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Riassunto

Tra le tante piante che hanno almeno un riferimento storico, si annovera anche il tabacco (Nicotiana tabacum, L.) per il quale, inseguito all’evoluzione delle tecniche agronomiche che gli sono proprie, si sono prodotte diverse specie e numerose cultivars. Si rileva così una storia particolare per quanto concerne la diffusione della pianta nelle diverse parti del mondo. Dopo una breve premessa intorno alle origini del tabacco, è stato fatto un cenno su alcune personalità storiche le quali, una volta conosciutolo, comunque lo studiarono e, con i propri mezzi, si adoperarono per la sua diffusione, anche se era ancora prematura la coltivazione ai fini economici. Si riportano quegli eventi che maggiormente contribuirono all’espansione del genere e relativa coltura, ad iniziare dalla seconda metà del XVI sec., con particolare riguardo agli aspetti storici, consentendo, in tal modo, l’evoluzione della specie fino ai giorni nostri, in quelle zone italiane dove il tabacco era sentito in misura maggiore.

Il tabacco, di dubbia etimologia, invero, pianta che fonda le sue origini relativamente remote nell’America centromeridionale e in alcune isole dell’Oceania, dopo la scoperta dell’America appare in Europa (Spagna) nel 1518, proveniente da S.Domingo, per opera di Padre Ramòn Pane e viene coltivato la prima volta nel 1558 in Portogallo (Lisbona) dal gentiluomo fiammingo Damiano De Goes. Si deve a padre Pane la prima descrizione, sia pure incompleta della pianta, perfezionata più tardi dal governatore Gerardo Hernàndez de Oviedo Y Valdés di San Domingo, la città che vide le prime coltivazioni del tabacco in Spagna. Pare che i primi semi siano stati introdotti in Italia, nonostante le differenti date indicate, verso i primi anni della seconda metà del secolo XVI, precisamente a Roma nel 1561 per merito del Cardinale Prospero Pubblicola di Santa Croce, allora Nunzio apostolico del Papa, ritornato da una missione diplomatica presso Sua Maestà Reale alla corte di Lisbona. Dande il nome di Erba di Santa Croce. Tali semi originarono delle piante per le quali, si nutrono incertezze circa l’appartenenza del genere alla sezione (rango subordinato) rustica. Molti studiosi e appassionati dell’epoca disputarono intorno all’introduzione e alle proprietà della nicoziana, tentando, al contempo, di conferire un nome specifico alla pianta. Tra questi spiccano i nomi del monaco francese Andrea Thevet il quale introdusse la pianta di tabacco in Francia dal Brasile nel 1556, del Cardinale Crescenzio, di Giovanni Nicot De Villemain, ambasciatore francese in Portogallo (da cui il nome di Nicotiana attribuito al genere), di Stella, Nitsche, Mauro, Pietro Della Valle. Soprattutto i cultori italiani vollero che l’erba misteriosa, tale era, infatti, considerata la pianta di tabacco, non restasse priva di un nome ma ne avesse uno ben definito. La pianta di tabacco, principalmente per le sue virtù medicinali, per un certo tempo conservò l’epiteto di santa, sacra e divina. In Europa la pianta assunse diversi nomi: erba dell’Ambasciatore, erba della Regina, herba Prioris o herbe du Grand Prieur, per onorare il Gran Priore di Francia, il dignitario della dinastia dei Lorena, il quale coltivò la pianta dopo averla conosciuta durante un periodo in cui fu ospite del Nicot. Nel 1586 fu J. Dalechamps ad assegnargli il nome di herba Nicotiana (dovuta a Nicot), nella sua [filefield-onlyname-original]opera intitolata Historia plantarum. Da Nicot e da altri nomi come Tobago, l’isola dove ai prodromi si coltivò il tabacco prima della sua scoperta, evolse l’intera ed ultima nomenclatura botanica del tabacco nella sistematica scientifica. Quindi per modificazioni fonematiche se ne fece il genere Nicotiana per cui, nell’ambito botanico, si coniò l’ultimo sintagma (o paradigma) tassonomico (1) (nome del genere e della specie) che finì col sonare Nicotiana tabacum, attribuito alla pianta di tabacco, in definitiva, dal botanico Carlo Linneo. Nell’ultima metà del sedicesimo secolo la coltivazione si estese, dunque, qua e là in tutta Italia.

A Firenze il tabacco fu conosciuto intorno al 1574, sotto Cosimo I Dei Medici, per merito del prelato Nicolò Tornabuoni, Nunzio del Papa ed Ambasciatore della Toscana presso la Corte di Parigi, il quale spedì dei semi a suo zio paterno Alfonso Tornabuoni (da cui anche il nome di erba tornabuona). Questi, Vescovo di Sansepolcro in sinistra alto Tevere, oggi in provincia di Arezzo, provvide ad interrare i semi nel proprio giardino per farne piante ad uso medicinale. Le piante sviluppatesi da questi semi si identificano, questa volta, pare, nella Nicotiana tabacum.

