tobacconist

Era da un po’ di tempo che avevo promesso a Daniele che avrei scritto un pezzo sui sigari. Ma da dove cominciare? Dal seme sarebbe stato dispersivo. Classificare per tipologia i sigari in commercio mi ricorda un po’ i corsi che teniamo in CCA (Cigar Club Association) per introdurre al “fumo lento” (dei sigari ovviamente) ed è doveroso non ripetere.

Beh, con una carica di Virginia in Ascorti m’è venuta l’ispirazione di iniziare a raccontare come si acquista un sigaro, come lo si conserva e lo si sceglie per la fumata. Poi occorrerà intestarlo (il taglio della testa per il foro), accenderlo e goderselo. Non sono regole ferree, proverò a condensare le idee che mi son fatto bruciando tabacco.

Si parte sempre acquistando e per chi non ha le idee chiare entrare in un negozio ben fornito di sigari può essere un evento catastrofico. Per il portafogli, intendo. Il prezzo dei manufatti parte da un paio di euro per arrivare a cifre che superano i trenta e di questi tempi…

Occorre però capire qual’è il fumatore del quale stiamo parlando. Un fumatore esperto possiede, di solito, un sistema di conservazione capace di contenere qualche migliaio di pezzi ed è disposto a spendere cifre che superano, anche di molto, il centinaio di euro per accaparrarsi pezzi che sa non troverà tra qualche mese. Di solito acquista scatole intere.
Vi è poi un esemplare raro – l’appassionato curioso – che acquista un po’ tutti i tipi di sigari in commercio, anche quelli che sa non saranno una bella fumata, per pura curiosità.  Spesso possiede un elevato numero di libri, è iscritto ad un Club, abbonato ad una rivista.
La maggior parte dei fumatori, però, non raggiunge questo stadio della passione. Ben che vada ha sul comò della camera da letto un humidor in mogano, acquistato credendolo cedro spagnolo da un tabaccaio del quale si fidava ciecamente.
Non distingue di solito un corona da un mareva, un puro da un blanded, un tripa corta da un tripa lunga. Non sa cosa significhi fumare asciutto o bagnato, fumare umido o secco. Ma fuma, accende e gli piace. E forse questo è lo stato migliore, quello di non sapere. Basta un passo in avanti, una mezza domanda per trovarsi impelagato e preso dal vortice della passione che porterà il suo primo humidor delegato al rango di porta accendini e taglierine (ovviamente sorgerà il sentimento di astio nei confronti di chi glie lo ha venduto). Si passa ad un capientissimo armadio dinamico. Un mobiletto fantastico che controlla in automatico umidità e temperatura ma che agli occhi dell’adorata moglie equivarrà ad una pelliccia di visone mancata!

 

confezione-toscanoMa ritorniamo in tabaccheria nei panni dell’inesperto, inconsapevole, beato fumatore.
Visto che il racconto lo scrivo io, dovendo scegliere un tabaccaio opterei per uno che abbia un walk-in, ovvero una stanza espositore nella quale è possibile entrare e perdersi tra scatole che celano prodotti raffinati, ma non sempre è così.
Oppure un paio di vetrine dinamiche (dove temperatura ed umidità sono ai giusti livelli).
Chiederei una zona per i Toscani, una per i caraibici ed un’altra per i cubani.

Iniziamo dai Toscani, che hanno meno pretese nei confronti del fumatore. Scatoline da 5 pezzi ammezzati, da 2 o 5 pezzi interi, da 10 o più. Si possono acquistare e conservare senza alcun tipo di accorgimento. Oppure, se la fortuna li assiste, finiscono a casa di una persona che li vorrà bene, che possiede un humidor solo per Toscani (i sigari d’oltreoceano sono poco socievoli, non amano la loro compagnia. Dicono che emanano aromi forti, capaci di alterare le caratteristiche anche del più forte dei nicaraguensi). Il Toscano è un sigaro riconoscente e ricambierà questo affezionato con fumate oneste e genuine.
Tenuti per qualche giorno in ambiente umido regaleranno aromi e sapori di tutto rispetto.

