Nessuno saprebbe affermare con certezza quando è iniziata la coltivazione del tabacco, ma non si possono avere dubbi sul dove… Con la scoperta dell’America si viene infatti a conoscenza di una tradizione secolare per le popolazioni indigene: il fumo.
Prima dell’avvento degli europei nel Nuovo Continente sono i Maya a coltivare la pianta del tabacco e ad utilizzare le sue foglie per confezionare i sigari (dal termine maya sikar che significa “fumare” deriva infatti la parola spagnola “cigarro”). Le tecniche di semina vengono in seguito esportate in tutte le regioni del continente come dimostra la pratica del fumo da parte dei pellerossa.
Agli inizi del XVI secolo i Conquistadores diffondono in Spagna e in Portogallo l’abitudine di fumare il sigaro che diviene un simbolo di benessere e ricchezza. Nel secolo successivo è la volta della Francia tramite il suo ambasciatore in Portogallo Jean Nicot (dal quale deriva il termine nicotina), della Gran Bretagna grazie all’esploratore Sir Walter Raleigh e infine dell’Italia.
Nel XVIII secolo un comandante dell’esercito degli Stati Uniti di ritorno da una campagna militare a Cuba introduce nell’area dell’attuale Connecticut la pianta del tabacco: la sua coltivazione fa sì che quella regione diventi uno dei principali produttori mondiali di fascia per sigari.
È nuovamente grazie ai soldati di ritorno dalle campagne militari nelle colonie spagnole che nella prima metà dell’800 il fumo del sigaro da la sua comparsa in tutti i salotti europei: in Francia, Spagna e Gran Bretagna vengono istituite apposite sale per fumatori e si confeziona uno specifico abbigliamento (la giacca per fumare si chiama “smoking”, dall’inglese “fumare”, ed in Italia e in Francia il termine è tutt’oggi associato agli abiti da sera maschili).
Nella seconda metà del XIX secolo è l’isola di Cuba il principale produttore di sigari con le sue circa 1300 fabbriche: dalla coltivazione del tabacco al confezionamento del sigaro la produzione viene eseguita totalmente a mano. Agli inizi del nuovo secolo vengono però introdotti nuovi macchinari in grado di aumentare la produzione ma a discapito dell’occupazione. A Cuba c’è infatti una forte opposizione al nuovo modello produttivo che porta in pochi decenni all’emigrazione di alcuni marchi verso le vicine regioni del Messico, dell’Honduras, della Repubblica Dominicana e riduce drasticamente il numero delle fabbriche a meno di 130.
Nel 1959 c’è una svolta epocale con l’avvento di Fidel Castro che insorge contro il generale Batista e prende il potere: il nuovo regime procede alla nazionalizzazione delle società cubane e di quelle estere con l’esproprio delle fabbriche e l’istituzione del monopolio di stato, la Cubatabaco. Questo processo porta i principali proprietari e le proprie famiglie ad espatriare nella vicina Repubblica Dominicana per riprendere la produzione lontano da casa.
Per ritorsione si arriva nel 1962 ad un embargo degli Stati Uniti che consentono l’importazione di piccoli quantitativi di sigari cubani solo per uso personale. Quest’ultimo è un duro colpo per le attività produttive isolane che fino a quel momento esportavano in nord America gran parte dei 250 milioni di sigari prodotti in un anno. Dopo la rivoluzione si passa a circa 30 milioni di sigari all’anno e occorrono alcuni decenni per arrivare ai 350 milioni di sigari attuali, di cui 100 milioni destinati all’esportazione.
Anche la qualità dei sigari subisce all’inizio una flessione: la razionalizzazione della produzione operata dal governo fa sì che si passi dai quasi 1000 tra marchi e varietà ai soli 35 attuali (alcune fabbriche infatti accorpano vecchie varietà sotto un unico marchio), ma contemporaneamente diventano disponibili le migliori produzioni al pubblico. Il sigaro è da sempre un simbolo di ricchezza e di potere ed è un ironia della sorte che il migliore prodotto provenga da uno dei pochi bastioni del comunismo.
Coltivazione del tabacco
Se tutte le foglie sono di buona qualità, da una pianta si possono ottenere fino a 32 sigari.
I fasci di 5 foglie (plancha) vengono appesi a pali (cujes) disposti in appositi capannoni all’interno della piantagione (vega). Durante il processo di essiccamento, che dura dai 45 ai 60 giorni, le foglie passano dal colore verde al marrone per la trasformazione della clorofilla in carotene. Dopodiché si passa alla cernita (escogida) trasferendo i fasci legati in mazzi da 50 dentro contenitori (tercios) nei quali avverrà la fase di fermentazione.