A proposito dell’azione terapeutica del tabacco dal quale, in seguito, si ricavarono derivati per diverse applicazioni, la letteratura rileva episodi di guarigioni di ulcere cancerose e di fistole delle quali troviamo riferimenti in una lettera, datata 26 aprile 1560 , inviata al Cardinale di Lorena da Giovanni Nicot, nel periodo in cui era ambasciatore di Francia (durante il regno di Carlo IX) presso la corte del Portogallo. Nel 1647, la duchessa reggente Christina di Francia istituì il Monopolio nel reame del Piemonte ed elargì concessioni ai comuni di Grugliasco, S. Mauro, Settimo e Castello allora di Mirafiori ed al conte Galliani (2). Tali concessioni furono ritirate nel 1738. Rimasero, invece, le concessioni ad della valle dell’Ossola e della Sardegna, dove fu fondata una manifattura a Cagliari. In seguito sorsero manifatture anche a Torino e Sestri Ponente, laddove si rammenti che durante il Regno d’Italia, i raccolti furono abbondanti specialmente in Valsesia. L’autorizzazione della coltura a Cuneo, ad Aosta e nell’Ossolano durò fino al 1862 estendendosi in quaranta comuni. Nel Veneziano, dove il Nostrano del Brenta venne coltivato dal 1750, la coltura fu autorizzata in sette comuni sparsi alla destra del Brenta. La diffusione del tabacco, che prese anche il nome di Brasile, in Romagna risale al trattato di Tolentino (3).

Il tabacco era coltivato nelle aree di Parma, Piacenza e Guastalla, e nei giardini di Ferrara nell’ultima metà del sedicesimo secolo. Più tardi a Bologna sorse una manifattura piuttosto perfezionata per la trasformazione del tabacco coltivato nel Bolognese. Nelle Marche e nell’Umbria il privilegio del tabacco risale al 1808. La tradizione vuole che i monaci Cistercensi, fondato il proprio convento nei pressi di Chiaravalle in provincia di Ancona, coltivarono per primi lo Spadone di Toscana (Nicotiana tabacum, L. varietà brasiliensis x havanensis), denominato più tardi Spadone di Chiaravalle. In quest’area [filefield-onlyname-original]marchigiana, questo ibrido veniva coltivato fin dal 1750, da esso derivarono il Giallo e il Marrone, varietà che si adattarono in terreni asciutti ed irrigui rispettivamente. Quando Napoleone I propose di creare una manifattura di tabacco a Fano, nelle Marche, per utilizzare la forza motrice prodotta dal fiume Metauro, i monaci Cistercensi si adoperarono perché tale proposta si concretizzasse. Per l’analogo principio causale, anche Chiaravalle ebbe la manifattura di tabacco, anche perché questa dovette essere un mezzo per poter utilizzare la forza motrice dell’Esino (4).

Successivamente lo Spadone di Chiaravalle si diffuse nella Valle dell’Esino e nelle località viciniori ad Ancona e in seguito, in tutto il marchigiano fino alla fine degli anni cinquanta. Sotto il regno di Napoleone I, sin dal 1800, si diffuse anche il Moro coltivato a Cori (5), in provincia di Latina, fino ai giorni nostri. Sempre nel Lazio, nel 1815 secondo il Concordato firmato tra gli ex-Governi pontificio e borbonico, il tabacco fu introdotto nell’agro di Pontecorvo sul medio Liri, in provincia di Frosinone, dove ai tempi del regime monopolistico fu istituita un’agenzia di Stato. Pontecorvo è il paese dove, già nel 1797 si coltivava il Brasile beneventano e che, più tardi, conferì l’eponimo all’ibrido Moro x 3Kentucky, noto appunto nel gergo genetico come Moro di Pontecorvo. Questo ibrido che ebbe il nome dal Benincasa nel 1916, fu creato ad hoc dall’Angeloni per debellare l’attacco di Thielaviopsis basicola (marciume radicale), e introdotto dal Lattanzi nel 1911 nell’agro di Pontecorvo, Cassino, Esperia e frazioni. Il Moro di Pontecorvo è stato coltivato nelle valli del medio e basso Sacco e nella valle del Liri, grosso modo, fino agli inizi del 1960, quando incominciarono a scemare quelle operazioni colturali che riguardavano particolarmente il miglioramento genetico della pianta, soprattutto per selezionare un buon seme sotto tutti gli aspetti bioagronomici. Nell’Italia meridionale, il tabacco venne coltivato già nel 1774 in Calabria e nelle Puglie (Otranto) con la varietà Brasile selvaggio (nome che prese a Napoli), appartenente alla Nicotiana rustica, L. varietà Brasilia che venne poi coltivata a Cava Dei Tirreni, Palermo e Lecce. Nel 1797 la coltura si estese nelle odierne province di Benevento e Avellino, e, intorno al 1840 anche a Caserta, Salerno e L’Aquila, con la varietà Brasile beneventano, appartenente questa alla Nicotiana tabacum varietà lancifolia x brasiliensis x havanensis.

