pipa sigaretta

Il fine di questo articolo è quello di fornire alcuni consigli pratici ai fumatori di bionde che desiderano iniziare a fumare la pipa: molto spesso, infatti, chi si approccia a questo mondo non é mosso da pura curiositá o dal solo desiderio di conoscere un nuovo modo, voluttuoso e raffinato, di godersi la vita. Talvolta, l’interesse nei confronti della pipa é invece dettato da una precisa esigenza pratica, ovvero smettere di fumare sigarette o ridurne il numero: le motivazioni sottese a questo proposito sono molteplici – ad esempio, l’insoddisfazione per l’offerta attuale, il salutismo, il risparmio o simili -, ma non é questo l’aspetto che ora mi interessa approfondire.

 

Come ho anticipato, intendo piuttosto fornire alcune indicazioni tecniche a chi vuol compiere questo passo, senza star tanto a filosofeggiare sui moventi. Credo che l’utilitá di un piccolo vademecum destinato specificamente ai fumatori di bionde sia innegabile in quanto questi ultimi – contrariamente a un neofita non fumatore che parte da zero – hanno con tutta probabilitá acquisito nel tempo alcune abitudini che possono rendere un po’ piú ostiche le prime fasi di avvicinamento a questa tipologia di fumo.

Bene, tralasciando per il momento le questioni inerenti alla gestione della fumata – di cui ho giá scritto e alle quali accenneró comunque in seguito -, é importante chiarire sin da subito che passare alla pipa implica un piccolo cambio di approccio, di paradigma, financo di mentalitá: per quanto lo si possa fare anche in modo dissennato, infatti, fumare la pipa é ben diverso dal fumare una bionda.

Ció premesso, io ricordo bene cosa un amante del tabacco poteva un tempo trovare nelle sigarette: io stesso sono stato un forte fumatore di bionde e, a certe condizioni, ne fumo qualcuna ancora oggi.  Prima dell’appiattimento odierno sull’American Blend, infatti, esistevano varie tipologie di sigarette, ben diverse tra loro. Oggigiorno, invece, la varietá é ormai quasi inesistente: la sigaretta contemporanea, peraltro rigidamente normata nei suoi valori, é composta quasi sempre dei medesimi tabacchi, con poche variazioni. In altre parti del mondo (come a Cuba) si trovano ancora delle alternative, ma in Europa sono quasi del tutto scomparse. L’insoddisfazione é stata, nel mio caso, il motivo precipuo per cui ho chiuso con le bionde. Il cosiddetto “American Blend” é generalmente composto da Virginia (di vari tipi e gradi), tabacchi orientali (idem) e Burley. Inoltre, in percentuali variabili, troviamo il recon e il tabacco espanso (ottenuto dalla costola della foglia). Il burley, in particolare, é una varietá che lega molto bene con gli aromatizzanti e, inoltre, ha la particolaritá di sviluppare naturalmente un’elevata quantitá di ammoniaca durante la lavorazione. Quest’ultima, legandosi come base alla nicotina (che é un alcaloide), ne facilita l’assimilazione da parte dell’organismo, permettendole di arrivare piú velocemente al cervello. Ecco perché la soddisfazione della sigaretta é subitanea, al di lá della modalitá di assunzione: il processo é il medesimo che entra in gioco quando si fuma crack. Occorre tenere ben presente questo aspetto quando si forniscono consigli a un fumatore di sigarette: spesso, infatti, fumare la pipa puó sembrare inizialmente insoddisfacente.

Per cominciare, io sconsiglio di smettere improvvisamente con le bionde per passare alla pipa: sarebbe meglio, a mio avviso, prima impratichirsi con la meccanica di fumata. Per i primi tempi, é inutile negarsi la sigaretta mattutina o, comunque, tutte quelle che si considerano irrinunciabili: mettiamo da parte il pacchetto la sera, dopo cena, o comunque in tutti quei momenti in cui ci possiamo ritagliare una o piú orette di pace. In genere, un fumatore brucia in una serata un certo numero di bionde, fumando di fatto magari per un paio d’ore: bene, in quello stesso lasso di tempo, teniamo piuttosto la pipa accesa. Ritagliandosi quegli spazi, o comunque sostituendo la pipa a cinque o sei sigarette consecutive, si puó cominciare a prendere confidenza con la meccanica di fumata. Ci vorrá del tempo, questo é innegabile, ma inevitabilmente a un certo punto il fumo di sigaretta parrá aria sporca.

Veniamo ora al tabacco. Per consigliare una miscela che possa, almeno inizialmente, fungere da succedaneo alla sigaretta, occorre tenere in debito conto l’abitudine alla soddisfazione immediata del fumatore, cui ho accennato prima: ritengo sia meglio partire da gusti naturali, che almeno in parte ricordino il tabacco che si é abituati a fumare.

Un fumatore forte (di Marlboro o Nazionali, o comunque da due pacchetti al giorno) può partire con lo Scaferlati Caporal, prodotto da Mac Baren, la cui quantità di nicotina è soddisfacente. Qualora si abbia difficoltà a reperirlo, però, andrà bene anche il Forte di MST, nonostante sia decisamente meno gradevole.

Il fumatore di sigarette più leggere o comunque più moderato, potrebbe invece restare spiazzato dalla quantità di nicotina di questi due tabacchi, nonché dal loro corpo importante: consiglierei, in questo caso, il trinciato Comune di MST oppure l’Amphora Virginia. Quest’ultimo può risultare per qualcuno inizialmente aggressivo sulle mucose: dovesse accadere, ripiegate sull’Amphora Original.

Il mondo dei tabacchi da pipa é vasto e lussureggiante e ci sará tempo per esplorarlo tutto, ma all’inizio consiglio di evitare caroselli di tabacchi: finiamo una confezione per volta.

Per quanto concerne la gestione della fumata, vi rimando agli altri articoli pubblicati su Gusto Tabacco: qui mi limito a sottolineare che, anche se il fumo di pipa non andrebbe respirato come si fa con quello delle sigarette, puó capitare di buttar giú qualche boccata per forza d’abitudine. Poco male… La pipa non andrebbe fumata cosí, ma non esistono peccati capitali in questo campo: con la pratica, non succederá piú. Il cambio di abitudine é importante, é vero, ma ben presto ci si  renderá conto che assumere nicotina fumando la pipa in modo tradizionale é decisamente meglio. Altro aspetto cui il fumatore convertito dovrá porre soverchia attenzione é la frequenza delle boccate: la pipa va fumata con serenitá, senza innervosirsi se si spegne o se, all’inizio, si incontrano difficoltá. Non si consideri mai il fumarla come un esercizio, un compito o, peggio, una specie di terapia: se nel bel mezzo di una carica viene voglia di una sigaretta, beh, fumiamo una sigaretta! Tutto questo passerá col tempo.

Per quanto concerne la pipa da scegliere, io consiglio di prediligerne una lunga – giacché donerá un fumo piú fresco –  e non troppo capiente – poiché, all’inizio, fumare per ore e ore puó stancare. Insomma, una pipa simile a questa: se poi dovesse essere proprio questa, tanto meglio.

Quella ritratta in foto é una Dunhill Shell Bing Crosby: un pezzo piuttosto costoso. Ebbene, io ritengo che la prima pipa dovrebbe essere la migliore che ci si puó permettere, anche se non é detto che debba essere per forza una Dunhill.

In conclusione, non abbiate fretta. Fumare la pipa non é difficile, ma occorre un po’ di tempo per imparare: vedrete, ne varrá la pena.