e le vertigini; in Gran Bretagna venne addirittura usato come preservativo dalla peste.
Per tutte queste sue supposte virtù terapeutiche alla pianta del tabacco vennero attribuiti i nomi di ” erba santa” e “panacea”.
Così nel 1584 un dizionario enciclopedico, compilato da Etienne de Thierry, introduce nella seconda edizione la voce Nicotiana, così definita: “erba di meravigliose virtù contro tutte le piaghe ulcere dermatiti squamose e tante altre cose, che il signor Jean Nicot inviò in Francia e di cui prese il nome”.
L’uso del tabacco si diffuse rapidamente in Francia, poi in Europa ed in tutto il mondo: in Italia, nel 1561, attraverso un alto prelato, il cardinale Prospero di Santa Croce; in Inghilterra, nel 1565; in Germania, verso il 1570, attraverso gli Ugonotti, protestanti francesi che lasciavano la patria a causa delle persecuzioni; a Vienna, in quegli stessi anni. Nel 1580 raggiunse la Turchia che gli apre le porte all’Asia. In 15 anni raggiunge Giappone, Corea e Cina. In Africa l’ingresso è avvenuto attraverso il Marocco nel 1593.
Il secolo XVII vede confermarsi l’espansione del tabacco in tutto il mondo, ma vede anche tentativi abbastanza numerosi, un po’ dovunque, di opporsi al suo progresso.
In Inghilterra sin dall’inizio del secolo si organizzano “smoking parties” (raduni in cui si fuma) in tutte le classi sociali. 1 bambini vanno a scuola portando una pipa carica invece della merenda; durante la ricreazione, il maestro accende la pipa ed insegna agli alunni a tenerla correttamente.
Il tabacco trova però un avversario irriducibile nel re Giacomo I (1566-1625), che denuncia “questa deplorevole abitudine, disgustosa per gli occhi, sgradevole per il naso, pericolosa per il cervello, disastrosa per i polmoni”. Tanto che promulgò un decreto contro il fumo. Pare che lo avesse fatto anche perché gli importatori erano spagnoli, suoi acerrimi nemici. Ne scaturì una pesantissima tassa sul tabacco, che contribuì notevolmente alla coltivazione clandestina della pianta.
Tuttavia in Francia, all’epoca di Luigi XIII (1601 – 1643), quando era già un’abitudine fumare, alcuni medici iniziarono a considerare il tabacco come una pianta dannosa. Le autorità però tennero una posizione più sfumata, frutto, sin da allora, dello stesso conflitto di interessi che contrappone oggi la salute all’interesse economico: il tabagismo è un male, ma è anche una fonte di entrate. Nel 1621 il cardinale Richelieu aumentò considerevolmente le tasse sul tabacco, come su qualsiasi prodotto di origine coloniale o estera.
Anche in altre parti del mondo si imponevano tasse e si perseguitavano i fumatori con pene corporali. In Persia lo scià Abbas, richiamandosi al Corano, fa mozzare il naso agli annusatori di tabacco e tagliare le labbra ai fumatori. In Turchia Amurat IV arrivò sino alla pena di morte, facendo scegliere ai condannati: o l’impiccagione con la pipa tra i denti o il rogo con foglie di tabacco.
In Russia i fumatori venivano condannati ad essere bastonati e mutilati, ma lo zar Pietro il Grande tranquillamente fumava in lunghe pipe d’argilla.
Anche le donne presero posizione contro il tabacco: a Bayonne, nel 1610, dicono: “è meglio il deretano del diavolo che la bocca dei nostri mariti”. Questo perché all’epoca il tabacco, che veniva quasi sempre masticato, era di qualità scadente e rendeva il fiato maleodorante ed i denti marci.
Riprendendo gli argomenti della Santa Inquisizione spagnola, il papa Urbano VIII nel 1630 parla di scomunica per i fumatori.
Il tabacco, nella forma di cicca o di materiale per la pipa, si estende dalla marina all’esercito. Il soldato mastica, l’ufficiale si prepara la pipa di sera al bivacco.
Dopo aver masticato la foglia e poi averla fumata nella pipa, nel mondo si comincia a fiutare il tabacco.
Il gesto di prendere un pizzico di tabacco da una apposita scatoletta e di portarlo alle narici si diffonde ampiamente in tutta Europa, questa volta attraverso l’aristocrazia e la borghesia. Se ne fa ben presto una questione di stile. Il gesto è accompagnato da un grazioso movimento del polso che mette in bella mostra il polsino ricamato.
L’oreficeria si impadronisce delle tabacchiere, che diventano il dono privilegiato da fare a chi si vuole onorare. Da Luigi XIV a Carlo X essa è il ringraziamento tradizionale del sovrano, i cui lineamenti, spesso circondati da diamanti, sono raffigurati sul coperchio. Fino alla metà del XIX secolo si produce un’enorme varietà di tabacchiere, dal gioiello più favoloso alla modesta scatola di giunco.
Ad ogni modo fiutare il tabacco, con la leggera sensazione di ubriachezza che dà il suo odore, comincia a far parte delle tossicomanie minori.
Nel 1809 il chimico francese Nicolas L. Vanquelin isola la nicotina.