A Catanzaro, prima del 1859 si coltivarono l’Erba Santa e la Virginia, distinta in dark (scuro) e bright (chiaro o giallo), per la confezione del tabacco trinciato e la Siviglia alla moda di Spagna (6).

La coltivazione del tabacco, libera fino al 1810 nei comuni di Villa Sant’Angelo, Pratola-Peligna, Popoli e Sulmona, verso il 1825 venne praticata nei comuni di Cava Dei Tirreni, Salerno, Vietri e Nocera. Nel 1615 la coltivazione del tabacco si estese anche in Sicilia localizzandosi nelle province di Palermo, Catania, Messina e nei comuni di Milazzo e Comiso, dove sorsero agenzie di manifattura. In seguito all’evoluzione delle tecniche agronomiche (inizi dell’ottocento), ove si rammenti che agli albori il tabacco veniva coltivato esclusivamente a fini medicamentosi, emerse una realtà che oggi lascia riflettere sul progresso benefico o meno che esso ha compiuto o dovrà ancora compiere. La coltivazione della Nicotiana tabacum si espanse in quelle località che più ne sentivano la vocazione, ora non tanto per ottenere un prodotto destinato all’autoconsumo, né tanto meno a scopo voluttuario, quanto per una risorsa oggetto di scambio, che evolvendosi con l’andare dei tempi, alimenterà anche il commercio con l’estero incidendo non poco sulla bilancia commerciale nazionale.

Scritto da Domenico Matrullo

Note

1 – Sintagma (o paradigma) tassonomico: sta per codice (modello, chiave) di elementi basilari rappresentati per lo più da termini specifici che hanno una propria, singolare significatività. Nel caso riportato sintagma o (paradigma), sia pure nel senso figurato, è stato esteso al gergo botanico, per poter indicare nel regno vegetale una determinata pianta, quanto meno nel suo genere e nella sua specie. Il caso citato è riferito al tabacco (Nicotiana tabacum), anche se col passare del tempo sono state prodotte delle sottospecie e relativi ibridi fra le diverse varietà coltivate che hanno assunto i rispettivi nomi scientifici.

2 – Probabilmente parente a quel Matteo Galliani dei marchesi di San Mauro, Vescovo di Sora, che più tardi (nel1720) a spese proprie, fondò l’opera di carità “I maritaggi”, che consisteva nel dotare ogni anno sei fanciulle povere con 20 ducati ciascuna…..

3 – Il trattato di Tolentino, l’ambita cittadina marchigiana soggetta nel corso dei secoli ad alternanti contese fra la Chiesa e le diverse signorie dominanti dell’epoca, fu ratificato il 19 febbraio 1797 tra il Sommo Pontefice Pio VI e la repubblica francese nella persona del generale Bonaparte. Il papa prese la decisione dopo cinque giorni, in seguito al parere espresso da una congregazione di cardinali, evento di notevole importanza che non passò inosservato, poiché il Vaticano cedeva per la prima volta parte dei suoi beni nel corso della storia.

4 – Molto probabilmente tali forze motrici sviluppate dalle acque dei fiumi Metauro ed Esino, servivano per alimentare gli opifici o altre strutture affini realizzati nelle immediate vicinanze e, erano sfruttate anche per un buon funzionamento delle manifatture di tabacco sortevi.

5 – Il Moro di Cori si distingue dal Moro sessile che ne è un derivato, per la presenza del picciolo fogliare.

6 – Per l’appunto a Siviglia, è stato pubblicato da N. Monardes nel 1573, il libro sulle Indie Occidentali, il quale riporta che in Spagna, era in gran voga la coltivazione del tabacco esclusivamente a scopo ornamentale per i bellissimi fiori rossi, ove si consideri che il fine voluttuario e, tanto più quello di lucro, sono ancora sconosciuti.

Riferimenti

Comes O., 1900. Historie, geographie, statistique du tabac. Typographie cooperative -Naplés

Comes O., 1899. Monographie du genre nicotiana comprenant les classement botanique des tabacs industriels. Typographie cooperative -Naplés

Treccani G., 1949. Enciclopedia Italiana. Vol. XXXIII pagg. 139-140 977-978- Istituto Poligrafico dello Stato-Roma

Tollis R., 1984. Je Fantasme Sorane-Tipografia Pasquarelli-Sora(Fr)

Matrullo D., 1997. Un’apostrofe storica al supremo emblema monumentale della pace e della fratellanza: l’olivo-Terra Nostra- Maggio-Giugno n.5-6, 23

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