Ci sono poi i Cubani. In bella vista ci saranno sicuramente sigari in petacas (scatolette in cartoncino contenente di solito 5 pezzi), poi i tubi in alluminio, vendibili singolarmente, facili da trasportare e da conservare, anche senza possedere un humidor, almeno per qualche giorno.
Appena ci si avvicina, l’occhio cade subito sulle eleganti confezioni in giallo e nero dei Cohiba. Si fermano dubbiosi sul prezzo. Non è immediato che quel costo indichi il singolo pezzo e non la confezione. Quando si realizza ci si sposta alla ricerca di qualcosa che non collida con la cifra che leggiamo mensilmente in busta paga.
Vicino ci sono altre scatole. I colori attirano ed il prezzo è decisamente più abbordabile. I Romeo y Julieta con l’immagine dei due innamorati nel momento in cui il giovane ha raggiunto l’amata sul balcone. I famosi  Partagas, gli ignoti Hoyo de Monterrey, i sontuosi Montecristo e gli occhi iniziano a roteare velocemente e si perdono mentre il respiro accelera. Si vorrebbe averli tutti, inizia a prender forma il timore che qualcuno possa entrare in negozio appena siamo usciti ed acquistarli prima della nostra prossima visita. Sintomi questi ai quali bisogna prestare attenzione, molta attenzione.

Questo è il tipico comportamento che viene subito notato dal tabaccaio che si avvicina con cautela, come il cacciatore che teme che la preda, che si aggira intorno alla trappola possa scappare nell’avvertirne la presenza. Ma il cacciatore non si è accorto che la molla è già scattata quando con un dito abbiamo sfiorato il vetro che ci divide da una scatola di Bolivar. Si era già in trappola da un pezzo.

 

tabacchi-pipa-sigari“Posso aiutarti? Ciao, mi sono arrivati questi sigari ieri, sono un’edizione limitata, non dureranno molto, conviene prenderli prima che finiscano”.
È una tecnica fantastica per assicurare al meglio il nodo che ci tiene.
Veramente, non saprei, non fumo molto, ma vorrei provare qualche sigaro del quale ho sentito parlare bene”.
Così come cresce il numero delle possibili posizioni in una partita a scacchi con il procedere delle mosse, così cresce il numero dei possibili scenari che si possono configurare davanti a quella vetrina umidificata.
Per evitare che il fattore comune ai diversi scenari sia il nostro portafogli vuoto, si tenga sempre a mente il budget.
Nel primo scenario il nostro eroe è stato accorto ed è uscito dal tabaccaio con un paio di scatole di Toscano. Ha evitato gli aromatizzati. Non ne ha sentito parlare un granché bene. Ha scelto dei sigari interi, di quelli che si vendono in scatole da 2 o da 5. Il tabaccaio gli ha consigliato di fumarli interi e di non consumarli fino alla fine. Il sigaro è un filtro per se stesso e l’ultimo quarto può essere abbandonato avendo svolto al meglio il proprio ruolo.

Un sigaro sarà fumato subito, gli altri conservati in un contenitore dove l’umidità ammorbidirà i sigari facendo perder loro la spigolosità tipica di questo sigaro.
Non occorre toglierli dall’eventuale bustina, dovrebbe essere microforata e consente la traspirazione. Prima di riporli occorrerebbe sentirne al tatto come sono, in modo da verificare con il passare del tempo le condizioni.
Il sigaro che si è deciso di fumare va controllato prima dell’accensione. Se è troppo secco potrebbe risultare fastidioso alla gola. Se è troppo umido potrebbe essere amaro o addirittura non tirare. Un’aspirazione a sigaro spento conviene sempre farla, per verificare il tiraggio.
Poi occorre scegliere da quale parte  accendere. Alcuni preferiscono accendere dalla parte dove non è possibile afferrare il lembo di foglia e srotolare. Molti preferiscono accendere dalla parte più sottile del sigaro per una questione di bilanciamento. Io fumo un 3/4 di sigaro, a volte un 2/3, e preferisco accendere l’estremità del mezzo sigaro più cicciotto perché è quella che fumerò tutta e preferisco fumarmi la parte migliore piuttosto che utilizzarla come filtro.
L’accensione avviene senza aspirare. Si tiene il sigaro tra le mani, e si avvicina la fiamma facendo ruotare lo stortignaccolo. Poi si soffia sul braciere per uniformarlo. Si avvicina la parte non accesa alle labbra, e si aspira senza dare potenza. Se siamo all’aperto conviene utilizzare un jet flame.
Sia ben chiaro che ognuno è libero di fare quel che vuole e di accendere come meglio gradisce. Questo tipo di accensione può aiutare ad evitare che si crei condensa lungo il sigaro e la fumata possa divenire dopo un po’ amara.
Nel procedere è possibile che la parte che portiamo alle labbra diventi umida. Basta asportare il dischetto umido, di solito spesso qualche millimetro, con una taglierina e continuare a fumare.

Evitare di tenere il sigaro in bocca per lunghi periodi, soprattutto se è spento e utilizzarlo a mo’ di bastoncino di liquirizia. Lo stomaco ringrazierà.

 

 

photo credit: Snapshooter46 The tobacconist, Black Country Museum, Dudley via photopin (license)