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Il lento svapo e la cultura del tabacco liquido

Parte I

Seduto in una comoda poltrona, alternando un sorso di buon whisky scozzese con una boccata di latakia, ho spesso riflettuto su cosa divida, e cosa invece accomuni, i cultori del lento fumo da quelli del lento svapo.
La sigaretta elettronica, o più propriamente vaporizzatore personale (da qui in avanti abbreviato in PV), nasce, come reale prodotto commerciale, soltanto nei primi anni 2000, come strumento di riduzione del danno provocato dal tabacco combusto. Il funzionamento fondamentale di un PV è piuttosto semplice: una batteria, solitamente regolata da un circuito elettronico, eroga corrente elettrica ad una resistenza posta all’interno del cosiddetto atomizzatore. Questa resistenza è a contatto con del materiale, solitamente cotone, che veicola un liquido aromatizzato. A contatto con la resistenza incandescente il liquido evapora all’istante per essere poi aspirato dall’utilizzatore.
Indubbiamente questo approccio moderno e “digitale” farà rabbrividire molti dei fumatori più appassionati, e sarebbe inutile negare che anch’io, ai miei tempi da fumatore, nutrivo forti perplessità su questo metodo. Tuttavia, dopo qualche anno di utilizzo e dopo aver sperimentato hardware di altissimo livello e provato decine di liquidi pregiati, posso serenamente affermare che lento fumo e lento svapo possono convivere e condividono ben più di quanto tanti non immaginino. Per questo oggi voglio accompagnarvi in una panoramica di questo sistema alternativo, sperando di stuzzicare in qualcuno di voi la curiosità di provarlo.
Partiamo quindi analizzando rapidamente l’hardware, gli “strumenti del mestiere” di ogni svapatore.
Esistono molti formati diversi di vaporizzatori personali, alcuni più semplici e pratici da utilizzare, altri più complessi, ma decisamente più appaganti nella resa finale della svapata. Andiamo quindi ad analizzarli.
Ogni vaporizzatore si compone fondamentalmente di due parti: il corpo batteria e l’atomizzatore.
Il corpo batteria può essere di svariate forme, materiali e colori, ospitare una o più batterie o averne una integrata ed avere un circuito di regolazione più o meno complesso (o addirittura non averlo affatto nel caso di big battery meccanici). La funzione primaria del big battery è ospitare le batterie e permetterci attraverso il circuito di regolare la potenza che, con la pressione di un tasto, andremo ad erogare all’atomizzatore. Ogni big battery possiede un foro filettato di misura standard al quale è possibile collegare tutti (o quasi) gli atomizzatori in commercio, garantendo così una grandissima versatilità.
Andiamo ora a vedere le principali tipologie di corpi batteria:

  • Pod Mod: Le pod mod sono la categoria più semplice di PV, esse incorporano in un’unica struttura sia il corpo batteria che l’atomizzatore, e non hanno la batteria intercambiabile. Quest’ultimo solitamente è agganciato con magneti, è usa e getta, contiene al suo interno la resistenza già incorporata ed alle volte può essere precaricato di liquido. Questo formato di PV ha certamente il grosso vantaggio della praticità d’uso e della portabilità, essendo le pod mod molto leggere e sottili. Inoltre, questi sistemi incorporano spesso meccanismi per il tiro automatico e hanno funzionalità minime a disposizione dell’utente. Gli svantaggi sicuramente includono una resa aromatica tutt’al più mediocre ed una bassa autonomia di carica. Potremmo paragonarle rozzamente alla classica sigaretta di pacchetto, semplice, pratica, ma indubbiamente poco appagante alla fumata.
  • Big Battery elettronici: I big battery sono la tipologia più diffusa e versatile di corpo batteria. Il formato può variare tra box mod (a forma appunto di scatola) oppure tubi. Quando si parla di big battery elettronici si intende un corpo batteria che possiede al suo interno un circuito elettronico che si occupa di regolare l’erogazione di corrente dalla batteria all’atomizzatore. Questi circuiti possono essere più o meno complessi e fornire all’utente una vasta gamma di regolazioni, dalla semplice impostazione dei Watt fino a sistemi di controllo della temperatura o curve di erogazione personalizzate, inoltre tutti i circuiti forniscono una lettura della resistenza montata (espressa in Ohm) e diversi sistemi di sicurezza in caso di cortocircuito o altri eventi imprevisti. In questi sistemi le batterie sono quasi sempre intercambiabili e in numero variabile da una a quattro (nei casi più estremi).
  • Big Battery meccanici: I dispositivi meccanici, o più correttamente “elettrici”, sono quelli che non includono un circuito di regolazione interno. Essi non sono altro che un collegamento meccanico tra i poli della batteria e l’atomizzatore, in maniera non dissimile da quanto accade in una classica torcia elettrica. Anche i meccanici possono essere tubi o box, e appartengono solitamente ad una nicchia di artigianato e di produzione di alto livello. Il meccanico è senza dubbio il metodo più “analogico” per svapare e quello che, a mio modesto parere, regala le emozioni più intense. Tuttavia il meccanico è un dispositivo consigliato solo ad utenti esperti, o comunque con una profonda conoscenza delle leggi fisiche che regolano l’elettricità, in quanto, non avendo alcun sistema di protezione, tutto è lasciato nelle mani dell’utente che dovrà essere prudente e consapevole nel creare una resistenza adeguata per il sistema utilizzato e assicurarsi di seguire tutta una serie di buone pratiche di sicurezza per scongiurare pericolosi incidenti che possono portare all’incendio quando non all’esplosione delle batterie.
  • Box Bottom Feeder: Le box bottom feeder, spesso abbreviato in BF, rientrano in una nicchia particolare, e devono essere abbinate ad atomizzatori bottom feeder. Esse, infatti, possiedono una boccetta integrata nel corpo della box che può contenere una sostanziosa quantità di liquido, e un foro nel connettore che andrà ad unirsi ad un foro simile sul fondo dell’atomizzatore. In questo modo premendo la boccetta si andrà ad irrorare di liquido l’atomizzatore garantendo un’autonomia nettamente superiore rispetto ai normali serbatoi o ai dripper. Le box BF possono anch’esse essere elettroniche oppure meccaniche.

Continua nel prossimo articolo: Il lento svapo e la cultura del tabacco liquido – Parte II