vintage pipe book

Iniziamo oggi con un racconto thriller inventato dal nostro amico Agostino Rapisarda. 

L’avventura verrà pubblicata il lunedì a partire da oggi per 5 settimane.
Non perdetevi le uscite, il racconto vi terrà sulle spine fino all’ultimo… 

 

La dodicesima pipa

Questo mio breve racconto è dedicato al gruppo su FB “Amanti della Pipa!Official Fan Club”…
È dedicato a tutti i soci…
È dedicato a quanti pensano alla pipa, la fumano e la curano, pensando ad essa come mezzo per raggiungere il massimo relax e piacere conviviale…
I nomi dei personaggi, si rifanno più o meno apertamente ai soci del gruppo “Amanti della Pipa! Official Fan Club”. Chiedo scusa a quanti non ho citato o menzionato.
I personaggi non rispecchiano i soci del gruppo se non per gli aspetti migliori, se qualcuno si è sentito in qualche modo offeso, colgo l’occasione per porgergli le mie scuse.
L’intento di questo racconto è solo quello di omaggiare uno dei “Salotti virtuali del fumo” più belli che esistano ed i suoi membri. Spero che vi piaccia, come è piaciuto a eme mentre lo scrivevo e… fumavo, nessuna velleità da scrittore, solo divertirmi e fumare!

P.S.: abbiate pietà per gli  errori!

A.R.

 

Capitolo I

 

Finalmente aveva venduto una pipa al “suo” livello.

Certo aveva sempre fatto belle pipe, lucidate a mano, mica pipaccie verniciate che gli piacevano proprio poco poco; però tutti modelli già visti, indubbiamente ben finite, anzi ottimamente finite, ma niente di veramente prestigioso.

Aveva iniziato come tanti, qualche abbozzo acquistato in tabaccheria, lavorato a mano: gran lavoro, ma resa finale da dilettante; fatica estenuante e pipa che finisce nella sua collezione. Ma rimane pur soddisfacente, poi la mano iniziò a migliorare, stessa cosa la qualità delle radiche e gli utensili. Riuscendo creare pipe che riescono a guadagnarsi la stima di molti fumatori e persino a trovare acquirenti.

Acquista fiducia e tira su un bel laboratorio: utensili di prim’ordine ed eccellenti radiche. Sì! Adesso tira fuori delle belle pipe. Bellissime Bulldog, favolose Dublin, splendide Prince ed altri shape sempre più accattivanti, ottimi materiali e buona mano. Ma non basta, non basta ancora, voleva creare delle pipe che fossero solo sue; anche se era un buon artigiano, voleva essere il migliore. Più di altri affermati artigiani già presenti sul mercato.

Ora una “Billiard” dritta, unica nel suo genere, capostipite di questa nuova “serie”, con un particolare bellissimo: un candido bianchissimo inserto tra cannello e bocchino. L’aveva venduta, dopo aver messo diverse foto sul suo sito, la lucentezza di quell’inserto bianco, insieme all’ottima qualità della radica usata aveva incontrato il gusto di diversi fumatori, uno di questi lo contattò offrendogli ben 350 €!

Tale cifra per una pipa in fondo semplice da costruire, chissà cosa avrebbe potuto guadagnare con shape più elaborati e radiche superiori.

 

Il Commissario Vallesi stava ancora osservando il corpo, un lavoro chirurgico: il femore era stato estratto in modo perfetto. La prima conclusione del medico legale era stata che la vittima era stata tramortita, poi ”seviziata” e successivamente, quasi in un impeto di carità, finita con un colpo di arma da taglio a recidere la carotide, un taglio netto. Con l’unico scopo di prelevare il femore. Ma perché mai?

Dell’osso estratto nessuna traccia. Lavoro “pulito”, così aveva detto il medico legale Dott. D’Amico, nessun’altra parte era stata toccata, recisa o altro: ”chirurgico” le esatte parole del dottore, che aveva colto qualcosa di più da un particolare sfuggito ad altri.

Essendo stato in passato, prima di fare il medico legale, un discreto chirurgo ortopedico con lunghe frequentazioni della sala operatoria, e quindi era il suo lavoro… aveva dedotto dall’odore emesso dalla bocca della vittima, che non era stata tramortita bensì meticolosamente “sedata” e l’esame tossicologico gli avrebbe dato ragione. Il taglio alla gola non era stato una soluzione “umana”, affinchè la vittima risvegliandosi dall’anestesia non morisse dal dolore, ma un sistema per accorciare i tempi. Un modo per disfarsi più facilmente del cadavere, perché era evidente che il luogo in cui era avvenuta la mutilazione e l’omicidio era diverso dal luogo del ritrovamento del cadavere, vista la scarsa presenza di tracce ematiche in quel vicolo dove giaceva il corpo, attorniato dagli agenti, che tenevano lontani i curiosi, il commissario ed il medico legale, entrambi in paziente attesa del magistrato inquirente.

Il Commissario Vallesi, facendo debitamente rapporto al PM di turno il Dott. Coscio, inevitabilmente espresse l’opinione, condivisa dal medico legale, che il carnefice fosse qualcuno che sapesse farci con le lame e che voleva mettere a tacere qualcun altro che conosceva troppo sulla sua attività probabilmente illegale ed ha voluto “firmare” l’omicidio in modo singolare, magari un chirurgo il cui cervello non è più tanto a posto, o l’ennesimo “bone collector”. Ma tra se e se pensava che non era così semplice, si tutto portava a quella ipotesi, ma qualcosa non quadrava.

Uscì dal commissariato, stava aspettando il Commissario Traversa, della Scientifica, che sarebbe arrivato con il materiale repertato per visionarlo e portarlo al Dott. Coscio; l’attesa, decise sarebbe stata più piacevole in compagnia della sua Don Carlos e di una carica di Timm 1000.

Maledetto divieto di fumare! Solo fuori dal commissariato con le sue pipe riusciva veramente a ragionare, l’ufficio era diventato un posto sgradito, senza quel filo di fumo… Mentre iniziava a caricare la sua Don Carlos, arrivò il Commisario Traversa… acc… gli sarebbe toccato rientrare… ma per fortuna Traversa aveva in bocca una splendida Peterson Deluxe, con un inconfondibile aroma di Virginia… salvezza! Esauriti i convenevoli… e le fumate, rientrarono in ufficio.

Esaminando i reperti, entrambi rimasero colpiti da uno in particolare: una pipa. Una splendida Dublino Barktop che non recava alcun marchio, fumata pochissimo, e questo agli occhi esperti di entrambi non poteva sfuggire, crosta quasi assente e il fondo del fornello per nulla annerito.

Forse era qualcosa su cui lavorare. Si guardarono e decisero che era giunto il momento di un’altra carica di buon tabacco. Aaah, goduria!

Continua nel prossimo numero…

 

Image by JamesDeMers from Pixabay