La comparsa delle sigarette

Da Oriente arrivò un giorno una innovazione rivoluzionaria: nel 1832 i soldati mussulmani di Ibraim Pascià all’assedio di San Giovanni d’Acri cominciarono ad infilare un po’ di tabacco nei cilindretti di carta in cui conservavano la polvere da sparo ed ad accenderli. Inventarono così la sigaretta, che arrivò in Italia nel 1857, nelle tasche dei reduci della spedizione in Crimea.
La moda della sigaretta si diffuse rapidamente in tutta Europa, creando una domanda inaspettata delle sigarette turche o delle loro imitazioni inglesi. A partire dal 1860 esse sono già generalizzate ed hanno relegato la cieca da masticare in fondo alle miniere e la pipa nei bivacchi militari.
La guerra civile americana (1861-65) introduce un tipo di sigarette fatte di tabacco americano, di colore chiaro, più aromatico e più dolce. Ancora una volta la guerra mise l’economica sigaretta nelle mani dei soldati, prima dei confederali, poi di quelli dell’unione. Dopo aver provato qualche sigaretta con questo insolito tabacco, i nuovi fumatori sentivano l’impellente necessità di fumare di nuovo. Pertanto l’industria delle sigarette aveva generato un nuovo e potente vizio. Il successo della sigaretta fu talmente rapido che già nel 1868 venne fondata l’Associazione francese contro l’abuso del tabacco.
Ben presto i commercianti di tabacco ebbero l’idea di servirsi di annunci pubblicitari per attirare nuovi clienti. Una macchina brevettata nel 1880 produsse sigarette in serie e contribuì a tenere bassi i prezzi, mentre foto di divi dello sport e di ragazze sorridenti resero popolare tra il pubblico maschile l’immagine della sigaretta.

