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Intervista a Gian Maria Gamboni

Ciao Gian Maria, in questo nuovo angolo virtuale per fumatori, come ti piacerebbe presentarti?
Non saprei proprio, fate voi.

(ve lo dico io: è alto, bello, biondo, occhi azzurri ed è ricco e famoso…)

Com’è nata questa passione, che poi è diventata la tua attività, per la pipa?
L’approccio in chiave percettiva alla pipa risale agli anni settanta, quando mio padre abitava in inghilterra e, durante i periodi che andavo a trovarlo, il suo studio era puntualmente immerso nel fumo di pipa. Più che le forme, all’epoca, mi colpivano gli odori che adesso posso definire come latakiosi. Poi da studente la pipa si è riaffacciata grazie ad un amico che involontariamente un giorno riportò tutto all’inizio, come quindici anni prima. Da li  ho cominciato a fumare e si parla dei primissimi anni novanta. Per curiosità ho costruito la prima pipa dopo altri quindici anni, mi sembrava una cosa difficilissima e forse lo è veramente.

Nella situazione attuale di mercato nel settore delle pipe, riesci a vendere bene i tuoi lavori in Italia, o preferisci il mercato estero?
Il mercato locale mi sembra stagnante anche se in realtà non l’ho mai percepito in modo differente; su queste basi è indubbiamente preferibile orientarsi verso l’estero, più ricettivo, con una maggiore attenzione verso le novità. Per fortuna il fatto di essere italiano, in questo settore, aiuta ancora.

Chi ti ha aiutato all’inizio ad entrare nel settore? Come hai proposto le tue pipe ai consumatori?
Devo ringraziare un  amico che si prese la prima pipa da me realizzata e poi Pino Romanin, che mi incoraggiò non poco nel proseguire. Rafa Martin, a Valencia, mi fece seguire fisicamente le varie fasi lavorative.
Poi, le primissime pipe andarono via a Cagli 2007, a seguire Gianluca Sansone iniziò a darmi fiducia, per arrivare in tempi più recenti a Massimo Musicò con cui collaboro attivamente al progetto Foundation, devo inoltre ringraziare Paolo Becker per alcune dritte costruttive che si sono rivelate basilari, per quanto di non immediata attuazione. Al momento ho contatti negli Stati Uniti, Canada, Cina e Giappone. Per la distribuzione non so, o meglio so come funziona internet, visto che lo uso da quando era presente solo in università, dunque il canale giusto per proporre le pipe,  è la rete-ma-con-discrezione, coadiuvata dal supporto del passaparola e di qualche fonte nota. Inoltre, anche il demandare la vendita a pochi terzi, è un modo relativamente efficace per far girare il marchio. Ci sono certamente metodi più rapidi per farsi conoscere, ma questo è un settore che implica affinamenti in un investimento a lungo termine, lavorando sempre al massimo delle possibilità, senza mai fermarsi nella ricerca e nell’analisi delle forme.

gamboni_BILLIARD_BAMBOOSe ci fosse ora un tuo amico che ti dice che vuol imparare anche lui a far le pipe, ed è anche un bravo artigiano, quali consigli gli daresti? Da cosa lo metteresti in guardia e/o come faresti in modo di aiutarlo e spronare questo suo ingresso nel settore?

Premesso che la capacità espressiva in questo campo è una questione di anima, come nella musica o nella pittura, generalizzando e portando sul piano empirico la meccanica della pipa, direi che è essenziale progettare oggetti per fumare, togliere molto materiale evitando di generare gli orpelli che spesso si vedono in giro.  I nordici hanno un approccio costruttivo molto differente rispetto a noi italiani. Ci sono per esempio aspetti maniacali nella lavorazione dei bocchini delle Bang, nelle linee di Former o nel contrasto di Eltang, tanto per citare i riferimenti più noti, che difficilmente possono essere riprodotti da un italiano.
E’ una questione culturale imprescindibile, basta rendersene conto.
Sul piano costruttivo, fermo restanto quanto appena scritto, metterei in guardia un neorealizzatore solo dal metacrilato che tanto piace in italia, mentre su quello commerciale, da ebay e le piccole manifestazioni-mercatino, ma anche dai forum, attività, che pur garantendo iniziali riscontri, coinvolgono molteplici aspetti a lungo termine lesivi.

Cosa ti piace delle tue pipe? E cosa miglioreresti?

Essendo un fumatore incallito da ormai 20 anni, le mie pipe sono in primis progettate per fumare, cerco poi la leggerezza e l’armonia nelle linee, ma non è facile. Ogni nuovo pezzo che realizzo, esteticamente, mi sembra quasi sempre migliore del precedente, ergo credo che in questo senso vada migliorato tutto. Inoltre, non ho pazienza e quando qualcosa non mi quadra metto istantaneamente nella cesta per il camino. Questo mi costringe a scartare molto più del dovuto.

La più bella soddisfazione che hai avuto da quando realizzi pipe? Il tuo miglior cliente?
Bello è il momento in cui qualcuno nota gli affinamenti introdotti per ogni nuova serie di pipe che realizzo, così come ricevere i complimenti dai personaggi che in qualche modo sono dei riferimenti nel mondo della pipa. Ci sono molte persone che hanno 5-6 o anche più pipe, è grazie a loro e alla fiducia dimostratami fin dall’inizio che ho potuto proseguire.

gamboni_STRAIGHT_APPLEIn un bar ci sono Gamboni, Dunhill e Tolkien… di che cosa ti piacerebbe parlare con loro? Che cosa ti piacerebbe fumare con loro nella pipa?
Non amo il fantasy, occorre più fantasia per credere alla realtà, soprattutto adesso. Sarebbe però interessante conoscere l’opinione dei due signori circa la dilagante demenzialità tecnocratica che sta annientando il mondo attraverso inutili macchinette, stupide vessazioni e, dulcis in principio, personaggi grotteschi.
Mi piacerebbe tanto rifumare il vecchio erinmore di murray’s, quello in busta.

Un saluto ai nostri lettori…

Ciao!

 

 

 

N.B.

Il pipemaker Gian Maria Gamboni potete contattarlo tramite il suo sito internet www.gambonipipes.com