Finalmente si passa alla selezione delle foglie per i diversi impieghi: tradizionalmente sono le donne che individuano le foglie per la fascia (capa), il ripieno e la sottofascia (capote).
Il processo di semina del tabacco si svolge solitamente verso la metà del mese di settembre. Dopo circa 35 giorni la germinazione ha avuto inizio e le piante vengono trapiantate nei veri e propri campi di tabacco.
La pianta del tabacco si divide in tre parti: la cima, il centro, la base.
Le piante destinate a fornire foglie da fascia vengono protette dai raggi del sole sotto coperture di tela dette tapados.
La raccolta delle foglie si esegue in sei fasi di una settimana ciascuna partendo dal basso della pianta: libra de pia (alla base), uno y medio (uno e mezzo), centro ligero (centro leggero), centro fino (centro sottile), centro gordo (centro spesso) e corona (cima).
Tutte le foglie tranne corona e libra de pia vengono utilizzate per le fasce e si classificano in base alla colorazione:
Coltivazione sotto copertura
- ligero (leggero)
- seco (secco)
- viso (lucido)
- amarillo (giallo)
- medio tiempo (mezzo tessuto)
- quebrado (rotto)
Coltivazione al sole
- ligero (leggero)
- seco (secco)
- volado
- medio tiempo (mezzo tessuto)
Struttura del sigaro
Il sigaro è formato da tre componenti:
- polpa, il ripieno costituito da varie foglie di tipo ligero, seco e volado che vengono piegate a fisarmonica nel senso della lughezza del sigaro e garantiscono un buon tiraggio ed una corretta combustione;
- capote, la sottofascia che serve a tenere insieme il ripieno. Deve essere particolarmente resistente ed è costituita da due mezze foglie provenienti dalla parte alta della pianta;
- capa, la fascia esterna che determina l’aspetto del sigaro. Si utilizzano le foglie centrali della pianta che sono lasciate fermentare da 12 a 18 mesi per garantire le caratteristiche necessarie al lavoro degli arrotolatori. Le migliori fasce da sigaro provengono ovviamente dal centro America ma anche dal Connecticut e dal Camerun.
L’arrotolamento del sigaro
Il torceador (arrotolatore) utilizza da due a quattro foglie per costruire il ripieno che andrà posto nella sottofascia: con l’utilizzo di appositi stampi in legno ottiene un cilindro di tabacco denominato pupa , lo depone sulla fascia e comincia ad avvolgerlo in senso obliquo fissando il percorso con una gomma vegetale insapore.
Una volta terminato questo processo provvede a tagliare gli eccessi di fascia presenti alle estremità del sigaro con la caratteristica chaveta, una lama ovale in acciaio. L’opera viene infine completata con una piccola parte degli scarti, grande quanto una monetina, che si colloca sulla testa del sigaro per sigillarlo.
Un torceador è in grado di avvolgere fino a 100 sigari al giorno ma questa media diminuisce quando parliamo di sigari di grandi dimensioni (per un Montecristo A si arriva a poco più di 50 unità). I più esperti si dedicano al confezionamento dei sigari più grandi ed è anche per questa ragione che risultano più costosi.
I sigari vengono quindi raccolti in mazzi da 50 (media ruedas, mezze ruote) e sono sottoposti ad una sorta di disinfestazione in camere di fumigazione sottovuoto. Dopo questo processo, seguito da un’ulteriore deumidifcazione di circa tre settimane, finalmente si passa alla fase di assaggio del prodotto: un gruppo di sei catadores (fumatori professionisti), valuta le caratteristiche di aroma, combustibilità e tiraggio per far sì che lo standard del marchio venga rispettato.
Finalmente i sigari, ai quali è stato applicato il caratteristico anello di riconoscimento, vengono suddivisi in base alla colorazione (sono circa 65 le sfumature previste) per garantire l’omogeneità della confezione definitiva: il pezzo più scuro viene posto alla base della scatola di cedro sul lato sinistro e così via fino ad arrivare al più chiaro che si troverà in alto a destra.
Da circa un secolo alcuni sigari vengono realizzati anche con l’aiuto di macchinari ma la qualità di questi ultimi non è assolutamente paragonabile a quelli fatti a mano. C’è comunque da dire che la fascia viene sempre arrotolata a mano, se si escludono alcuni tipi di sigari che si avvicinano alle sigarette per consistenza e qualità essendo avvolti da una pellicola costituita da un impasto di carta e tabacco.