Le guerre mondiali

Secondo lo storico Robert Soliel i due metodi più importanti per diffondere il consumo di sigarette sono stati la pubblicità e la guerra. Infatti il consumo aumentò vertiginosamente con la prima guerra mondiale: la produzione americana passò da 18 miliardi di sigarette nel 1914 a 47 miliardi nel 1918. A questo contribuì una crociata per fornire sigarette gratis ai soldati: il loro effetto narcotico era considerato utile per combattere la solitudine al fronte. Una canzone inglese del tempo di guerra suggeriva:
“chiudi i tuoi problemi nello zaino, mentre hai un fiammifero per accendere la sigaretta”.
Coloro che si erano convertiti al fumo da soldati, divennero buoni clienti anche dopo la guerra. La pubblicità fece sì che gli americani continuassero a comprare sigarette anche durante e dopo la depressione economica del 1929. Furono stanziate somme colossali (circa 75.000.000 di dollari del 1931) per la promozione delle sigarette come aiuto per mantenersi snelli, come alternativa ai dolciumi; film che esaltavano dive fumatrici, come Marlene Dietrich, contribuivano a creare un’immagine sofisticata che colpì anche le donne .
Così nel 1939, alla vigilia di un’altra guerra mondiale, le donne americane si unirono agli uomini nel consumare 180 miliardi di sigarette.
Quando scoppiò la II guerra mondiale, di nuovo i soldati ebbero le sigarette gratis. Nell’Europa postbellica ad un certo punto le stecche di sigarette sostituirono la valuta nel mercato nero: i soldati americani di stanza in Europa compravano sigarette prodotte con le sovvenzioni governative per pochi centesimi e con esse pagavano tutto: dalle scarpe nuove alle ragazze. Nella sua marcia trionfale alla conquista del mondo, spesso il tabacco ha avuto come principali alleati nei fatti anche coloro che si dichiaravano suoi avversati a parole. Questi ambigui rapporti continuano: ad esempio, le Poste italiane hanno emesso nel 1982 un francobollo contro il fumo, che si acquistava dallo stesso venditore delle sigarette del Monopolio di stato.
Nel 1952 due ricercatori inglesi, Richard Doll e A. Bradford Hill riferiscono i risultati di uno studio quadriennale che mette a confronto 1.465 pazienti affetti da cancro ai polmoni e un pari numero di pazienti con altre affezioni, comparati per età, sesso e territorio, e concludono che tra i pazienti che contraggono cancro ai polmoni vi è un’incidenza superiore di fumatori, e un incidenza molto superiore di forti fumatori.
Quindi, a partire dagli anni ’60 cominciarono ad apparire le avvertenza a tutela della salute pubblica.
Nel 1964 l’American Surgeon General pubblica un rapporto di 387 pagine in cui si afferma che “Il fumo di sigarette rappresenta un rischio per la salute di sufficiente importanza negli Stati Uniti da richiedere appropriati rimedi.” Per la prima volta viene vietato il fumo nell’auditorium del Dipartimento di Stato.
L’industria del tabacco è costretta a cambiare e sarà soggetta a notevoli aumenti annuali della tassazione, che si traducono in un incremento dell’imposizione fiscale sulle sigarette pari, o addirittura superiore, all’85% in diversi Paesi, tra cui il Regno Unito.

Anni ‘90

Le cause legali che coinvolgono le industrie del tabacco dominano i titoli della stampa. Negli USA, cinque anni dopo la costituzione della prima causa civile, le principali società del tabacco americane firmano un accordo quadro di transazione con quarantasei Procuratori Generali, versando agli Stati, da questi ultimi rappresentati, più di 200 miliardi di dollari per il risarcimento dei costi sanitari ai fumatori malati. L’accordo quadro di transazione ha ridato stabilità alle società del tabacco e ha permesso loro di tornare a concentrarsi sulla gestione delle rispettive attività.

Il 2000 e oltre

I processi in corso negli Stati Uniti continuano a essere al centro dell’attenzione negli ultimi anni di questo decennio; tuttavia, questa tendenza sta mostrando segni di affievolimento: ne è un esempio la separazione della causa collettiva, nota come “caso Engle”, da parte della Corte Suprema dello Stato della Florida.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha adottato la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC -Framework Convention on Tobacco Control). Il documento richiede l’applicazione di restrizioni alle attività di pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco, nuove norme di etichettatura, controlli della qualità dell’aria negli ambienti chiusi e un’azione più decisa contro il contrabbando di sigarette. Le società di tabacco collaborano con i governi alla riduzione del contrabbando. In un numero crescente di paesi vengono adottate misure più severe per la limitazione del fumo nei luoghi pubblici chiusi. British American Tobacco introduce la vendita dello snus in Svezia, Sud Africa, Giappone e Canada, offrendo ai consumatori un prodotto privo di combustione che sarebbe associato a minori rischi per la salute.