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Sigarette e cioccolata, i “regali” degli americani. L’evoluzione del piacere del fumo.

Gli americani, o meglio gli statunitensi, insieme agli Alleati, entrarono in Italia in forma di esercito, con lo sbarco in Sicilia del 1° luglio 1943 e con loro arrivarono delle nuove sigarette. Il 3 settembre varcarono lo stretto di Messina e il 1° ottobre occuparono Napoli. Il 4 giugno del 1944 raggiunsero Roma.

Sigarette “stelle e strisce”

Nell’Italia del ‘44, spezzata in due sulla Linea Gotica del fiume Po, gli americani introdussero una moda nuova del fumo, regalando sigarette.
I bambini levavano le mani e gli americani le riempivano di sigarette. I regalucci di sigarette e di cioccolato fungevano da pubbliche relazioni fra i soldati e la popolazione, o servivano per pagare dei piccoli servizi, in un momento di grandi privazioni, di mercato nero, di infondata euforia e di disordine totale.
Un cammello stampato sui pacchetti di Camel divenne il simbolo degli occupanti, quasi costoro fossero gente del deserto libico, ma soprattutto le sigarette erano conservate in barattoli di latta, che ne contenevano cinquanta. Questi barattolini avevano il simbolo del Marinaio.
Nuove immagini e nuovo stile di vita, che penetrarono in pochi mesi non solo nelle città, ma nel chiuso mondo rurale, dove si accampavano le truppe nelle cosiddette “tende canadesi”.
Non più il sigaro o la pipa, tipica dei contadini, ma la sigaretta urbana, magari fatta con le “cicche” che i soldati buttavano lunghissime.
Appariva un nuovo mondo. La gente, anche quella delle campagne, andava al cinema, invitata ai margini degli insediamenti militari, per farla assistere alla proiezione di film holliwoodiani. Insieme alle Camel balzarono agli occhi Fred Astaire e Ginger Rogers, un’altra musica, un altro modo di ballare. La vita degli italiani cominciò allora ad americanezzarsi.
La guerra finiva e la pace era difficile e strana.
Finchè l’Italia si diede istituzioni adeguate, fu assicurato un governo popolare, venne proclamava la repubblica da un referendum nazionale il 2 giugno 1946, e venne promulgata la Costituzione, il 1° ottobre 1948, a sostituire il secolare Statuto Albertino, cioè quel documento-quadro datato dai tempi di Carlo Alberto di Savoia, vecchia Carta piemontese di prima dell’Unità d’Italia.
Eravamo veramente rinnovati e ripuliti della guerra e del fascismo. L’Italia rientrò nel novero delle nazioni. Era stata ammessa all’Onu nel 1945 e si rifornì di aiuti dall’America attraverso il Piano Marshall del 1947, voluto dal presidente statunitense Truman, che fu rifiutato dall’Urss anche a nome dei paesi dell’Europa Orientale e che divenne pertanto una esclusiva dell’Europa Occidentale.
La vignetta n° 1, pubblicata nel 1945, dal periodico umoristico “Cantachiaro” rende l’idea della situazione psicologica del paese, di fronte a un Italia a pezzi e a inaudite realtà e vale la pena di rivederla per rievocare gli anni dell’incertezza.
La ricostruzione avvenne con la vittoria schiacciante della Democrazia Cristiana nelle elezioni del 18 aprile 1948 e con i successivi governi di Alcide De Gasperi.
Avvenne una decisa scelta di campo nel mondo occidentale, mentre l’Europa era divisa dalla Cortina di Ferro. L’Italia tagliava i traguardi dello sviluppo e rimarginava le ferite della guerra.

Americane e nazionali…

Il fumo di quegli stazionava fra le sigarette antiche dal tabacco nero, quali le Nazionali, e le sigarette di tipo americano con il tabacco biondo. La sigaretta che si evolveva era quella all’americana, che aveva, all’origine, un contatto con un mercato di continue innovazioni e chiedeva prodotti più sofisticati. Il tabacco non era caro, anzi era il consumo voluttuario a minor prezzo. La confezione, in Italia, non contava molto e le sigarette si vendevano sciolte, nell’epoca degasperiana. Ma la borghesia ormai seguiva il ragionamento americano sulle sigarette, che le distingueva in quattro tipi: americana appunto, inglese, orientale, scuro e sceglieva. La lotta fu tra americane e italiane. Quest’ultime miglioravano continuamente la loro miscela e il loro sapore sobrio e costituivano un primo “made in Italy” apprezzato in patria e fuori. Chi voleva, tra i raffinati, gustare il tabacco scuro, si dilettava con le Gitanes francesi.

…inglesi e orientali

[filefield-onlyname-original]Le sigarette di tipo inglese ebbero effimere mode e le sigarette orientaleggianti, che avevano appassionato molti italiani, durante il fascismo, ebbero un ruolo marginale.
L’Italia stessa divenne di moda, nel periodo degasperiano e prediletta soprattutto dagli americani, affascinati non solo dalle bellezze turistiche, ma dal dinamismo dello sviluppo economico e sociale e dai prodotti dei nostri creatori. In America, il cinema italiano è secondo solo dopo il loro, Cinecittà diventa la Holliwood sul Tevere e noi, che avevamo ricominciato americaneggiando, imponevamo ormai un nostro stile di vita. Nel cinema si rivela il rapporto dialettico con gli Usa.
La più importante diva americana, Ingrid Bergmann viene in Italia, sposa il regista Roberto Rossellini e il nostro paese, soppiantando l’attrice rosselliniana per eccellenza: Anna Magnani, che a sua volta andrà a Holliwood.
E’ un po’ come per le sigarette scure e bionde. I due mondi si integrano, magari in polemica. Le vignette 2 e 3 sulle rivalità divistiche sono un pò una allegoria dei due modi di fumare. Sono entrambe tratte dal settimanale satirico “Il Travaso delle Idee” del 1949.
Ormai l’Italia è la grande attrattiva per gli americani, così come gli italiani avevano sognato l’America, ora il loro sogno varcava l’Atlantico. Contribuiva al successo di massa, il fatto che il paese mediterraneo era ben governato e saldamente alleato con loro.
[filefield-onlyname-original]La vignetta n° 4 , pubblicata da “Marco Aurelio” nel 1952, racconta il mito di Venezia nel paese dei pellerossa, i fumatori di calumet.
I fumatori dei due paesi intanto si orientavano nella preferenza di sigarette più
leggere con minore contenuto di nicotina e di condensato, anche per ridurre gli agenti nocivi alla salute. L’uso del filtro eliminava il corto bocchino di plastica degli anni Cinquanta. La carta dei rotolini divenne porosa e il tabacco espanso bruciava più rapidamente, riducendo le tirate di fumo.
La “Via del tabacco”, parafrasando il titolo di un libro di Caldwell, può essere l’insegna del percorso di amicizia fra il popolo italiano e americano fino a metà degli anni Sessanta.