La scatola e l’anello
All’inizio i sigari venivano raccolti in fasci con un nastro di stoffa colorata. Nel 1830 però l’Istituto di Credito H.Upmann pensò di regalare un mazzo di sigari ai suoi dirigenti delle filiali londinesi e li inviò in scatole di legno di cedro sigillate. L’idea piacque e rapidamente tutti marchi iniziarono a confezionare scatole con etichette e sigilli caratteristici della propria produzione. Alcune scatole non presentano illustrazioni né bordi decorativi colorati ma sono invece laccate (es.: verde scuro H.Upmann) oppure con i bordi stondati ,in legno naturale lucidato (8-9-8 Partagas, con i sigari disposti in tre file, prima 8, poi 9 e infine di nuovo 8).
Nel 1912 fu introdotto il Sello de Garantia , un’etichetta rettangolare verde e bianca che sigilla la scatola dopo che questa è stata appena chiusa inchiodando il coperchio. Il compratore ha così la garanzia del contenuto espressa anche nel testo dell’etichetta: “Cuban Government’s warranty fo cigars exported from Havana. Republica de Cuba. Sello de Garantia nacional de procedencia”.
Ai fini dell’identificazione del prodotto è inoltre molto importante un ulteriore marchio introdotto dalla Cubatabaco di recente, nel 1989, che indica se i sigari contenuti nella scatola sono realizzati totalmente a mano:
- “Hecho a Mano – Totalmente a mano” significa che i sigari sono stati confezionati completamente a mano;
- “Hecho in Cuba” significa che i sigari sono stati solamente rifiniti a mano dopo che il ripieno era stato preparato da una macchina;
Se sulla scatola c’è scritto “Made in Havana, Cuba” si tratta sicuramente di un prodotto pre-rivoluzionario.
L’anello colorato presente intorno al sigaro non ha una funzione specifica: fu infatti introdotto dopo il 1830 per distinguere i vari marchi presenti sul mercato. Anche se in origine l’anello veniva mantenuto mentre si fumava per non macchiare i guanti, la decisione se toglierlo o meno è una questione del tutto personale. Mentre nel resto del mondo non esiste tale inibizione, in Inghilterra fumare con l’anello è considerato cattiva forma poiché si presume che il fumatore voglia pubblicizzare la marca del proprio sigaro.
I formati
Esistono almeno 60 diversi formati di sigari avana, ma in linea di principio quelli convenzionali si possono ricondurre ad una dozzina. La lunghezza di un sigaro Avana può variare dai 10 ai 23cm ed il suo calibro va da 26 a 52. Per calibro si intende lo spessore del sigaro la cui circonferenza si esprime in termini di 1/64 di pollice (1 pollice equivale a 2,54cm). Quindi, se un Montecristo N.4 ha calibro 42 significa che ha uno spessore pari a 42/64 di pollice. La tabella qui sotto riporta i formati fondamentali dei sigari. Come curiosità possiamo citare il sigaro Avana più piccolo mai prodotto che è un Corona Bolivar di 4cm mentre il più grande in assoluto è lungo 1,70m prodotto per un sultano e conservato nel Museo del Tabacco di Bunde in Germania.
Nome | Lunghezza | Calibro |
Gran Corona | 235 | 47 |
Double Corona | 220 | 49 |
Churchill | 178 | 47 |
Pyramide | 156 | 52 |
Belicoso | 140 | 52 |
Robusto | 127 | 50 |
Especial | 191 | 38 |
Long Panetela | 178 | 36 |
Lonsdale | 165 | 42 |
Corona Grande | 152 | 42 |
Corona Gorda | 143 | 46 |
Hermoso | 127 | 48 |
Corona | 140 | 42 |
Petit Corona | 127 | 42 |
Perla | 102 | 40 |
Panetela | 114 | 26 |
Très Petit Corona | 114 | 40 |
Culebras | 146 | 39 |
Demi Tasse | 102 | 30 |
Un’altra importante caratteristica del sigaro è il colore della fascia.
