Pur essendo in una società tecnicamente avanzata, ci si scontra ancora con alcuni preconcetti che pongono grande differenza tra le potenzialità di una donna e le sue capacità e quelle degli uomini.

Non saprei dire per quale motivo, ma negli anni Novanta tutti noi ragazzini eravamo certi che le sigarette slim fossero sigarette da donna. Quelle più diffuse – King Size, regular o 100’s che fossero – erano invece sigarette da uomini. Non so se la si pensi ancora così riguardo alle bionde, ma, col senno di poi, trovo curioso che allora nessuno di noi intravedesse alcuna contraddizione in quel pregiudizio. Freudianamente pensandoci, infatti, perché mai un fumatore maschio dovrebbe preferire mettersi in bocca qualcosa di più grosso rispetto a una donna?
Derubricherei il tutto a sconclusionata fantasia adolescenziale, se solo non mi fossi ritrovato in tempi recenti a riflettere su questioni affini.
Riguardo ai sigari da donna, infatti, i pregiudizi sono fors’anche più diffusi, e sia chiaro che non parlo di adolescenti. Anche perché i minori non devono fumare, oggi.
In ogni modo, i seminari sul tema si svolgono il più delle volte in ambito rigorosamente maschile, magari alla presenza di un’unica malcapitata, solitamente compagna di uno dei fumatori, presa per l’occasione a mo’ di cavia. Il sigaro è da uomo, ma vuoi non metterne uno in bocca alla donna del tuo amico?
Così, per farglielo provare.
Già, ma quale scegliere?
È interessante che, qualora si parli di sigari più o meno adatti alle donne, il dibattito si risolva il più delle volte in mera dissertazione riguardo alle sue dimensioni. Più è fino, più è da donna.
Il vero uomo, invece, si mette in bocca un cepo importante, talvolta pure corto.
È più virile, forse.
Insomma, lo stesso ragionamento che facevamo noialtri da ragazzini riguardo alle sigarette slim.
Questione di archetipi? Può essere, ma di tanto in tanto, nel corso di simili incontri, capita che un fumatore più avveduto introduca un’altra variabile. Ben consapevole della sostanziale irrilevanza della dimensione al cospetto della potenza (del sigaro), l’illuminato ritiene che una donna debba fumare leggero e, necessariamente, prediligere un fumo dolce, soave, persino aromatizzato. L’uomo, al contrario, terrà per sé i sigari più forti, virili, maschi.
Se poi son pure grossi tanto meglio.
Curioso, no?
Cari amiche e care amici, mi spiace deludervi ma tutte queste riflessioni non portano lontano, giacché il sigaro da donna non ha una dimensione standard, non ha un carattere definito, né una determinata forza.
Il sigaro da donna non esiste, così come non esiste il sigaro da uomo.
Esistono invece i pregiudizi, le proiezioni, le sostituzioni, le compensazioni e molto altro. Soprattutto, però, esiste l’esperienza, che – ohibò! – non ha sesso.
Volendo quindi giungere a una conclusione e chiudere l’annosa questione, è bene che il neofita scelga o si faccia consigliare tenendo esclusivamente conto del proprio grado di esperienza, a prescindere dal genere cui appartiene o sente di appartenere.
A volte un sigaro è solo un sigaro, ma a quanto pare non sempre.

 

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