Sebbene esistano decine di sfumature, i sigari si possono classificare in sette tonalità:
Fumare il sigaro
Qualsiasi sigaro prima di essere fumato deve essere tagliato all’estremità chiusa (testa) eliminando circa 3mm. Allo scopo si utilizza il tagliasigari (in commercio ne esistono di vari tipi ma il più funzionale è quello a ghigliottina). Non è consigliabile forare la testa del sigaro perché durante la combustione si verrebbe a creare in testa una forte e sgradevole concentrazione di catrame. Allo stesso modo non è indicato il taglio cuneiforme poché si rischia di danneggiare irreparabilmente la fascia.
Per accendere il sigaro si usa l’accendino rigorosamente a gas oppure il fiammifero in legno (altri mezzi rischiano di alterarne il gusto). Si tiene il sigaro in posizione orizzontale e si fa ruotare in modo che la fiamma lambisca l’intera circonferenza del piede. Questa pratica fa sì che la combustione del ripieno e della fascia avvenga uniformemente. A questo punto si porta il sigaro alla bocca e si completa l’accensione tenendo la fiamma a circa 1cm dal piede.
Il sigaro va fumato lentamente, senza avidità, e al contrario della sigaretta non va assolutamente aspirato il fumo. Per fumare un Avana di dimensioni medie si può impiegare una mezz’ora mentre per uno di grandi dimensioni si arriva ad un’ora. Non bisogna comunque fumarlo per più di due terzi della lunghezza perché, avvicinandoci troppo alla testa, il gusto e l’aroma risulterebbero guastati dall’intenso calore all’interno della bocca.
E’ ipotesi comune che un ottimo sigaro produca un cilindro di cenere uniforme, ma non è assolutamente necessario mantenerla attaccata al piede finché non cada da sola. Questa pratica, se siete distratti, può rischiare di rovinarvi l’abito e la serata…Perciò, senza picchiettare il sigaro, si può dolcemente scrollare la cenere con un leggero colpetto sulla testa e questa cadrà nel posacenere al momento giusto.
Può capitare che il sigaro si spenga: è abbastanza normale se ne abbiamo fumato almeno metà ma non preoccupatevi, si può riaccendere. Si brucia nuovamente l’estremità della fascia, si soffia verso l’esterno per eliminare le impurità della precedente combustione e si riaccende come se fosse nuovo. Certo, non è gradevole come la prima volta ma un ottimo sigaro può essere di nuovo fumato entro la stessa giornata (il giorno dopo il gusto risulterebbe altrimenti stantio…).
Non è necessario schiacciare il sigaro per spegnerlo come si farebbe con una sigaretta, si lascia invece riposare nel posacenere e si spegnerà da solo. Una volta spento è meglio gettarlo via subito per evitare che nell’ambiente ristagni l’odore del fumo.
E’ preferibile fumare restando fermi, seduti, in un ambiente confortevole: il piacere che dà il sigaro non deve essere compromesso da fattori esterni e, forse, in qualche caso è meglio rinunciare piuttosto che non gustarselo a fondo.
Allo scopo va detto che il fumo del sigaro può e deve essere accompagnato da un buon drink, ma la scelta dipende assolutamente dal proprio gusto e dal momento. E’ ad ogni modo consigliabile abbinare una bevanda che non copra in assoluto il gusto del sigaro appena fumato, ed in tal senso sono più indicati bouquet affumicati come quelli del Porto, del Cognac, dello Scotch single malt.
Conservare i sigari
Ogni fumatore dovrebbe avere in casa uno humidor, vale a dire un ambiente climatizzato per conservare la propria scorta di sigari.
Per il fumatore occasionale (20-25 sigari) il più piccolo humidor conosciuto è la scatola stessa dei sigari, la quale va dotata di una fiala contenente una spugnetta imbevuta di liquido per umidificazione.
Il contenuto della fiala va rinnovato almeno una volta al mese.
Il fumatore moderato (30-50 sigari) possiede invece un piccolo cofanetto in legno pregiato con una capienza di 25 sigari. La scatola si conserva nel luogo più asciutto della casa a max 20-25°, e all’interno mantiene un’umidità tra il 63 ed il 67%.
Il fumatore medio ha una scorta che va dai 100 ai 500 pezzi conservato in humidor da 50 unità.
L’amatore possiede dai 500 ai 1000 sigari di varie marche e formati, e li conserva in humidor da 200 pezzi. Gli umidificatori con questa capacità somigliano a delle madie e permettono di deporre il singolo sigaro oppure la scatola intera.
Il grande amatore ha una riserva di più di 2000 sigari di tutti marchi e di tutti i formati, ed ha una larga conoscenza dei vini e dei liquori da abbinare.